CAPUA. Nasce la figura del vigile urbano”fai da te” nei social. Nei gruppi privati, ci sono pubblici ufficiali che chiedono informazioni sulle targhe delle auto. Il sole scotta

13 Agosto 2020 - 19:36

CAPUA – (g.g)  Il format utilizzato dai vigili urbani di Capua rappresenta sicuramente una forma di valida e positiva innovazione, intendendo per innovazione l’incremento del livello di trasparenza delle attività svolte. La pagina facebook dei vigili urbani, è stata visibile in rete per diverso tempo. Una pubblicazione, un inserimento nell’universo social che riteniamo, fosse come succede per tante altre espressioni simili di pubbliche istituzioni,  fosse frutto di una decisione assunta dal comandante o addirittura dall’assessore competente o “ancor più addirittura” dal sindaco. Da qualche tempo, però, la pagina è scomparsa. Ma, evidentemente, i vigili urbani di Capua si erano abituati a colloquiare tra di loro e a manifestare esternamente il racconto sulle attività di polizia svolte dentro al perimetro cittadino. Per cui, rimasti orfani, per motivi che per noi sono ancora misteriosi della pagina che sulla carta doveva essere ufficiale e autorizzata, hanno chiesto asilo a qualche gruppo facebook ben partecipato, ben radicato e che ogni giorno discute promuovendo l’interazione di diversi contenuti sui fatti e i problemi capuani. Però, una cosa è sviluppare un confronto tra vigili urbani sulla pagina ufficiale, i cui contenuti sono controllati, anzi, devono essere sempre controllati per il banalissimo motivo che chi indossa una divisa e un cappello, chi reca con se un’arma, nel momento in cui lo fa non si chiama tizio caio e sempronio, non è la persona, ma è lo Stato che si manifesta con quella divisa, con quel cappello, con quella pistola con quei gradi. Stato  inteso come somma di tutti i cittadini i quali non a caso contribuiscono attraverso il pagamento delle tasse comunali, al giusto compenso di tutti i dipendenti e anche dei vigili urbani. Non è dunque censura l’attività di chi regola ciò che è pubblicabile e ciò che pubblicabile non è.

Non è pubblicabile ad esempio un contenuto, che, avrebbe detto l’ex pm ed ex politico Tonino Di Pietro, “Non c’azzecca” con la stretta esplicazione dell’esercizio della propria funzione pubblica. Non è che in una pagina dei vigili urbani uno si possa mettere a scrivere dei fatti suoi o anche a pubblicare valutazioni personali su fatti di servizio visto che le valutazioni personali soprattutto quando si tratta di questioni attinenti all’ordine pubblico, che, se è qualificato come  pubblico, avrebbe cantato Riccardo Cocciante ” ci sarà anche un perchè” non sono richieste, non sono utili, anzi possono diventare deleterie  quando sono esternate nell’ ambito della tribuna digitale. Stesso discorso quando i commenti, le chiose che esprimono il punto di vista di un pubblico ufficiale vengono applicate a operazioni di polizia. Le azioni volte alla tutela dell’ordine pubblico, infatti non possono e non devono diventare tema di ampio dibattito partecipato. Se capitasse così si andrebbe a colpire i diritti delicatissimi  delle persone anche nella sfera della cosiddetta privacy di singoli cittadini potrebbero essere rivelati e dati in pasto ingiustamente e ingiustificatamente a tutti quelli che frequentano quella pagina facebook.

Scomparsa dunque, quella dei vigili urbani di Capua ci è capitato in questi giorni di leggere quelle che possiamo definire delle vere e proprie comunicazioni di servizio affidate ad un normale gruppo di persone private. Un vigile infatti si inserisce in una conversazione tra privati che scrivono di un incidente stradale e chiede se qualcuno abbia preso la targa del veicolo coinvolto che evidentemente si è dileguato dopo aver inferto dei danni al patrimonio comunale, precisamente distruggendo un segnale stradale in via Porta Tifatina.  A rispondere al vigile “A” non è un componente ordinario del gruppo, ma il vigile “B” dello stesso comando il quale informa che quella targa lui è riuscito a memorizzarla.

Ora al di la del caso specifico ci chiediamo:  ma due vigili urbani dello stesso comando hanno la necessità di parlarsi tra di loro attraverso un canale facebook nel quale, niente di più strano possa starci  anche l’automobilista che si è dileguato.

Ecco perchè prima dicevamo che certe notizie non possono essere date in maniere leggera. Anche la richiesta di aiuto formulata dal vigile urbano”A”, se rappresenta come rappresenta, una modalità valida e lecita per arrivare alla risoluzione di un problema di polizia attraverso la collaborazione dei cittadini, non può essere certo buttata li come se si trattasse di un qualsiasi degli inserimenti in un dibattito social  a cui partecipano probabilmente anche diversi profili non genuini cioè di persone che stanno li sotto mentite spoglie utilizzando un nome falso. Questo è nel novero delle possibilità. Poi può darsi che questo gruppo facebook sia stato costituito dai Dodici saggi o da Mosè prima di salire sulla Montagna ma questo non significa che un pubblico ufficiale non debba usare una  cauta prudenza, un’attenzione dovuta, scegliendo una modalità formale attraverso cui formulare l’appello alla collaborazione dei cittadini. 250 anni fa, in quello che che allora non era il vecchio west ma il nuovo west gli sceriffi attaccavano al legno degli alberi o al legno delle case un manifestino con scritto “WANTED”.  La scelta di quei siti impersonali rappresentava una modalità per rendere comunitaria, indiscriminata, la richiesta formulata dallo stato ai cittadini affinchè gli stessi collaborassero con la legge. Scrivere “WANTED” in un gruppo facebook, invece significa collegare la richiesta ad una parziale, anzi parzialissima porzione di soggetti, per altro non tutti identificati e identificabili.

Le istituzioni sono una cosa seria. Il problema di questa terra, come il piccolo caso appena illustrato dimostra, che le Istituzioni non sanno di essere Istituzioni. Non lo sanno, perchè per ignoranza non conoscono cosa sia un’ Istituzione. Altro da aggiungere non abbiamo.