MONNEZZA D’ORO. Carlo Savoia, mai tanti appalti vinti prima del suo arresto. L’amministrazione giudiziaria e la coincidenza della bomba al comune due giorni dopo la revoca

17 Gennaio 2024 - 14:08

Dopo Teano e dopo Riardo, ora anche la gara della raccolta di rifiuti a San Nicola la Starda da 7 milioni di euro. Lui e il suo fido Gennaro Cardone, imputati per reati di camorra, avrebbero in teoria il divieto di avvicinamento alla sede ESI di Carinaro, impresa gestita da un amministratore giudiziario ottuagenario. A Caserta certe cose succedono perché esiste un totale senso di impunità e uno come Savoia sa che tra vantaggi e rischi di detenzioni, il piatto penderà sempre dal primo lato. Per la prefettura via libera al tormentone: e che to ddic a fa

SAN NICOLA LA STRADA (g.g.) – Quindi, si fa sul serio e sono sempre le solite bagattelle casertane, favorite da quel senso di impunità che pervade certi mondi che non hanno alcun bisogno di confrontarsi ogni mattina con la propria reputazione.

Cosa vuole che freghi ad uno come Carlo Savoia se la gente pensa il peggio possibile di lui, anche se andrebbe detto che questo è vero, ma fino ad un certo punto, in un territorio in cui le scale di valore sono totalmente rovesciate rispetto a larga parte del pianeta.

Carlo Savoia ha una corteccia cerebrale formata, consolidata, solidificata e connessa H24 al modo con cui si possono fare, accumulare quattrini sempre e comunque.

Stiamo parlando di una persona arrestata e rinviata a giudizio per aver scritto, di suo pugno, insieme ai suoi diretti collaboratori (primo fra tutti il signor Gennaro Cardone) i capitolati d’appalto – sì, avete letto bene, li scriveva lui e non i comuni che li pubblicavano – delle gare rifiuti, costruendo un vero e proprio sistema di cui beneficiavano persone e personaggi intranei al clan dei Casalesi.

Si è molto discusso negli ultimi mesi del ritorno in auge di Nicola Ferraro, un altro signore dei rifiuti, anche se appartenente all’esercito rivale di quello a cui apparteneva Carlo Savoia, per anni pupillo di Sergio e Michele Orsi che lo vollero alla presidenza di ECO4 fino a quando Savoia non litigò con Peppino Valente, presidente del Consorzio CE4 e azionista di maggioranza, con il 51%, di ECO4.

Mentre, però, Nicola Ferraro brigava, secondo la prospettazione della DDA di Napoli e, stando a quello che scriviamo ogni giorno, anche con pieno successo, per l’affermazione della CZeta spa, di Luigi e Aniello Ilario, gemmati imprenditorialmente dal loro diretto congiunto, Lorenzo Falzarano, il caso di Carlo Savoia è ancora più serio, grave. E potremmo iniziare qui e arrivare all’infinito con gli aggettivi.

Le sue società, Xeco, Ecologia e Servizi Italia (meglio conosciuta come ESI), Consorzio Cite, e quelle a lui connesse nel territorio campano, parliamo di Energeticambiente, sono state, sulla carta, neutralizzate dai provvedimenti giudiziari, collegati all’indagine che, seppur dopo un’udienza preliminare durata un anno circa, ha portato al rinvio a giudizio suo e anche di alcuni dei legali rappresentanti di queste imprese, oltre a quello di personaggi molto in vista qual è senza ombra di dubbio l’attuale sindaco di Caserta, Carlo Marino.

Carlo Savoia è a piede libero e ci risulta insegni – chissà cosa possa avere da insegnare uno così agli studenti – in un istituto di Sant’Antimo, manco a dirlo nella città dei Cesaro, suoi storici riferimenti politici e imprenditoriali. Ma la maggior parte del tempo lo trascorre nella terra che più ha amato: quel litorale domizio che ai tempi di ECO4 gli dette gloria e potere.

Diverse volte, infatti, è stato intravisto assieme a Franco Sorgente. Ma attenzione, abbiamo appena scritto che Savoia è a piede libero.

E infatti il piede è libero ma lui non è libero di fare ciò che vuole.

Su di Savoia e su di Cardone vige il divieto di avvicinamento alle sedi delle società sequestrate, a partire da quella ESI, la cui casa operativa si trova a Carinaro, e che oggi – e qui tocchiamo un altro tasto dolente – è governata da un amministratore giudiziario, categoria di soggetti che costituiscono un punto debole, così come abbiamo più volte scritto e dimostrato (CLICCA QUI PER LEGGERE IL CASO CLAMOROSO DI UNA SOCIETA’ DEL COSTRUTTORE DI CASAL DI PRINCIPE, RAFFAELE PEZZELLA).

A quanto ci dicono, si tratta di una persona molto seria, sicuramente per bene – e purtroppo anche questa definizione non è banale, visto quello che è successo, ad esempio, al Jambo – ma che non avrebbe una ritmica vitale, anche perché in là con gli anni, che gli consentirebbe di moderare, arginare, tutta l’adrenalina che sprizza da ogni poro di quell’azienda.

A lui, di cui non conosciamo ancora il nome, ci permettiamo di rivolgere questa domanda, con educazione e spirito laico: caro amministratore della ESI, lei è sicuro che i signori Savoia e Cardone non siano mai entrati nella sede operativa di Carinaro dell’azienda che lei amministra in nome e per conto di un giudice di un tribunale italiano, il quale ha sancito che se Savoia e Cardone si avvicinassero a quegli uffici subirebbero l’arresto o quantomeno il rafforzamento di un titolo cautelare, tipo divieto di dimora?

Non vogliamo neanche star qui ad affermare, almeno per il momento, che a noi risulta invece che l’avvicinamento fisico ci sia stato.

Qualcuno potrebbe ora tacciarsi di eccesso di zelo, di fondamentalismo.

Lo farebbe con l’idea di sottolineare una sorta di cattiveria che ci porta, con la scusa di rivendicare una totale rigidità nel rispetto delle norme, ad una persecuzione ad personam.

Se una prefettura, interpellata da un sindaco a cui non frega nulla evidentemente (mosca bianca) l’esito della gara d’appalto della raccolta rifiuti nel proprio comune, ma è solo preoccupato degli effetti collaterali dell’aggiudicazione ad un’impresa non totalmente “a posto”, gli fa capire che questa ESI non è proprio il massimo della vita, ma poi la stessa prefettura non si consulta con le forze di polizia, non utilizza lo strumento, sulla carta efficace, del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che rappresenta anche un surrogato di tavolo permanente tra la prefettura e le altre autorità attive sul territorio, per spiegare i motivi per cui non considera del tutto “a posto” l’impresa – stiamo parlando proprio di ESI – a cui l’ASMEL ha aggiudicato provvisoriamente l’appalto del comune governato dal sindaco in questione, allora ci chiediamo per la centesima volta a cosa servino le prefetture e, più specificatamente, a cosa serve la Prefettura di Caserta, guidata attualmente da Giuseppe Castaldo.

Altri sindaci non si sono posti questo problema. Sanno bene chi continua a comandare negli uffici di ESI, ma si fanno schermo dietro al fatto che ESI, per lo Stato, per la legge, è un’azienda sotto amministrazione giudiziaria. E allora, aggiudicazioni a gò-gò.

Teano, Riardo, ma ora, clamorosamente, anche San Nicola la Strada.

Okay, cari sindaco Vito Marotta, Giulio Biondi e compagnia, avete cacciato fuori la DHI, a conclusione di un processo tenuto da quella sorta di tribunale direttorio di cui faceva parte anche Filippo Virno, architetto prezzemolino, consulente in tanti comuni e che sembrava l’unico capace a redigere i piani industriali che anticipano le gare dei rifiuti.

Okay, avevate le vostre ragioni e noi non obiettiamo. Ma è mai possibile che da prossimo 1 febbraio la raccolta dei rifiuti per i prossimi 3 anni la farà Carlo Savoia, pardon, scusate, l’ottuagenario amministratore giudiziario con la ESI, per un importo di 7 milioni di euro?

Nei due/tre articoli che abbiamo dedicato a questa impresa, non avevamo mai fatto cenno alla circostanza che questa si trovasse in un regime di tutela giudiziaria. In realtà, c’era stato anche detto qualche mese fa, ma il modo con cui ESI si è attivata ce l’ha fatto scordare, dato che quando Savoia non aveva ancora incrociato i guai con la giustizia che, poi, l’hanno colpito dal novembre 2022 in poi, tutte queste gare non le vinceva.

Solo quelle che abbiamo sgamato noi, ci consentono di elencare i comuni suddetti di Teano, Riardo e San Nicola, ma non è detto che non ce ne siano altri.

Si tratta di un’azienda sotto processo. Non ci risulta che durante l’amministrazione giudiziaria altre imprese attive in questo settore si siano aggiudicati tutti questi appalti. Magari hanno conservato i titoli acquisiti prima e non direttamente sindacati nelle attività giudiziarie che le hanno coinvolte, ma prudenza ha indotto gli amministratori giudiziari ad evitare di presentare offerte e di svolgere attività istruttorie.

Noi altro non possiamo scrivere, se non segnalare di nuovo una coincidenza che non vuol connettere necessariamente le vicende di ESI a fatti verificatisi parallelamente ai momenti in cui questa impresa era dentro ad una dialettica di confronto con un comune in particolare, però non si può neppure autocensurare il diritto a evidenziare giornalisticamente quella che comunque resta fino a prova contraria.

Il giorno 12 dicembre – peraltro tristemente noto alla memoria nazionale per la strage di Piazza Fontana – il comune di Cellole, quello del sindaco coraggioso, Guido Di Leone, recatosi in prefettura di Caserta a chiedere lumi sulla società aggiudicataria, crea le condizioni per la revoca dell’affidamento provvisorio alla ESI per una questione relativa all’entità del ribasso.

Nemmeno 48 ore dopo, il 14 dicembre, un ordigno ben preparato, con batterie collegate e assicurate con molle rigide a due bottiglie incendiarie, esplode simbolicamente davanti all’ingresso dell’aula consiliare del comune di Cellole, che poi, giusto per fare un inciso, ci ha strappato un sorriso la dichiarazione del parroco del paese, don Lorenzo Langella, il quale, trasformatosi in un’ora nel don Matteo della famosa serie televisiva, ha risolto il caso, spiegando che la camorra non avrebbe fatto cilecca.