“Carne farcita di droga per i detenuti” nel carcere di S.MARIA C.V. La denuncia del SAPPE

29 Luglio 2022 - 15:14

COMUNICATO STAMPA – Non c’è pace nel carcere di S.Maria Capua Vetere. Come spiega il Segretario Nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Emilio FATTORELLO: “Nella giornata di ieri, il ridotto personale di Polizia in servizio al settore Colloqui ha scoperto nei pacchi diretti ai detenuti portati dai familiari, carne cruda farcita all’hascisc, con un sequestro di circa 100 gr. di stupefacente, forse per rendere la detenzione più dolce…”.

Ma Fattorello coglie l’occasione per replicare alle affermazioni della Garante dei detenuti della Provincia di Caserta Elisa BELCUORE “che, pur non conoscendo i fatti, censura e contesta i contenuti di un nostro comunicato che riportava l’Evento Critico violento di una Rissa accaduto nella IV Sezione del Reparto NILO della Casa Circondariale di S. Maria Capua Vetere. Bisogna in primis precisare alla Garante il “lieve litigio” come ella cita ha tutte le caratteristiche di un preciso reato perseguibile di ufficio previsto dall’art. 588 C. P. con aggravante delle lesioni. Quindi non si tratta di” lieve litigio tra bambini” come si cerca di far passare ne si può parlare di fenomeno estivo in quanto le violenze tra i detenuti  di S. Maria si registrano in tutte le 4 stagioni dell’anno quindi invitiamo la garante ad accedere agli Eventi critici della sala situazioni per riscontrare le continue aggressioni tra detenuti, al personale, con oltraggi e resistenze PP. UU., Devastazioni, traffici cellulari e droga, estorsioni ecc. ecc., di sicuro non fenomeni stagionali ma espressione di un sistema penitenziario allo sfascio di cui noi dovremmo avere il controllo”.

“Ritornando alla rissa dei 40 detenuti”, prosegue, “si ritiene di precisare, ad ogni buon fine, che l’Evento si è verificato all’interno della sala socialità dove erano ristretti in quel momento la quasi totalità dei detenuti della sezione, oggi si parla solo di 6 detenuti coinvolti perché quelli che sembra si siano fatti refertare. Gli altri nel rispetto della regola principe carceraria dell’omertà sono rientrati in cella. Si sono testimonianze precise del personale operante, ove occorresse le telecamere. Quindi, nessuna apocalisse denunciata dal Sappe ma solo quotidianità che ricade sulla pelle della Polizia Penitenziaria di S. Maria Capua Vetere, invitiamo la Garante ad usare termini più consoni e a mantenere toni più bassi proprio per i fragili equilibri che si vivono ogni giorno presso il Penitenziario Sammaritano, quindi non esistono Reparti della Mattanza ricordando che la presunzione di innocenza esiste per tutti i cittadini compreso gli agenti della Polizia Penitenziaria”.

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, Non è nascondendo la realtà o, peggio, alterando i fatto e gli eventi critici in carcere che ci si possa permettere di edulcorare la drammaticità delle nostre strutture detentive, nelle quali i poliziotti penitenziari ogni giorno lavorano nel silenzio e con grande professionalità ed umanità”.Non si nasconda la testa sotto la sabbia. In carcere quello che manca è il lavoro, che dovrebbe essere obbligatorio per tutti i detenuti dando quindi anche un senso alla pena ed invece la stragrande maggioranza dei ristretti sta in cella venti ore al giorno, nell’’ozio assoluto. E farli stare fuori dalle celle dodici ore al giorno senza fare nulla non risolve i problemi, anzi!”, prosegue Capece. “I numeri sballati sui posti in carcere, le idee e i progetti che DAP si ostina a propinare – come la vigilanza dinamica – rispondono alla solita logica “discendente” che “scarica” sui livelli più bassi di governance tutte le responsabilità, tenuto conto, a titolo esemplificativo ma significativo, che la vigilanza dinamica, ritenuta congeniale al modello organizzativo delle carceri, mal si concilia con il regime di vigilanza intensificata nei confronti di quei detenuti ritenuti ad esempio a rischio di suicidio o di gravi elementi turbativi dell’ordine e della sicurezza interna”.