“Case comprate con il boss”. Confisca tombale degli appartamenti dello zio di Augusto La Torre: ECCO DOVE SI TROVANO

23 Agosto 2023 - 12:24

MONDRAGONE – La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato quanto deciso nel settembre scorso dalla Corte di Appello di Napoli che, a seguito del ricorso successivo alla sentenza del tribunale Misure di prevenzione di Santa Maria Capua Vetere, aveva confermato la confisca di diversi appartamenti a Francesca Molitierno ritenuti, però, di proprietà di Aldo La Torre, 77enne zio del super boss, poi pentito, Augusto La Torre.

A Moliterno furono attribuiti circa 22.000 euro di indennizzo ma, in buona sostanza, venne confermata la confisca degli appartamenti di via Padule.

A presentare il ricorso in Cassazione è stato Aldo La Torre, soggetto che ha ricevuto l’emissione del provvedimento di confisca e i suoi avvocati hanno provato a far annullare la decisione della Corte di Appello napoletana.

Nel ricorso presentato, ad esempio, emerge che Aldo La Torre sarebbe stato ritenuto intraneo alla cosca dal periodo tra il 1998 e il 1999, precedente alla costruzione dell’immobile datato 1996. Quindi la sentenza definitiva di condanna del 77enne dimostrerebbe che gli appartamenti sono stati comprati con denaro legato ad attività lecite.

Questi appartamenti di via Padule, secondo Augusto La Torre, sarebbero però stati acquistati proprio dal boss e dallo zio tra il 1995 e il 1996, come investimento economico del capoclan e del suo parente.

E proprio secondo i giudici della Cassazione le dichiarazioni di Augusto La Torre dimostrerebbero in maniera chiara la bontà della decisione dei giudici dell’Appello. Ovvero, seppur nella sentenza di condanna definitiva nei confronti di Aldo La Torre venga segnalato come periodo di appartenenza al clan dal 1998 in poi, appare evidente la partecipazione di dell’uomo all’associazione mafiosa anche nel periodo dell’acquisto degli appartamenti.

Restano quindi definitivamente in mano allo Stato gli appartamenti di via Padule a Mondragone, con la Cassazione che quindi rigetta il ricorso di Aldo La Torre, confermando quanto deciso dai giudici di secondo grado.

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