CASERTA Abbattimento in via Vico, Caiola: “Nessuna tutela, perderemo il tessuto storico della nostra città”

12 Ottobre 2022 - 18:08

La demolizione dell’edificio pericolante e l’intervento dell’ex assessore provinciale all’Urbanistica, che sottolinea: “Il piano di recupero del centro storico di Caserta, a firma Scacchetti, non tutela alcunché”.

CASERTA (pasman) Proseguono i lavori di abbattimento della palazzina di via Vico, data per pericolante, iniziati lunedì, e che vi abbiamo mostrato in alcune fasi nel video pubblicato nella giornata stessa. Oggi proponiamo alcune foto della mattinata di ieri, in cui si vede come le attività di cantiere procedevano solleciti e come ora restino da rimuovere le sole macerie non appena si avrà ragione del torrino che ancora resisteva sotto i colpi della macchina demolitrice, quasi non sapesse di essere parte di un edificio cadente, tale certificato –supponiamo – con tanto di bolli e firme.

Intanto, il fatto che si demolisca un palazzetto con valenza di testimonianza storica nel pieno centro antico della città e che se lo riduca nella pubblicistica cittadina a mera questione di viabilità perché quella strada da mesi è chiusa fastidiosamente  al traffico veicolare, la dice lunga sul degrado civile in cui versa il capoluogo. Affacciato su piazza Correra, con il suo quadrilatero di palazzetti tipici che ancora resistono alla speculazione edilizia, dista poche diecine di metri da quel vicolo Della Ratta dove, come ricorda la locale sezione di Italia

Nostra, sorge la Cappella di San Donato, conosciuta anche come Cappella di San Francesco o Chiesetta Della Ratta, che consiste di un piccolo edificio di culto il cui stile architettonico lo colloca, con buona probabilità, tra le costruzioni casertane risalenti ad un periodo precedente alla costruzione della Reggia e allo sviluppo urbanistico della Caserta borbonica. In particolare, così come dimostra il suo toponimo, sorgeva in quelli che un tempo erano i possedimenti dei Della Ratta, conti di Caserta tra il XIV e il XVI secolo. Che tale importantissima vestigia cittadina sia in stato di grave abbandono neanche lo commentiamo, pensando al disastro che grava persino sui siti UNESCO di San Leucio e Casertavecchia.

I lavori della mattinata di ieri

Nessuno si interroga come sia possibile che un intervento di tale portata sull’identità della città avvenga senza che nessuno ne sappia sostanzialmente nulla, né dell’abbattimento né del destino che avrà l’area di sedime che ne risulterà. Perché il settore urbanistico del comune ed il suo assessore pensano di agire quasi come adepti di una consorteria, che non lasciano trapelare nulla di quanto progettano e fanno? Si sono posti il problema basilare di salvaguardare l’edificio tal quale e hanno pensato che lo spazio ora liberato può ed anzi dovrebbe essere destinato prioritariamente ad incrementare la piazza ed il verde pubblico. O i nuovi canoni edilizi additati per le città anche dalla comunità europea, come quello di inibire nuove costruzioni o di creare spazi alberati, sono buoni solo per la campagna elettorale o in convegni inconcludenti?

Sta di fatto che, come già abbiamo visto l’altro ieri, si è appreso di questo po’ po’ di intervento solo indirettamente dalla ordinanza della viabilità connessa ai lavori edilizi emessa dalla polizia municipale. Nel provvedimento si citano, nelle premesse, le autorizzazioni concesse dai settori dell’urbanistica e dei lavori pubblici, ma nulla di più.

A nostro giudizio, tutto questo ci sembra un’aberrazione. E, penseremo male – ma questo modo di agire giustifica noi e i tanti che come noi sono sconcertati di tanta disinvoltura amministrativa – ci vediamo interessi poco chiari, che poco a che fare hanno con l’interesse dei casertani, che, ambendo all’ex Macrico come parco naturale, non crediamo affatto che, in piazza Correra, vogliano un’altra mole come quella che ha preso il posto dell’ex palazzo Montagna. E se non peggio per la sorte degli altri caseggiati vicini in stato di abbandono, come siamo legittimati a temere. Pronti, ovviamente e magari, a vederci smentire.

Per questo caso abbiamo voluto sentire un’esperta in senso pieno, Maria Carmela Caiola, perché architetto, perché già assessore provinciale all’urbanistica che si è particolarmente cimentata con i problemi dell’amministrazione e della pianificazione del territorio, ma soprattutto per la sua comprovata onestà intellettuale, lontana dai centri di interesse disparati che affliggono questa città.

Alla professionista abbiamo chiesto come sia possibile che avvengano fatti così gravi.

Ci ha detto: “Noi abbiamo un piano di recupero del centro storico di Caserta – anzi dei centri storici di Caserta – a firma Scacchetti che non tutela alcunché perché prevede abbattimenti e ricostruzioni anche di fabbricati settecenteschi, così come è successo più volte. La cosa tragica è che ovviamente abbattimento dopo abbattimento va via tutto il tessuto storico della città, che invece andava tutelato. Purtroppo la Soprintendenza non ha fatto nulla per vincolare non solo i singoli edifici, ma gli interi comparti, gli interi isolati, le strade. Faccio l’esempio di via Leonetti, dove stanno scomparendo tutti i fabbricati del ‘700, della Locanda della Posta, di via Giannone. Qui ci fu il primo caso eclatante, uno dei primi della serie, quell’orribile fabbricato all’angolo con via Tanucci.   E così via anche per gli altri. Purtroppo non c’è alcuna tutela del tessuto storico. E quindi perderemo tutta la città storica, così”.

Pensiamo che questa sia l’amara realtà, anche se a palazzo Castropignano si fa finta di nulla.

I palazzi storici di piazza Correra ed il loro sviluppo esterno. Cadranno anche loro, non facendo nulla per salvaguardarli?