CASERTA AL BALLOTTAGGIO Clamoroso in Rai, Carlo Marino chiama Zinzi “bambolotto” e minaccia di volerlo picchiare. Ma il problema non è questo, ve lo spieghiamo noi qual è

14 Ottobre 2021 - 18:29

Sopravvalutare un momento di ira, una frase di impeto e farlo nella considerazione letterale della stessa, sarebbe un atto di debolezza perché figuriamoci se il sottoscritto, attaccabrighe per biologia, non apprezzi che un soggetto rettile come Marino si conceda una botta da mammifero a sangue caldo. La differenza, però, sta nella ragion d’essere, nel motivo per cui uno come me si scazzotterebbe e quelli, i famosi 26 milioni di euro per il biodigestore per cui il sindaco uscente ha pensato di aggredire fisicamente il suo competitor

 

CASERTA (gianluigi guarino) Il pericolo che la nostra esperienza e la nostra sensibilità, frutto tutto sommato della medesima, sulle cose del mondo ci scalza dall’insidia di tuffarci anche noi nella tempesta di passioni ancestrali, primitive, che connotano gli ultimi giorni di una campagna elettorale che Carlo Marino, furbescamente, ha condotto in maniera tale da scansare, da evitare gli argomenti che in una città normale sono determinanti quando si va a votare per il sindaco e per il consiglio comunale.

Beninteso, se Marino ha potuto fare questo è perché ha trovato terreno fertile. L’elusione organizzata, premeditata, attuata, sulle questioni che riguardano la vita quotidiana dei cittadini, avrebbe, infatti e certamente, determinato la sua netta sconfitta nel 90% delle città italiane, da Alessandria fino a Canicattì. Ma siccome Caserta fa storia a sé, è un caso a parte, e purtroppo è diffusa un’epidemia che anticipa ed è destinata a sopravvive a quella del covid, una malattia chiamata “individualite

becera”, capita che in tanti pur trovandosi immersi in una vasca di merda che gli arriva al collo, vivono questo loro status con tranquillità, con leggerezza, come se il nuotare nella merda fosse tutto sommato, anche piacevole. L’importante è che la testa resti fuori e nei limiti del possibile, magari utilizzando la proverbiale posizione del morto a galla, anche la panza. Testa per architettare, per “trastolare”, per speculare e panza per mangiare. Dunque, nel momento in cui Carlo Marino non produce una sola spiegazione su quello che Caserta è stata ed è diventata nei cinque anni della sua amministrazione, il fatto non è determinante proprio perché avere una buca profonda mezzo metro sotto le scale di casa dove rompi probabilmente la coppa dell’olio un giorno sì e l’altro pure, non costituisce, a differenza di ciò che accadrebbe nel 90% delle città italiane, un elemento discriminante per una semplice, serena valutazione politica e, conseguentemente elettorale sulle capacità di chi ha determinato tutto ciò.

Marino la conosce bene Caserta. Soprattutto questa Caserta. La conosce perché con essa ha creato un’empatia dentro alla quale affiora, emerge il suo tipo di intelligenza che per gli smerdati fino al collo rappresenta un modello, un esempio da seguire, perché quello lì, partendo da una onorata salumeria, si è fatto una posizione. Per cui sì che è un dritto e sa fare le cose; è uno sgamato. Vediamo come ha fatto e come fa lui e magari ci riusciremo anche noi. Lo abbiamo scritto mille volte: trattasi di un problema riguardante il modello antropologico che precede e determina quello sociologico e quello politico. Molta parte di Caserta è marcia dentro ed è su questa parte della città, sulle sue attitudini, le sue pulsioni che Marino ha costruito tutta la narrazione della sua campagna elettorale, dalle supercazzole sulla Lega, sullo Zinzi “made in Marcianise” e altre amenità del genere.

In questi ultimi giorni il suo competitor Gianpiero Zinzi ha provato a porre l’accento su un tema di contenuto. L’abbia fatto con un’intenzione semplicemente elettoralistica o l’abbia fatto perché ritiene il tema importante, fatto sta che Marino proseguendo nella sua lucida strategia, ha inondato la rete con una dose industriale, nucleare di altre supercazzole. Questo allo scopo di distogliere l’attenzione, il semplice pensiero anche più remoto e labile sul fatto che questa è una città invivibile, sporca, piena di buche come neppure la Bagdad bombardata e che il biodigestore è una realtà tangibile, quella di un impianto che, al di là delle promesse, va ad insediarsi proprio in via Ponteselice, perché nulla di concreto, di fattuale, di amministrativamente rilevante è successo nell’ultimo mese se non una determinata, pervicace attività del signor Franco Biondi, in pratica il socio di fatto di Carlo Marino, finalizzata a non perdere il finanziamento da 26 milioni di euro che, beccaccioni di casertani che non siete altri, sopravviverà a questo punto solo se il biodigestore verrà costruito in via Ponteselice, cioè nella location definita e contenuta formalmente nel piano regionale degli impianti contenente 13 interventi speculari a quello del nostro biodigestore e che, come ha detto nei mesi scorsi il vice presidente della Regione Fulvio Bonavitacola, può esistere solo nella conformazione di via Ponteselice, anche perché di questi finanziamenti il Comune ha speso già un milione e mezzo di euro circa per la progettazione di una “cosa” che è quella di via Ponteselice e che non potrà mai essere “un’altra cosa”, collocata in una zona diversa. Perché diversamente, allo stato della procedura in corso, con una Regione che ha già perdonato due volte il Comune di Caserta riconcedendogli un finanziamento che gli aveva revocato, chiuderebbe la partita creando peraltro una situazione per la quale poi qualcuno dovrà pur spiegare quel milione e mezzo di euro buttato via, chi lo dovrà risarcire, chi lo dovrà restituire, magari la Corte dei conti ogni tanto si dà una svegliata e risponde lei a questa domanda.

Marino in piena coerenza con la sua strategia ha rifiutato tutti i confronti diretti organizzati da diversi enti, da associazioni tutto sommato sufficientemente superpartes da non far temere agguati e tranelli, ma stamattina se non si fosse presentato neppure alla Rai, alla sede Rai di Napoli, la circostanza avrebbe potuto seriamente danneggiarlo.

E allora ci è andato, Zinzi ha provato a stanarlo sui temi della città, lui è sgusciato via con quella agilità che gli è congeniale, frutto di un’attitudine rettile del suo carattere costruito su una temperatura del sangue che da sempre tende al glaciale.  L’ultima parte del confronto si è sviluppata proprio sulla questione del biodigestore. Marino ha continuato ad applicare il metodo della resistenza passiva, ma quando Zinzi gli ha detto che la questione dei 26 milioni di euro e di tutto quello che con questi 26 milioni di euro si può fare sul fronte del business delle solite ben individuate imprese, è capitato che forse per la prima volta nella sua vita, il sangue rettile di Marino ha acquistato le caratteristiche biologiche di quelle di un normale mammifero. Ha reagito male a colpi di “non glielo consento…”  ecc,. ,  ma ancora più male ha reagito a telecamere spente quando ha detto a Zinzi che quasi quasi aveva la voglia di fargli un solenne paliatone.

E qui impiantiamo il discrimine tra Casertace e la curva sud. C’è chi dice che Carlo Marino abbia detto: “Bambolotto, ti metto le mani addosso”. Dalla parte del sindaco uscente la frase viene un po’ edulcorata ed è così connotata. “Bambolotto, sei un maleducato e non ti metto le mani addosso perché sono una persona perbene”. In pratica una parafrasi di una delle frasi più divertenti di Cetto Laqualunque rivolgendosi al suo rivale De Santis gli dice che non gli sputa in faccia per non profumarlo e non gli piscia addosso per non lavarlo. Nessun impegno profonderemo per chiamare qualche nostro collega nella sede Rai di Napoli per capire quale sia stata la frase esattamente pronunciata. Semplicemente perché non ce ne frega un fico secco. Anzi il Carlo Marino mammifero piace al sottoscritto molto di più del Carlo Marino rettile. Meglio una scazzottata leale, viso contro viso, guardandosi negli occhi, magari conclusa con una birra in comune consumata in un  pub in stile irlandese che i morsi fulminei di un serpente a sonagli. Dirò di più: se mi fossi trovato al posto di Zinzi avrei subito preso in parola Marino e siccome io non sono considerato notoriamente da questa città una persona perbene, sarei passato alle vie di fatto, calci in culo da viale Marconi fino alla stazione della metropolitana di piazzale Tecchio vista Curva A del San Paolo, pardon del Maradona.

Il problema non è costituito infatti dalla scazzottata in sé per sé, ma dalla ragion d’essere, dai motivi della stessa. Io, ad esempio, sono un evidente attaccabrighe, come si evince anche dagli articoli che scrivo. Quando sto a lavorare nella sede di Casertace mi scazzotto metaforicamente per una gara d’appalto truccata, per un’assunzione immeritocratica, per la mala gestione del pubblico danaro, cioè tutte cose che non riguardano i  miei interessi personali. Se sto fuori da Casertace mi scazzotto non metaforicamente ma fisicamente, invece, per difendere una donna molestata, oppure perché qualcuno (vabbè, quando ci vedevo bene) mi ha guardato storto, oppure ancora perché… chi ti credi di essere? pensi di esistere come uno buono perché hai la macchina di 60mila euro, da camorristello da quattro soldi che sei? Insomma, mi scazzotto per cose che gli smerdati fino al collo considerano stupidaggini, sciocchezze, perdite di tempo e non, come io le considero, fatti di onore, temi cari ai leali cavalieri di cappa e spada che per l’onore erano disposti anche a morire.

Marino, invece, vuole scazzottare, anzi vuole contaminare il valore picaresco, cavalleresco, moschettiero, nobile a suo modo, per una ragione che non c’entra con il proprio onore ma c’entra con quella merda lì con la testa e con la panza del morto a galla di cui scrivevamo prima. Lui perde il controllo quando si fa riferimento alle ragioni irrinunciabili dei 26 milioni di euro.

Attenzione, noi non vogliamo affermare che ci sia necessariamente del losco dietro. No, nulla di tutto questo. Vogliamo dire un’altra cosa e cioè che se è lecito alzare la guardia e indossare i guantoni di fronte a uno che ti dice che i 100 euro che ti sei guadagnato col sudore della tua fronte li hai intascati non per capacità ma per furbizia, per cazzimma, non è ammissibile, al contrario, che tu scazzotti quando si parla di soldi di natura diversa. Perché, buon Carlo, quei 26 milioni di euro, te lo ricordo ogni tanto anche se penso che tu lo sappia benissimo, non sono tuoi e non appartengono all’area della tua potestà personale ma sono di proprietà del popolo che quei 26 milioni di euro ha accumulato massacrandosi il culo ogni giorno per lavorare e per restituire il 50% del proprio compenso, del proprio stipendio, in tasse, balzelli e negli aggravi a massima aliquota, frutto dei dissesti realizzati, piatto tossico cucinato dalla mala politica casertana di cui tu, insieme ad altri, sei stato artefice e protagonista. Ecco perché devi abbassare le braccia, la guardia, i guantoni. Lo devi fare perché devi rispettare il valore nobile di una scazzottata, perché di nobile nella turpe vicenda del biodigestore non c’è proprio nulla, il resto di nulla.