CASERTA. Carlo Marino ci risponda, la faccia nostra sarà sotto i piedi suoi: il Durc l’avete chiesto ad Ecocar srl o al Consorzio Ecocar? La differenza è rappresentata da una truffa
12 Agosto 2021 - 18:16
Veramente no limits. In una sorta di crescendo del peggio che può esistere nel rapporto tra pubblica amministrazione e imprenditoria privata erogatrice di servizi al cittadino, abbiamo prima assistito ad una modifica del soggetto giuridico beneficiario dei pagamenti che mai aveva firmato alcun contratto per la raccolta dei rifiuti. Da quella storia nasce un dubbio che ci assale. Marino dice che vuole avere un rapporto sereno con CasertaCe. Risponda serenamente
CASERTA – (g.g.) Saremo anche monocorde, ma questa roba del Consorzio Ecocar e di Ecocar srl deve, necessariamente, essere affrontata ogni giorno, testardamente, o quasi per un fatto di coscienza. Se nessuna autorità ritiene che in questi anni non sia stato compiuto alcun reato, nè penale e nè contabile, ciò non vuol dire che noi non possiamo avere una opinione diversa, fermo restando la possibilità di replica che auspichiamo ogni volta ma che in pochi, men che meno Ecocar, ha mai voluto utilizzare al cospetto delle centinaia di articoli scritti da questo giornale.
Per raccontarvi una novità, che poi risiede in un dubbio che ci assale da qualche giorno a questa parte, bisogna riannodare il nastro, per poi ridispiegarlo ordinatamente, degli ultimi anni della monnezza di Caserta, che poi è un concetto fungibile, dato che si può considerare sia da un punto di vista effettuale, reale, materiale, cioè come monnezza vera e propria, sia come metafora sviluppatasi attraverso i comportamenti che la politica e le pessime burocrazie del comune di Caserta hanno interpretato.
Correva l’anno 2012. Non era di maggio, ma era di ottobre e Carmine Sorbo, al tempo super dirigente del settore Ecologia e Rifiuti, si era innamorato dell’area flegrea. Probabilmente cercava anche lui, come successe al furbo Odisseo, in arte (latina) Ulisse, la Sibilla, dalle parti di Cuma. Ed era proprio nella zona dell’Antro e non lontano dal lago d’Averno, luogo deputato, dentro all’Odissea omerica, come inferno che Ulisse visita molto prima di quanto non avrebbe fatto poi Dante Alighieri, che Carmine Sorbo incontra, così come scritto testualmente negli atti giudiziari (non ce lo siamo certo inventati noi), imprenditori del settore dei rifiuti.
Non ci risulta, al riguardo, che il dirigente, andato in pensione dopo aver fatto un matrimonio e un paio di festicciole in una sperduta stamberga napoletana, la terrazza dell’Excelsior, abbia mai querelato l’imprenditore di Airola Falzarano, il quale raccontò agli inquirenti di una richiesta formulatagli da Sorbo, in una zona un pò sperduta di Pozzuoli, qualche mese prima dell’aggiudicazione dell’appalto dei rifiuti.
Falzarano non si indignò. Raccontò che lui avrebbe pure accondisceso. Ma quei soldi non li aveva a disposizione brevi manu e dunque si tirò indietro. Può darsi che Falzarano abbia raccontato una balla spaziale. Ma se fosse stato così, Sorbo avrebbe dovuto querelarlo per calunnia. Perchè solo in quel modo avrebbe potuto smentire realmente una ricostruzione che ha inquinato, sin dall’inizio, quella gara d’appalto che poi fu vinta da un Rti, che sta, in questo caso, per raggruppamento temporaneo di imprese, formato da Ecocar srl e dall’altra società romana Ipi srl, quest’ultima titolare della maggior parte dei requisiti fondamentali al soddisfacimento delle necessità esposte nel bando di gara.
NASCE IL CONSORZIO, ECCO IL CONTRATTO – Subito dopo l’aggiudicazione, a cavallo tra il dicembre e il gennaio 2012-2013, le due imprese, cioè Ecocar srl e Ipi, costituirono un consorzio chiamato Consorzio Ecocar. Ora, anche uno studente di terzo ragioneria saprebbe dire e dimostrare facilmente perchè Ecocar e Ipi è una cosa del tutto diversa in termini di diritto societario e commerciale, rispetto al consorzio Ecocar che, non a caso, aveva ed ha una partita Iva differente, soci diversi e un numero di dipendenti ugualmente difforme rispetto a quelli del Consorzio Ecocar.
Attenzione al primo passaggio fondamentale: nel febbraio 2013, è il Consorzio Ecocar a firmare il contratto con il comune di Caserta ed è dunque questo soggetto economico neo costituito, a realizzare tutte le assunzioni, frutto del passggio di cantiere con l’azienda che precedentemente aveva svolto il servizio di raccolta dei rifiuti nella città capoluogo.
Dunque, ci siamo capiti? Su quel contratto riconosciuto dalla legge, da una parte c’è la firma del sindaco, cioè dei cittadini casertani, dall’altra parte, c’è la firma del legale rappresentante del Consorzio Ecocar, non sappiamo se già nella titolarità della bella ragazza ucraina che ne è diventata e forse ne è ancora, riferimento societario come amministratore unico.
L’INTERDITTIVA ANTIMAFIA E I PRIMI ATTI ILLEGALI – La navigazione del Consorzio Ecocar è stata, come chi ha seguito gli eventi di questi ultimi anni, tutt’altro che tranquilla. Una pesantissima interdittiva antimafia ha colpito, infatti, Ipi srl, cioè l’azienda che aveva vinto l’appalto insieme ad Ecocar nel raggruppamento temporaneo e che in conseguenza di quell’esito, aveva costituito, proprio insieme ad Ecocar, il Consorzio, unico titolare dell’esercizio di raccolta dei rifiuti. Una titolarità esclusiva, conseguenza di un motivo molto semplice, e stavolta coinvolgiamo gli scolari di terza elementare: sotto al contratto di 5 anni c’era la firma del proprio legale rappresentante, presumibilmente accompagnato da un timbro con partita Iva e riferimenti di sede.
E qui iniziano le porcherie: siccome al tempo non era arrivato ancora Renzi a cambiare la normativa sulle interdittive che oggi consentono, a chi le subisce, di non perdere necessariamente la titolarità di un servizio frutto di un appalto vinto, così come ha dimostrato la stessa Ecocar srl, a sua volta colpita da interdittiva, e finita sotto il controllo amministrativo da parte del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, proprio ai sensi di quella che potremmo definire la riforma Renzi.
Ipi, invece, in forza della legislazione pre-Renzi, fu segata e con questa società saltarono anche tutti gli elementi strutturali con cui, in sede di contratto, i requisiti richiesti all’interno del bando erano stati adempiuti. Ma Ipi non è mai uscita dal Consorzio Ecocar. D’altronde, se lo avesse fatto, ritornando al discorso dello studente di primo ragioneria, il Consorzio sarebbe giuridicamente morto, perchè se ti chiami Consorzio, non si può trattare di una cosa fatta da una sola società.
E allora, in maniera a dir poco avventurosa e discutibile, il servizio continuava. Il comune, in quel momento, come hanno fatto tanti altri enti locali di questa provincia, avrebbe dovuto revocare l’affidamento, perchè quel consorzio rimaneva tale solo in quanto, al suo interno, seppure slegato da ogni rapporto operativo con il cantiere della città di Caserta, rimaneva Ipi per eventuali commesse private.
E invece il Comune non lo fece e cominciò a rendersi complice di atti di straordinaria gravità. In realtà Carlo Marino e Franco Biondi che sono due marpioni provarono a battere strade nuove, avendo capito che la situazione di Ecocar era diventata troppo ingarbugliata e bandirono la madre di tutte le gare: quella di 7 anni per 116 milioni di euro vinta da Energetika Ambiente, l’azienda sponsorizzata da Carlo Carletto Savoia e da Pasquale Vitale, storico amico di Carlo Marino e prezzemolino di tutte le faccende quando di mezzo ci sono grossi flussi finanziari provenienti dal settore pubblico.
Quella storia finì a schifio: una mattina arrivarono i carabinieri, la Dda, prequisirono lo studio e l’ufficio di Carlo Marino, indagarono anche Marcello Iovino, che al tempo era titolare della delega ai rifiuti. Risultato, marcia indietro, utilizzando un sistema finanche peggiore della gara truccata finita sotto la lente d’ingrandimento della Dda.
IL TEMPO DELLE PROROGHE E DELLA PORNOGRAFIA – Una dietro l’altra. In tre anni, scandimmo noi di CasertaCe, ogni mese fino ad arrivare a tre anni di proroghe.
Ma questo non è stato nulla. All’inizio, il Consorzio Ecocar con dentro ancora Ipi ha continuato ad essere il beneficiario delle proroghe in quanto, proroga è una parola che può essere utilizzata rispetto alla dilatazione degli effetti di un contratto scaduto.
Non si accontentarono di tutti questi anni in cui il comune pagava chi non aveva più il diritto, a contratto scadutissimo, di incassare tanti soldi, ma, essendo ormai dei viziosi, tutti i protagonisti, i co-protagonisti, le comparse di questa storia entrarono in una di quelle sale cinematografiche che fino agli anni 80 o 90 proiettavano i film pornografici, a Caserta, manco a dirlo, in un habitat naturale, cioè proprio a un passo da Palazzo Castropignano, con le insegne del famoso e molto rimpianto cinema Esedra.
Quando un ente pubblico paga un soggetto privato ha il dovere, l’obbligo di chiedere, nel nostro caso, ogni 4 mesi, il Durc. Quindi si ritiene, in forza di legge, che questa istanza fosse rivolta, durante il periodo della proroga, al Consorzio Ecocar. Una mattina, Franco Biondi, che intanto aveva sostituito Iovino al vertice del settore Ecologia, scrisse una determina che, a nostro avviso, dovrebbe passare alla storia come la peggiore, più trasgressiva, più sfacciata operazione che la pubblica amministrazione degli enti locali in Italia abbia mai realizzato. All’improvviso, il comune di Caserta, per effetto di quell’atto amministrativo, comincia a pagare Ecocar srl.
Dunque, non il titolare della proroga, il contraente originario, Consorzio Ecocar, bensì una società con una partita Iva, con dipendenti, con soci, differenti dalla prima. Mai visto ma veramente mai visto in tutta Italia.
Stando, come si suol dire, sul pezzo, appuriamo che i lavoratori, cioè gli operatori ecologici, i dirigenti, gli impiegati restano però nell’organico di Consorzio Ecocar. Per cui, da un lato, il comune paga Ecocar srl, dall’altro, si giova di un servizio fornito da un’altra società, cioè il Consorzio Ecocar.
DALLA PORNOGRAFIA ALLA DEPRAVAZIONE, IL PASSO E’ BREVE – Finito qui? La pornografia è tale perchè consiste spesso nella depravazione. E arriviamo alla domanda che noi poniamo al sindaco Carlo Marino e al dirigente Franco Biondi. Guardate, se ci rispondono, mi impegno personalmente a modificare la linea editoriale di questo giornale, organizzando un’orchestrina jazz che accompagni Carlo Marino nei suoi giri elettorali.
La domanda è la seguente: dato che per un anno e mezzo circa avete pagato, per motivi sulla carta misteriosi, ma probabilmente legati agli intrighi interni al Consorzio, Ecocar srl e non più il Consorzio Ecocar, il Durc a chi l’avete richiesto, dato che gli operatori ecologici, i dirigenti, cioè i 160, 170 dipendenti della monnezza di Caserta, continuavano ad essere negli organici del Consorzio Ecocar?
Perchè se avete continuato a chiedere il Durc al Consorzio Ecocar, allora fate normalmente schifo, però, non avete valicato il confine della depravazione. Se invece il Durc a un certo punto avete cominciato a chiederlo ad Ecocar srl, allora dovete immediatamente proporvi per il mondo Youporn.
Nell’assurdità di questa vicenda, nella incredibile operazione della trasmissione dell’identità di soggetto attuatore del servizio, a vantaggio di chi non aveva mai firmato il contratto per raccogliere la monnezza a Caserta, eravate rimasti per un periodo sicuramente ad un coesistenza tra la rimessa mensile bonificata sul conto corrente di Ecocar srl e la richiesta del Durc formulata al Consorzio Ecocar che continuava a metterci i dipendenti.
Perchè questo è un punto su cui vi invitiamo ancora una volta a riflettere: la dimostrazione che Ecocar srl e Consorzio Ecocar siano due csocietà diverse è rappresentata soprattutto dalla diversa struttura numerica degli organici: il Consorzio Ecocar, infatti, ha 160 dipendenti circa a tempo indeterminato e un’altra ventina a tempo determinato. Per cui, a spanne, ma con un’approssimazione non lontana dalla realtà, possiamo dire che a 100mila euro al mese o poco più, ammontavano i contributi versati, che in un anno fanno circa un milione e mezzo di euro.
Se invece, magari per errore, pagando Ecocar srl, avete cominciato a chiedere il Durc a questa società, il documento che vi è stato dato riguarda i dipendenti che Ecocar srl ha a Latina, a Formia, a Gaeta e negli altri posti dove esercita il servizio di raccolta dei rifiuti. Quindi, se avete compiuto questo errore con tale pratica sado senza maso, diciamo che un milione e mezzo, calcolando un anno di coesistenza tra queste due società, i Deodati, cioè i proprietari di Ecocar srl e i controllanti del Consorzio Ecocar, lo hanno risparmiato. Ma l’avrebbero risparmiato grazie ad un atto illegale. Magari si sono distratti.
Vuole aprire un canale di dialogo con CasertaCe Carlo Marino? Risponda a questa domanda: il Durc, nel periodo in cui il comune pagava il milione e passa di euro ad Ecocar srl, che utilizzava i dipendenti del consorzio Ecocar, a chi lo chiedeva? Ad Ecocar o al Consorzio? Perchè non è questione di lana caprina. Se lo avete chiesto ad Ecocar, l’avete fatto per un anno intero mentre i 160 a tempo indeterminato e i 20 a tempo determinato erano ancora dipendenti del Consorzio, visto che il passaggio di cantiere è avvenuto solo quando avete fatto la garetta di 6 mesi più 6 mesi,vinta da Ecocar dopo aver sbaragliato la concorrenza di altre ….. zero imprese.
Sindaco Marino, nessun problema, le basta rispondere. Ma senza divagare. La domanda è precisa, e sono tre: il Durc nell’ultimo anno della proroga, cioè da quando avete cominciato a pagare Ecocar srl e non più il Consorzio, l’avete chiesto, lo ripetiamo, ad Ecocar o al Consorzio? Siccome la legge non ammette ignoranza, in caso di errore, cioè in caso voi abbiate chiesto il Durc ad Ecocar srl, vi è stato restituito da Ecocar srl un documento riguardanti dipendenti, peraltro pochissimi rispetto a quelli del Consorzio, di Roma, Latina, Formia, Gaeta, che nulla hanno avuto a che vedere con il cantiere di Caserta. E se non interviene in casi di genere l’autorità giudiziaria, mi dite voi quando deve intervenire.
Poi magari ci sbagliamo. Se è così, vivremo la nostra Canossa in maniera totale, cospargendoci la testa di cenere e recandoci in processione alla celeste villa di Puccianiello.