CASERTA, DANARI & MONNEZZA. Che simpatico Pippo D’Auria show: fa sparire l’esito della commissione d’appalto del 15 ottobre, il giorno dopo Carlo Marino chiama a sè Vitale e Savoia e il 24 super Pippo fa il ribaltone

7 Gennaio 2022 - 18:09

In calce all’articolo la parte dell’ordinanza che entra nello specifico di tutte le dinamiche della gara aggiudicata poi all’Ati Energetica Ambiente-Esi. E qui viene fuori la figura e le responsabilità ad essa attribuite dagli elaboratori del piano criminale, del funzionario che poi Marino, chissà perché, promuove, dandogli addirittura l’incarico di controllore anti corruzione del settore del comune di Caserta in cui ha operato subito dopo le perquisizioni

 

 

 

CASERTA (g.g.) – Lo stralcio che pubblichiamo oggi sulla vicenda dell’appalto rifiuti di Caserta è veramente illuminante sul modo con cui quella gara fu truccata attraverso l’agire di un gruppo criminale o che almeno si comportò in maniera criminale in quell’occasione, formato da Carlo Savoia, dal sindaco di Caserta di allora e di oggi Carlo Marino, dal faccendiere Pasqualino Vitale, dal dirigente del settore Ecologia Marcello Iovino ma soprattutto dal funzionario Giuseppe D’Auria, Pippo per gli amici.

Soprattutto perché Pippo D’Auria assume una importantissima funzione operativa. Se, infatti, nella prima parte dell’ordinanza non era stato ancora chiarito chi fosse l’interlocutore materiale, all’interno degli uffici del Comune, di Carlo Savoia e Pasqualino Vitale, chi fosse il braccio armato, fedele attuatore delle direttive di Carlo Marino, questa identità viene fuori con evidenza esplicita nelle pagine che pubblichiamo oggi.

In verità, stupisce un pò leggere che il pm o i pm della Dda definiscono come decisivi, anzi formidabilmente efficaci (usano proprio l’aggettivo formidabile) gli elementi risultati dalle perquisizioni realizzate a carico degli indagati soprattutto a carico del citato Pippo D’Auria e di Anna Scognamiglio, dipendente e persona di fiducia di Carlo Savoia, messa pesantemente sotto pressione nelle fasi in cui bando, capitolato, disciplinare vengono aggiustati ed adattati a quello che l’Ati formata da Energetica Ambiente ed ESI che sta per Ecologia Servizi Italia avrebbero poi dovuto incrociare in sede di presentazione dell’offerta tecnica.

Nei computer dei due, cioè in quello di D’Auria e in quello della Scognamiglio è stato trovato, infatti, di tutto e di più. Oltre a documenti vivi e di evidenza temporale riguardanti proprio le azioni che negli uffici di Carlo Savoia a Napoli venivano realizzate sui testi del bando e del capitolato, nell’hard disk cioè nella memoria strutturale del pc della donna “una cartella denominata “GARE 20162018” all’interno della quale erano memorizzate numerose directory, intestate per anno, con l’indicazione del comune di riferimento, contenenti i file dei bandi di gara, nelle varie versioni e con le successive correzioni” .

Ritornando alla gara di Caserta, il file principale acquisito è denominato “confronto”. Il che è tutto dire su questa signora che non usava sicuramente grandi cautele nella conservazione di questi documenti scottanti e neppure della scelta lessicale, visto che nel momento in cui uno scrive confronto ammette implicitamente già considerando unicamente questo termine, di avere in mano impropriamente e illegalmente una bozza di bando che mai e poi ami dovrebbe avere a disposizione, dato che gli serve appunto come elemento di confronto per aggiustare la gara.

Dall’altro lato, Pippo D’Auria lo potremmo definire nostro signore delle pen drive, divenuto oggi un oggetto obsoleto ma che comunque continua ad avere un valore per evitare eccessivi tracciamenti dei dati. Solo che il buon Pippo D’Auria non è che fosse uno molto sgamato in termini informatici, non sapendo che le modifiche di un documento di ogni tipo, sia esso word o excel rimangono impressi, registrati come ultimo salvataggio, a meno che una mano più esperta eviti, impedendolo che questa traccia decisiva venga messa a disposizione delle guardie che inseguono i ladri.

E allora, sintetizzando un racconto che vi invitiamo a leggere nel dettaglio nelle pagine pubblicate in calce, ci sono un paio di passaggi molto importanti. Il 15 ottobre dalle carte ufficiali che poi sono rimaste agli atti del comune di Caserta, risulta che la commissione aggiudicatrice della gara dei 116 milioni di euro si sia riunita. Una strana seduta, visto e considerato che il verbale numero 5 che ne declina i contenuti, è pressoché uguale al verbale numero 4, relativo alla seduta precedente.

E qui l’ottimo Pippo D’Auria ci viene in soccorso, visto e considerato che nel suo pc viene trovato un file word datato 15 ottobre contenente un verbale nel quale veniva indicato l’esito delle offerte tecniche rilasciate, rispettivamente dall’Ati tra Energetica Ambiente e l’Esi, cioè da Carlo Savoia, dal Consorzio Cite che fondamentalmente stava lì con funzioni figurative e gregariali per tenere in piedi la sceneggiata di una concorrenza che in realtà non c’era, visto e considerato del Consorozio Cite faceva parte proprio Savoia attraverso la Xeco con quote intestate al suo dipendente Gennaro Cardone e a sua moglie Lucia Iorio, ma anche la Tekra della famiglia Balestrieri che effettivamente un po’ di fastidio lo dà nel momento in cui, ravvisando un marchiano errore di trascrizione, propone ricorso formale sull’offerta economica, formulata dall’Ati suddetta.

Ebbene, quell’esito contenuto nel file sequestrato a Pippo D’Auria racconta di 85 punti attribuiti al consorzio Cite, 81 all’Ati di Carlo Savoia e Tekra, dobbiamo ritenere, con un punteggio più basso, visto che nell’ordinanza non è indicato.

Ma quella seduta della commissione diventa un pò come i vangeli apocrifi, nel senso che c’è stata, s’è fatta, ma poi è scomparsa. Ovviamente una roba del genere è potuta succedere perché tutti gli elementi coinvolti erano complici di uno stesso disegno criminale. Lo erano i tre componenti il presidente Di Lucia, Pagnozzi e Di Meo, lo era ovviamente Pippo D’Auria, segretario di commissione, lo era il Rup Marcello Iovino, lo era il sindaco Carlo Marino.

Perchè se uno solo di questi anelli della catena non fosse stato dentro al piano criminale, non sarebbe stato possibile far scomparire l’esito di una verifica dell’offerta tecnica che non essendo andato nella direzione concordata, non poteva certo essere certificata. Ecco perché di ciò la magistratura inquirente assume conoscenza dall’importante perquisizione fatta nei confronti di Pippo D’Auria visto e considerato che un pò improvvidamente, lo stesso D’Auria, insieme ai componenti della commissione e al Rup Iovino fanno un copia-incolla del verbale numero 4 e ci scrivono il numero 5, salvando un dato cronologico che non si poteva nascondere ma facendogli assumere un significato pressoché irrilevante.

Quello che non è rilevante è ciò che capita tra il 15 ottobre e il 24 ottobre. Dopo aver fatto riunioni dirette con Carlo Marino il 3 febbraio del 2018, poi il 21 agosto sempre del 2018, Carlo Savoia e Pasqualino Vitale ne fanno un’altra, ancor più importante delle precedenti, il giorno 16 ottobre 2018 alle 21. Ora, un eventuale avvocato difensore di Carlo Marino dovrà veramente stancarsi per definire tutti questi fatti incatenati l’uno all’altro delle semplici coincidenze.

Il 15 ottobre era successo un inghippo serio che non aveva permesso alla commissione di far svettare  l’Ati nell’offerta tecnica. Dunque è Marino che interviene manco a dirlo 24 ore dopo convocando a casa sua Carlo Savoia e Pasqualino Vitale. Quest’ultimo, andando via, e dunque riconnettendo il racconto delle vicende che non hanno potuto utilizzare mezzi di intercettazione nella casa del primo cittadino, i due, cioè Savoia e Vitale, commentano ciò che è successo nella villa di Puccianiello.

Un Vitale compiaciuto usa un tono da scampato pericolo con Carlo Savoia: “Hai visto come subito mi ha avvertito?“. Stavolta però non c’è solo il de relato di due che parlano di ciò che Marino gli ha detto in casa sua, non ascoltato, non intercettato. C’è un elemento di novità: una mail con cui il giorno dopo il sindaco spiega una questione tecnica a Vitale. Il titolo è il seguente: “brevi riflessioni sulla nozione di errore materiale nel soccorso istruttorio ex art. 83, comma 9°, del codice dei contratti pubblici”.

Naturalmente, il furbissimo sindaco usa questa formula quasi come se si trattasse di un contributo professionale che lui dà come avvocato. La sua è una cautela che però non tiene conto del fatto che sulla vicenda della gara d’appalto per i rifiuti la città è piena di carabinieri che pedinano e di cimici che intercettano. Ma che cos’è un “soccorso istruttorio”? Anzi, che cos’è un soccorso istruttorio di cui si parla, di cui Marino scrive neanche 48 ore dopo quello che è capitato nella seduta-non seduta della commissione aggiudicatrice? Chi bazzica anche in maniera praticona nel mondo delle gare d’appalto, sa bene che mai parola più significativa fu coniata dal legislatore.

Il soccorso istruttorio rappresenta infatti il modo di salvare la pelle ad uno o a più partecipanti di una gara che non hanno commesso, almeno sulla carta, errori gravi al punto da determinarne la loro esclusione.

Fatto sta che il giorno 24 ottobre con verbale numero 6 si riunisce la commissione aggiudicatrice. L’esito apocrifo è determinato ma resta impresso nel file poi sequestrato a D’Auria, mentre a verbale viene certificato e sacramentato un nuovo esito: l’Ati di Savoia 85, Consorzio Cite, 75,77, Tekra con 71,92.

Oggi abbiamo pubblicato questo ampio stralcio il cui approfondimento però lo faremo a puntate, perché altrimenti occuperemmo troppo spazio. Completiamo la puntata di oggi con un ultimo passaggio: “In una pen-drive – così è scritto nell’ordinanza – veniva, infatti, rinvenuto il file nominato “01.00 – Punteggio offerta tecnico parametrato Caserta”, dai cui attributi si poteva evincere che l’ultima stampa era stata effettuata il 15 ottobre 2018, mentre le ultime modifiche risultavano essere del 24 ottobre 2018.”

Questo a casa nostra, si chiama riscontro. Quel documento aperto il 15 ottobre e tenuto segreto da D’Auria viene profondamente modificato e stavolta sfornato formalmente il 24 ottobre, dopo l’incontro tra Marino, Savoia e Vitale, manco a dirlo avvenuto il 16 ottobre, e dopo il file, la mail spedita dal sindaco. E’ chiaro che erano d’accordo tutti. Perché ripetiamo, se non fosse stato così, la questione sarebbe esplosa subito.

Povero Pippo D’Auria, avrebbe dovuto fare un adeguato corso di informatica, ma di quelli piccoli, banali tipo certificazioni “pezzottate” che comprendono solo la conoscenza del pacchetto Office di cui anche excel fa parte. Lì avrebbe appreso come si fa a rendere invisibili i salvataggi dei documenti.

Poi, tutto ciò fa anche capire così come noi abbiamo sempre sospettato, per quale motivo dall’inverno del 2018 in poi, cioè dopo le perquisizioni, Pippo D’Auria è letteralmente coccolato da Carlo Marino che gli attribuisce, come in una sorta di rito voodoo di tipo orgiastico, la funzione di responsabile anti corruzione. Pensate un po’ se il prode Sigfrido Ranucci, conduttore di Report che ad ogni puntata mostra gli evidenti risultati della sua dieta, appurasse questa cosa che gli permetterebbe di mettere insieme la corruzione imperante negli uffici della pubblica amministrazione della Campania con le esibizioni maldestre quasi da avanspettacolo di chi questi fatti corruttivi è protagonista.

Vi ricordate quando nei titoli scrivevamo Pippo D’Auria show? Volevamo dire proprio questo.

Alla prossima puntata.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA