CASERTA, ELEZIONI COMUNALI. Se vogliamo fare carnevalate ok, ma seriamente, vi spieghiamo perchè i dirigenti locali del centrodestra non contano nulla nella scelta del candidato sindaco, che avverrà…

5 Dicembre 2020 - 13:53

Pensare che un capoluogo di provincia, il cui voto si incastra con quello di decine e decine di altre città, grandi e meno grandi, possa sfuggire e fare cose diverse rispetto alla cornice di un eventuale accordo nazionale, stipulato a Roma, significa solo prendere per il culo i lettori

 

CASERTA(g.g.) Come si suol dire, abbiamo già dato nella nostra vita e francamente non ci va proprio di metterci a scrivere articoli che poi di qui a qualche mese non conteranno un tubo e avranno riprodotto situazioni che un minimo o un massimo di esperienza (dipende dai punti di vista che i lettori hanno sul nostro lavoro), ci portano a considerare evanescenti, anzi, inutili, autentica carta straccia rispetto ad un corso delle cose che si definisce in maniera del tutto diversa.

E non ci va perchè in passato, quando ci si affacciava ad una importante scadenza elettorale, come quella, ad esempio, che porterà nella prossima primavera i cittadini di Caserta a votare per il sindaco e per il consiglio comunale, anche noi scrivevamo articoli in cui magari si faceva passare la linea espressa da un quadro dirigente locale di questo o di quel partito, come elemento dirimente e in grado di orientare le scelte che poi effettivamente si faranno in primavera. Insomma,

anche noi prendevamo come si suol dire “per il culo” i nostri lettori.

E allora, come facciamo da due o tre anni a questa parte, meno articoli e piedi ben saldati a terra. Il ragionamento sulle elezioni amministrative della prossima primavera, riguardanti la città di Caserta, non può, gravitazionalmente, prescindere da una cornice, quella sì dirimente, che verrà costruita o non costruita a Roma.

Per cui, se uno vuol fare un ragionamento serio per capire, ad esempio, chi potrà essere il candidato sindaco del centrodestra che sfiderà Carlo Marino, l’ultima cosa da fare è interessarsi al pensiero delle dirigenze locali. Attenzione, non è che il presidente della provincia e coordinatore provinciale di Forza Italia Giorgio Magliocca non possiede autorevolezza e cursus per esprimere un autorevole punto di vista sui criteri da seguire per la definizione di assetto della coalizione. Semplicemente, il pensiero di Magliocca, così come il pensiero di altri esponenti del centrodestra provinciale ma soprattutto del centrodestra cittadino, acquisiranno un minimo di importanza solo quando quella cornice vincolante sarà stata costruita o non costruita a Roma.

Per cui, invece di perdere tempo a raccogliere dichiarazioni che non servono ad un tubo, occorre indagare e tenere gli occhi aperti sullo stato dei rapporti a livello nazionale fra i tre partiti del centrodestra. Fino a un paio di settimane fa, Berlusconi sembrava aver aperto una vertenza e infilato un cuneo nell’alleanza che i sondaggi considerano ancora la più forte esistente in Italia, in previsione di eventuali elezioni politiche.

Quella svolta aperturista sembrava aver portato Forza Italia da un’altra parte, rispetto alla Lega e a Fratelli d’Italia. Tanto è vero che Renzi e in parte anche Calenda, avevano lisciato il pelo non poco al cavaliere, facendoci, come si suol dire, la bocca. A due settimane di distanza, tutto ciò sembra dimenticato. Ieri o l’altro ieri Berlusconi e Salvini si sono sentiti a lungo al telefono e la coalizione ha riconquistato unità al punto che il 9 dicembre anche Forza Italia voterà contro all’operazione di riforma, di revisione europea degli attuali criteri di funzionamento del Mes o fondo salvastati che dir si voglia.

Qualcuno potrebbe obiettare: ma cosa c’entra il Mes, con le comunali di Caserta? C’entra e tanto di più. Se i tre partiti del centrodestra decideranno, infatti, come lascia presagire la riconquistata unità su un argomento rispetto al quale Forza Italia ha sempre espresso posizioni diverse da quelle enunciate dai suoi alleati, di andare insieme alle elezioni comunali della prossima primavera, che coinvolgono tutte le città fondamentali dell’Italia, cioè Roma, Milano, Napoli, Torino, giusto per citare le Major, l’accordo non potrà non essere complessivo. 

Mo’ vi diciamo noi come funzionerà: quando sul tavolo dietro al quale saranno seduti Antonio Tajani in nome e per conto di Berlusconi, Matteo Salvini della Lega e Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, arriverà il fascicolo della Campania, il fatto che la coalizione abbia già deciso a monte, come struttura generale, di presentarsi insieme compatto alle urne, porterà i leader ad armonizzare le scelte della Campania a quelle compiute nel resto d’Italia. 

Giusto per fare un esempio, se a Roma il candidato sindaco che magari potrà avere caratteristiche diverse, meno vincolato e più o meno sfumate rispetto alla militanza e all’appartenenza ad un partito, ma che comunque sarà indicato da una delle tre forze politiche in campo, uscirà dalla proposta di Giorgia Meloni o di Berlusconi, sarà difficile che a Napoli il prescelto possa essere indicato dallo stesso partito. E se non sarà, come non sarà sicuramente, dello stesso partito del candidato sindaco di Roma, si partirà, come in un effetto a cascata, da questa scelta fondamentale, riguardante il capoluogo di regione, per applicare lo stesso metodo di armonizzazione che si applica a livello nazionale, per mettere, stavolta, in rapporto le scelte operate per i capoluoghi di provincia, cioè Caserta, Salerno, Benevento, con quella riguardante la candidatura più importante fra tutte, che è indubbiamente quella di Napoli.

Tutto il resto è fuffa. E attenzione, cari lettori, quando qualcuno vi racconterà che dalla dichiarazione di unPino palla qualsiasi, com’è successo per esempio ieri nel caso della posizione di Italia Viva su Carlo Marino (CLIKKA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO), è venuta fuori la posizione di un partito, non credetegli perchè quella dichiarazione del Pinco Palla è strumentale a ragioni di tipo locale e localistico, destinate ad essere totalmente bypassate dalle superiori ragioni di equilibrio della coalizione a livello nazionale e nei vari livelli regionali.

Poi, vogliamo divertirci un poco a Natale, ma soprattutto a Carnevale, facciamolo pure, ma le dichiarazioni di oggi dei vari leader provinciali (li abbiamo chiamati leader, vedete che stiamo diventano buoni) non contano nulla, mentre potranno cominciare a contare quando, una volta stabilita a Caserta la scelta, toccherà, per i motivi appena spiegati, a Forza Italia o a Fratelli d’Italia o alla Lega, di indicare il candidato sindaco, allora il leader del partito che ha la titolarità di fare il nome, dovrà cercare di creare un’atmosfera di concordia e di motivazione con gli alleati, evitando magari di mettere sul tavolo un’opzione a questi totalmente sgradita. Ma non perchè i colleghi dirigenti territoriali alleati possono sfilarsi da un’intesa cementata a Roma e a Napoli, ma per evitare un effetto demotivazione e per indurre gli altri partiti che si accodano, più o meno alla scelta del candidato sindaco, ad impegnarsi al massimo delle loro possibilità.

Ci siamo capiti? Mo’, mettetevi pure a pazziare, a fare interviste. Ma i nostri lettori, che peraltro, maturi come sono, non ce lo chiedono, al momento, non si stupissero del fatto che CasertaCe abbia scelto di non seguire neanche i consigli comunali di Caserta, cioè i luoghi del nulla, ma di essere elemento propulsore, attivo nella proposizione dei problemi spiegando come e perchè questi restino, al contrario, irrisolti, a causa delle malefatte della politica.

A noi interessa dove corre il quattrino, chi intasca i soldi delle gare d’appalto, se questi imprenditori possono diventare potenziali attori del voto di scambio a favore di chi quell’appalto gli ha dato. Noi vogliamo parlare di una città che affonda letteralmente e che ora si prepara ad essere coglionata con l’apertura di cantieri che non si sa perchè vedranno la luce oggi, a pochi mesi dalle elezioni, quando per 4 anni e mezzo la disamministrazione, l’incapacità totale di svolgere funzioni che andassero al di la della mera gestione del potere, ha rappresentato un fatto palmare, come mai era successo nella storia della città capoluogo.