CASERTA. FACCE DI BRONZO. Sul Biodigestore Marino e Biondi dicono di non sapere nulla del vincolo sull’area di Ponteselice. Ma c’è l’intervista che sbugiarda il sindaco

7 Settembre 2022 - 13:14

“Atteso che tale vincolo è ignoto all’amministrazione comunale”. Ma la Reggia non è mica lì da ieri, per dire. La frase ci porta ad analizzare ciò che è successo negli ultimi mesi sull’impianto dei rifiuti. Il comune non ne sa nulla, così scrivono, eppure c’è un’intervista del sindaco proprio sull’argomento e un’interrogazione parlamentare

CASERTA – Torniamo a parlare della vicenda Biodigestore e utilizziamo come punto di partenza un nostro articolo dello scorso agosto (LEGGI QUI

) in cui vi raccontavamo le procedure del comune di Caserta che aveva deciso di presentare ricorso contro il parere negativo della Soprintendenza alla costruzione dell’impianto dei rifiuti a Ponteselice.

Nel pezzo di qualche settimana fa segnalavamo due fatti: il primo, quello che ci premeva maggiormente di raccontare, riguardava la scelta dell’amministrazione guidata dal sindaco Carlo Marino di nominare come legale della città nel procedimento colui che per anni è stato suo socio di studio e quindi in affari (forse lo è ancora?), ovvero l’avvocato Francesco Maria Caianiello.

L’altro passaggio l’abbiamo dedicato all’ovvietà della decisione assunta dalla Soprintendenza, ovvero il parere negativo al biodigestore, poiché il sito scelto era ricadente nella buffer zone, la zona cuscinetto, l’area potretta attorno alla Reggia

di Caserta, che, giusto per chi non lo ricorda, è patrimonio mondiale Unesco. E un impianto di trattamento di rifiuti da 40 mila tonnellate l’anno a 500 metri da Palazzo Reale non sembrava esattamente una scelta in linea con le norme di tutela dell’edificio simbolo della città.

Andando a rileggere quella determina, vogliamo soffermarci su un passaggio che, lo scorso agosto, avevamo messo da parte.

Atteso che tale vincolo è ignoto all’amministrazione comunale“.

In pratica, con una buona dose di coraggio, il dirigente comunale Francesco Biondi dichiara nel documento da lui firmato il comune di Caserta non era consapevole del fatto che l’aria di Ponteselice, dove sarebbe dovuto sorgere l’impianto dei rifiuti, ricade nella zona di protezione, nella buffer zone della reggia di Caserta.

Va detto che, come capita quando scrive il dirigente Biondi, la struttura testuale è ambigua. La buffer zone è sconosciuta o la presenza dell’area di Ponteselice all’interno dell’area di protezione è sconosciuta? Vai a capire.

Ma soggetti come Carlo Marino, Franco Biondi, Giovanni Natale non sono dei novellini, non è che non conoscano la storia di questa città e non è che non l’abbiano scritta, nel bene(?) o nel male.

Ed è assolutamente impossibile che Carlo Marino e i suoi non conoscessero la questione della buffer zone della reggia di Caserta quando hanno deciso di battersi per costruire il biodigestore.

E infatti basta cercare un po’ su internet e in pochi minuti abbiamo trovato un’intervista del primo cittadino di Caserta del febbraio 2020 a genteeterritorio.it nella quale parla chiaramente della zona di protezione, della sua esistenza intorno alla Reggia.

E allora, se il sindaco ne ha conoscenza, come fa il comune ad esserne ignaro?

Ma, per ipotesi, mettiamo il caso che il sindaco non avesse saputo niente di questa buffer zone, se si fosse dimenticato di questa intervista, a causa di un’amnesia improvvisa e ben delimitata temporalmente, possiamo dire che quanto meno Marino non ha contezza di ciò che gli succede attorno.

Perché nello scorso mese di aprile alcuni parlamentari del Movimento 5 stelle avevano presentato un’interrogazione al ministro della Cultura Dario Franceschini proprio relativa all’impianto di Caserta e si segnalava come il sito scelto di Ponteselice fosse ricadente nella buffer zone di palazzo Reale.

Se il sindaco allora davvero non sa nulla della buffer zone, se il sindaco ha dimenticato ciò che diceva solo due anni fa sull’area di protezione intorno a Palazzo Reale, significa che non segue neanche le vicende parlamentari della sua città e dei progetti a cui tiene. Che forse è anche peggio.

C’è bisogno di una faccia di bronzo, del coraggio di cui scrivevamo prima, per definire ignota la definizione di buffer zone e il vincolo della Soprintendenza.

Ma chiudiamo con il passaggio dedicato proprio alla Soprintendenza. La decisione della struttura del ministero della Cultura è arrivata molto tardi. Una scelta tardiva che, a nostro avviso, ha prestato il fianco a quella supposizione che vedeva l’ente dei beni artistici e culturali non voler decidere sul diniego al biodigestore, in modo tale da non mettere il bastone tra le ruote al progetto dell’impianto voluto dal sindaco Marino.

E infatti solo dopo la pubblicazione delle oltre 60 criticità segnalate dalla regione Campania per la costruzione dell’impianto, solo quando è stato chiaro che l’impianto non si sarebbe più costruito, anche la soprintendenza ha emesso definitivamente il suo no al progetto.

L’impressione di chi segue la vicenda è che dalla Soprintendenza si è decisa a dire no all’impianto solo quando era già ormai chiaro e inevitabile che i fondi regionali non sarebbero stati erogati e che, quindi, la costruzione era andata a gambe all’aria.

A nostro avviso, la Soprintendenza si è mossa male e si è mossa tardi. E una diatriba al Tar tra il comune e la struttura del patrimonio culturale ora non può cancellare con una passata di spugna quello che è avvenuto negli ultimi anni.

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