CASERTA. BIODIGESTORE. Carlo Marino ci riprova al Tar contro la Soprintendenza. E il suo (ex?) socio di studio guadagna altri 4 mila euro

1 Agosto 2022 - 11:04

Dopo il primo ricorso rispetto alla revoca del finanziamento la regione Campania ne arriva un altro, questa volta, contro il parere negativo espresso dalla Soprintendenza

CASERTA (l.v.r.) – Inizia a risultare veramente complesso da capire il criterio logico con cui si sta muovendo il comune di Caserta relativamente alla realizzazione del biodigestore in località Ponteselice, un progetto che è stato bocciato dalla Soprintendenza, m soprattutto dalla regione Campania, l’ente finanziatore del piano, che ha fatto calare la sua scure sul capo dell’impianto da 40.000 tonnellate di rifiuti umidi voluto dal sindaco Carlo Marino, causata da 61 inadempienze nel progetto che non sono state sanate dall’amministrazione capoluogo.

Lo scorso mese di giugno, il comune di Caserta aveva deciso di costituirsi in giudizio dinanzi al TAR della Campania contro il decreto della giunta regionale

che revocava il finanziamento per l’impianto.

In un articolo dedicato a quella storia, ci chiedevamo la motivazione dietro a questo provvedimento firmato dal dirigente Franco Biondi, essendo ormai chiaro che il biodigestore non era più possibile da finanziare attraverso questa linea di credito che obbligava l’ente capoluogo a raggiungere l’obiettivo della costruzione entro la fine del 2022.

E, tra le varie opzioni, segnalavamo la possibilità

che questo possa essere un tentativo di evitare l’accusa di danno erariale, rispetto ai 2 milioni già spesi e imputabili a chi ha lavorato su questo progetto, cioè sul dirigente Biondi e sul sindaco Marino.

In queste ore, sull’albo pretorio del comune di Caserta è stato pubblicata un’altra determina con cui il comune di Caserta rende noto di aver presentato ricorso rispetto al parere negativo espresso dal ministero della Cultura, cioè della Soprintendenza.

Nel decreto di diniego, l’ente che si occupa delle Arti e dei Paesaggi, aveva motivato il suo niet spiegando che l’impianto ricadeva nella “buffer zone” della reggia di Caserta e quindi un mega impianto della monnezza, sorprendentemente, incredibilmente, inaspettatamente, creava un “elemento di grave alterazione del contesto“.

Per questo ricorso al TAR, ancora una volta, il comune ha incaricato quale suo avvocato un volto noto e una persona con cui il sindaco Carlo Marino ha un rapporto storico, cioè il suo socio di studio storico, Francesco Maria Caianiello.

Il legale riceverà per presentare questo ricorso la somma di 3 mila e 992 euro, si vanno ad aggiungere alla cifra incassata per il ricorso, sempre per l’impianto di Ponteselice, ma questa volta contro la decisione della regione Campania, cioè 5 mila e 290 euro.

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