CASERTA. L’Oratorio dei Salesiani costretto a chiudere. Oggi la manifestazione dei ragazzi in Piazza Vanvitelli

9 Agosto 2019 - 20:16

CASERTA(g.g.) Un articolo di giornale non parte di solito con una domanda. Ma in questo caso, nel caso che trattiamo oggi, la domanda è utile e, addirittura, doverosa.

Eccola: la delicatezza e l’importanza indiscutibili di un servizio reso, che non può non essere considerato anche e soprattutto nel suo alto contenuto civile e, dunque, pubblico, hanno rappresentato il punto di partenza e di valutazione tra le parti in causa in questo pasticcio della ordinanza del giudice, con la quale sono state fermate, dopo decine e decine di anni, durante i quali si erano espresse senza soluzione di continuità, le attività del prestigiosissimo ed utilissimo Oratorio dei Salesiani di via Roma?

La domanda è importante, perchè con il rispetto di tutto e di tutti, esistono vertenze e vertenze, liti e liti, contrapposizioni e contrapposizioni. E se questo, almeno sulla carta, non è vero per la legge che vale per tutti e dunque perequa ogni vicenda, deve necessariamente essere vero per la politica che ha il dovere di soppesare e valutare i casi, considerando il loro peso specifico.

Per un giudice, chiamato ad applicare la legge, è anche normale muoversi nel solco di una vicenda in cui, da un lato, c’è l’iniziativa di un grande istituto religioso parificato, ma definitamente privato, qual è quello dei Salesiani di Caserta, e le rivendicazioni di un altro o di altri privati, che ritengono di ricevere disturbo e noia all’interno delle proprie case, dai rumori provenienti dalle aree del complesso adibite all’attività oratoriale, tensostruttura per basket e volley e campetto in erba.

Il giudice, adito da un attore, deve esprimersi per quelle che sono le competenze e le funzioni che la legge gli assegna. Insomma, deve decidere sulle ragioni e sui torti, perchè questa non è materia di un giudice di pace che prova, per definizione, a comprendere, attraverso un’attività specifica e formalmente costituita nel procedimento, se ci siano spazi di accordo, di pacificazione.

Detto questo, però, non è che 50 o 60 anni di storia, di vita e di vite allevate in un contesto in cui l’attenzione ai valori del non comportamento, della proiezione verso una cittadinanza possibile, possano essere cancellati con un tratto di penna. Ma questo non è un problema del giudice, ma delle altre istituzioni.

E allora, elaboriamo meglio il concetto utilizzando ancora una volta lo strumento del quesito: quanto pesa, per un’amministrazione comunale di inetti, qual è, al netto di qualche eccezione, quella della città capoluogo, la tutela di una tradizione, la conservazione di un’agenzia dell’educazione e della formazione, che ha resistito a tante stagioni di crisi riuscendo sempre a collocare il proprio destino al di fuori della capacità o dell’incapacità di sostenere questo sforzo educativo da parte di altre istituzioni?

E quanto conta, ancora, per un’amministrazione di inetti, la ragione, indubbiamente fondata di uno o più cittadini che vogliono vivere in pace, soprattutto la sera, senza il problema dell’allegro, gaio, ma anche fastidioso vociare di centinaia di bambini e ragazzi?

Se il sindaco di Caserta fosse consapevole dell’esistenza di un’etica della responsabilità, non tarderebbe un attimo a mettersi al lavoro per cercare una soluzione che porti alla compiuta realizzazione delle due ragioni, oggi contrapposte. Ma siccome l’amministrazione comunale è “in ben altre faccende affaccendata“, siccome la vita di questo sindaco e dei suoi dirigenti consiste solo e solamente nella gestione del potere attraverso il controllo rigido, draconiano dei percorsi direzionali del pubblico danaro, allora succede che sotto ai 40 gradi di queste ore, i giovani dell’Oratorio dei Salesiani siano costretti a costituire un presidio di testimonianza civile e morale, proprio in quella piazza Vanvitelli, solo apparentemente fulcro delle grandi istituzioni cittadine e provinciali che, eccettuata la Questura, sono largamente inadempienti rispetto alla missione e alla funzione a loro assegnate dalla legge, che sempre sulla carta dovrebbe essere la suprema potestà e la suprema regolatrice.

Un’altra storia triste, largamente esplicativa del declino di Caserta, che ormai non è più nemmeno declino, ma una molto più ampia, articolata, irreversibile decadenza.

 

QUI SOTTO IL POST DEI RAGAZZI DELL’ORATORIO