CASERTA. Più di 200 famiglie di disabili e anziani alla disperazione. Servizi Sociali fermi da mesi. Fallimento certificato

17 Gennaio 2019 - 11:07

CASERTA – Non bisogna presentare una inchiesta giornalistica circostanziata a supporto della tesi che, se esiste un fatto e una situazione che esplichi più di qualsiasi altro fatto e qualsiasi altra situazione il fallimento assoluto di questa amministrazione comunale, quello è rappresentato dall’asciutta, disarmante realtà relativa alla totale paralisi del welfare cittadino e di quello dei comuni vicini al capoluogo e soggetti ad esso all’interno del cosiddetto Ambito Sociale C1.

Inutile ragionarci sopra. L’Ambito, in realtà, non esiste.

Il Comune di Caserta non è solo capofila rispetto a Casagiove, San Nicola la Strada e Castel Morrone.

È dittatore totalitario. Un dittatore che inietta il male e tratta i più deboli con una filosofia se non speculare, ma affine a quella di altri dittatori.

Perché indifferenza significa promozione di una morte lenta dei più deboli, degni anziani, dei disabili, dei minori a rischio.

È un modo diverso, rispetto a quelli che hanno terrorizzato la storia, per far del male a chi non si può difendere.

E allora, da oggi in poi, cercheremo di entrare prima noi nel meccanismo perverso, costruito negli anni, dal Comune di Caserta.

Cercheremo di capire perché questo, direttamente o attraverso l’Ambito, non spiega perché da mesi e mesi i soggetti titolari dell’erogazione di questi servizi di sopravvivenza non ricevono un solo euro e sono stati costretti a interrompere la loro opera.

Cercheremo di capire perché il Comune di Caserta non fa chiarezza sui flussi di entrata nelle casse dell’Ambito C1.

Chiarisca Carlo Marino, anche perché ci fa un po’ specie chiederlo all’assessore Sparago, la quale sta ai Servizi Sociali come la marmellata sta al pepe nero, se ci sono degli arretrati nel versamento dei contributi annuali per i soggetti appartenenti all’ambito (872mila euro nel secondo semestre del 2018).

Se il Comune di Caserta sta onorando il 67% delle sue quote; se lo stanno facendo, rispetto a quote nettamente inferiori, gli altri tre Comuni.

E ancora, quali sono stati i flussi di cassa riguardanti i trasferimenti, che rappresentano il secondo elemento di entrata e di finanziamento dei servizi, cioè le cospicue erogazioni regionali collegate ai cosiddetti Piani di Zona finanziati ai sensi dell’arcinota legge 328.

Perché questi soldi se non sono arrivati e non sono erogati dai Comuni è grave; ma se sono arrivati e sono spariti nei meandri inquinati di altri capitoli di spesa del Bilancio Comunale allora siamo di fronte ad una dimostrazione del marchio criminale che connota le azioni di chi governa la città capoluogo.

Questo proveremo a spiegare ai nostri lettori. Per il momento ci limitiamo a un quadro sintetico della situazione, rimandando ad un altro articolo la trattazione di un’altra questione seria, quella dell’azienda speciale, idea sacrosanta per evitare distrazione di fondi, ma che inserita nel contesto del Comune di Caserta prefigura già scenari di volgare lottizzazione al ribasso.

Al momento sono quattro i comparti fermi:

  • Specialistica nelle scuole (mai partita dallo scorso settembre);
  • Assistenza polifunzionale per i disabili medio-lievi (portata avanti fino al 31 dicembre per l’opera volontaria delle cooperative)
  • Servizi domiciliari per anziani
  • Servizi domiciliari per disabili più gravi

Sono più di 200 le famiglie in difficoltà.