CASERTA. Quell’auto incendiata, il rapporto dei Dresia, imperatori dei parcheggi e in simpatia con i Marzo e alcuni mondi criminali, le coltellate di Capone a Rondinone e il cinque a Marino con le mani insanguinate

2 Settembre 2024 - 19:44

Loading...

C’è tanta, tantissima carne al fuoco nelle verifiche che la commissione d’accesso dovrà realizzare fino a giungere alla relazione, probabilmente decisiva, che spedirà entro tre mesi, che possono diventare sei con la proroga, al Ministero degli Interni

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Non ci siamo mai lasciati scoraggiare dallo sberleffo dell’indifferenza, dal diffuso pensiero unico relativista che ha sempre liquidato con un’alzata di spalle le battaglie di questo giornale.

Avendo deciso di svolgere questa professione in provincia di Caserta, sapevo e sapevamo bene che questo era il peggior posto d’Italia e d’Europa in cui tentare di trovare anche solo un fazzoletto di terreno accessibile per piantare l’albero di una legalità non enunciata, non praticata solo dialetticamente allo scopo di riceverne vantaggi e prebende, ma una legalità per la cui testimonianza si sarebbero corsi dei rischi.

Loading...

Non tanto quello dell’incolumità fisica, ma sicuramente quello dell’isolamento, in un posto in cui manca una vera opinione pubblica, gente pronta a investire qualcosa del proprio tempo e della propria visibilità per affermare che se le leggi esistono è per farle rispettare e non per utilizzarle per una testimonianza fragile e beffarda dell’apparenza come sudario di miserie morali e materiali.

Loading...

Tutto sommato questo isolamento, la solitudine con la quale Casertace ha svolto per anni la sua funzione testimoniale, ha tutelato la nostra incolumità.

Perché se da parte di quelli che Alberto Sordi chiamava birbaccioni, c’è la sicurezza che un messaggio giornalistico, che un lavoro peraltro fatto bene (senza mai cedere alla tentazione dell’asserzione pura e semplice, quella di tipo apodittico, populista, ma sempre accompagnato da tonnellate di documenti) non avrebbe contribuito a spostare di un centimetro gli equilibri consolidati di un malaffare che qui da noi è costume di vita per chi lo pratica ma soprattuto per chi lo accetta, tu birbaccione non hai neanche il problema di minacciare il giornalista, di tagliargli le gomme dell’auto, di incendiargliela o anche di prenderlo a revolverate.

La mafia aveva paura di alcuni giornalisti e non a caso li ammazzò. Aveva paura perché temeva che quella melassa dell’indifferenza, del lasciar fare, dell’accettazione di uno stato delle cose basato sulla logica del “è andata sempre così” fosse scalfita.

Loading...

Qui a Caserta non c’è neppure un elemento di potenziale resipiscenza, di presa di coscienza del fatto che un mondo di ladri, camorristi, malfattori di ogni genere, renderà questi territori sempre più lontani da un mondo che cambia, che si sviluppa soprattutto per effetto della conoscenza.

Questa premessa l’abbiamo scritta con la speranza che i componenti della commissione d’accesso insediatasi al Comune di Caserta la leggano.

IL MONDO DEI DRESIA, MA NON SOLO – Se questo fosse stato un territorio in grado di porsi delle domande, quantomeno di valutare la bontà, la credibilità o, in alternativa, l’assoluta inconsistenza di ciò che scrivevamo, la storia politica degli ultimi 8 anni sarebbe potuta cambiare già all’indomani della prima affermazione elettorale di Carlo Marino.

Loading...

Il giorno dopo, anzi precisamente la notte dopo, l’auto di Gaetano Scarpato, in quelle elezioni candidato al consiglio comunale proprio in appoggio a Carlo Marino, fu data dolosamente alle fiamme e distrutta nel perimetro di un quartiere popolare della città.

Noi, solo noi, fornendo anche qualche ragione di questo nostro punto di vista, affermammo che sarebbe stato doveroso indagare su quell’attentato, relazionandolo al processo elettorale appena compiuto.

Ma chi era Gaetano Scarpato oltre che un candidato di Marino?

Loading...

Era ed è stato a lungo l’amministratore unico della Sea Service, che per anni ha fatto soldi a palate gestendo il parcheggio più frequentato della città, quello della caserma Pollio, che anche grazie a un atteggiamento un po’ distratto dell’Ufficio del Demanio, che solo da un annetto a questa parte ha chiuso i cancelli, aveva a disposizione un ingresso diretto alla Flora e al piazzale della Reggia.

Sea Service è una delle diverse aziende della famiglia Dresia, dominatrice assoluta di questo particolare servizio e legata storicamente, a triplo filo, a Carlo Marino che ne è stato in ogni momento tutor politico-amministrativo. I Dresia prendevano i soldi al parcheggio e, come abbiamo scritto in tanti articoli, non rimettevano la quota-parte al Comune, accumulando debiti nell’ordine di centinaia e centinaia di migliaia di euro.

Dopodiché, liquidavano la società e chi si è visto si è visto.

Loading...

Come se niente fosse, nasceva un’altra società, un’altra impresa della stessa famiglia che, con i libri contabili vergini, si aggiudicava con modalità a dir poco discutibili, l’affidamento dell’area antistante la caserma, ripetendo la stessa procedura di chi l’aveva preceduta.

Tutto ciò è avvenuto per anni e anni senza che né un giornale, né un consigliere di opposizione, a dimostrazione dell’esistenza di un consociativismo figlio di quella struttura sociale tossica di cui prima, sia mai intervenuto.

Di quell’incendio non si seppe più nulla. Non è stato arrestato chi l’ha appiccato, e probabilmente i conti che avevano a che fare con l’elezione del 2016 i Dresia li hanno regolati in via riservata.

Loading...

Scarpato è il compagno di Adelina Dresia, la cui figlia di primo letto Katia Cicatiello è l’estetista che oggi rappresenta, da amministratrice unica di una nuova società, la faccia esposta della famiglia, che stavolta non si è accontentata di un affidamento ordinario nella caserma Pollio, ma ha addirittura presentato un project financing al quale questo giornale ha dovuto dedicare una decina di articoli per tutte le cofecchie e le opacità che una procedura dall’esito segnato sin dall’inizio ha mostrato a chi ha letto con spirito laico i documenti.

Katia Cicatiello, oggi 24 anni, ne aveva 22 quando è divenuta amministratrice unica della società, diventerebbe una delle imprenditrici più in vista di Caserta, passandovi improvvisamente dalla sedia della nobile professione di estetista che esercita.

Della serie: ma a chi la volete dare a bere?

Loading...

La famiglia Dresia è un insediamento solido, storico, radicato e potente nel settore dei parcheggi ed è una famiglia da sempre chiacchierata, che ha incrociato mondi a dir poco discutibili ed è stata portatrice di una cultura che non ha fatto bene ai suoi componenti più giovani, com’è successo ad esempio a Luigi Belvedere (oggi ufficialmente latitante), figlio di Antonietta Dresia, cioè di una dei figli del capostipite Biagio Dresia, morto in un incidente sul lavoro in un cantiere all’interno del cimitero di Caserta nel 2011, per il quale sua moglie Elisabetta Parisi e i figli Giovanni, Francesco, Pasquale, e le appena citate Adelina e Antonietta hanno chiesto un super risarcimento di 2 milioni e mezzo di euro al Comune.

VOTI, PREFERENZE E LUNGHI COLTELLI – I Dresia sono gente di Carlo Marino, ma alle ultime elezioni hanno compiuto una scelta ben precisa anche dal punto di vista del candidato da sostenere e premiare per il consiglio comunale.

Scarpato e altri esponenti della famiglia hanno affiancato stabilmente i fratelli Paolo e Massimiliano Marzo, aggiungendosi a quella famiglia Capone considerata dalla Procura di Santa Maria C.V. uno dei grandi motori del consenso dei Marzo, a partire da quel Raffaele che oggi è in carcere con una condanna passata in giudicato per tentato omicidio legata alle coltellate (sferrate in una campagna elettorale letteralmente sviluppatasi all’arma bianca) a Rondinone, cioè alla persona che, sempre la Procura della Repubblica di S.Maria C.V. considera il grande sponsor elettorale di Emiliano Casale e per il quale quest’ultimo è stato a sua volta indagato.

Loading...

Gente di camorra i Capone e i Rondinone, con un’altissima percentuale di pregiudicati all’interno delle proprie famiglie.

Quando noi abbiamo scritto, ovviamente sempre in solitudine, che quel cinque scambiato e fortunatamente ripreso anche da un telefonino della provvidenza tra Carlo Marino e Raffaele Capone nel giorno della vittoria elettorale al ballottaggio contro Zinzi ha rappresentato per noi un momento emblematico della pesante incidenza nei processi politico-amministrativi di Caserta della camorra cittadina;

quando abbiamo scritto che quel gimme five Marino lo scambiava col palmo di una mano ancora insanguinata dalle coltellate inferte solo pochi giorni prima, il cordone dello sberletto dell’indifferenza nei confronti di chi queste cose scriveva, si è riproposto.

Loading...

Ma finalmente siamo riusciti a prenderci una soddisfazione quando, seppur indirettamente, la Procura della Repubblica di S.Maria C.V. ha reso verosimile la nostra tesi di un derby durissimo, quello delle preferenze tra Casale e Massimiliano Marzo, disputato anche con giochi di coltello, e che in una sorta di epilogo plastico si è concluso, dopo due giorni di interminabili verifiche dei registri dei seggi da parte della commissione elettorale, con un 886 a 886.

QUELL’INCENDIO, UN’OCCASIONE PERDUTA – Quell’incendio dell’auto di Gaetano Scarpato, avvenuto nel 2016, significava tanto negli equilibri tra i poteri economici assistiti, quelli che fanno soldi grazie a pubblici affidamenti, e i poteri criminali con cui troppo spesso si confondono.

La nostra fu una voce solitaria, ora riteniamo che queste ricostruzioni possano essere quantomeno oggetto di riflessione.

Loading...

Non necessariamente le conclusioni a cui siamo arrivati noi devono essere quelle a cui arriverà la commissione d’accesso.

Per carità, non abbiamo mai ritenuto di avere la verità in tasca. Ma una riflessione sì, quella ce l’aspettiamo. Le nostre tesi e denunce l’avrebbero meritata già anni fa. Purtroppo gli organismi costituzionali che rappresentano lo Stato sono stati a loro volta distratti, pigri, nell’attività di verifica di tante cose opache. Ora non dovrebbe essere più così.

Speriamo di poter dire meglio tardi che mai.

Loading...