CASERTA. “Scomparso” il bilancio del dissesto. Ad ora sono 6 quelli mai approvati. In Italia non c’è eguale

13 Maggio 2019 - 13:17

CASERTA(g.g.) Il prossimo 17 maggio, giorno dedicato a San Pasquale, scadranno 3 mesi esatti dal momento in cui il consiglio comunale di Caserta, senza ben sapere cosa stesse votando, ha approvato il bilancio stabilmente riequilibrato, cioè quello strumento di programmazione contabile-finanziaria obbligatorio per i comuni che hanno dichiarato il dissesto.

Attenzione, quel bilancio era già di seconda redazione. Nel senso che il primo era stato già bocciato senza remissioni dall’apposita sezione del ministero degli interni che si occupa di questi controlli.

Tre mesi sono tanti ed effettivamente si tratta di un tempo che comincia a suscitare più di una perplessità. E’ un ritardo inspiegabile ed inaccettabile del governo, o qualche risposta è arrivata ed è stata segretata in un remoto cassetto? D’altronde, il controllo del governo è l’unico seriamente credibile, visto e considerato che i revisori dei conti ai quali di recente è stata aumentata l’indennità, appaiono totalmente schiacciati sulle posizioni dell’amministrazione comunale che con due dissesti sul groppone, dovrebbe essere guardata a vista.

Insomma, uno sfascio che si riassume in questo breve riepilogo delle inadempienze, che, a nostro avviso, e non stiamo enfatizzando, rendono Caserta l’unico comune d’Italia che si trova in queste condizioni: oltre al bilancio stabilmente riequilibrato di cui non si ha ancora alcuna notizia e che secondo noi conteneva errori clamorosi e molti contenuti tossici, l’amministrazione comunale, guidata da Carlo Marino,

non ha approvato nell’ordine, il consuntivo dell’anno 2017, il previsionale dell’anno 2018, il consuntivo 2018 e ora anche il previsionale 2019.

Se questo è un comune degno di stare in un consesso di regole democratiche e di diritto in grado di rendere credibile l’azione di un ente pubblico così come attivata dagli attori del mandato popolare, diteci voi?

Qui di parole e di commenti da fare ce ne sono sempre di meno.