CASERTA. Carlo Marino, Piero Cappello e Biondi: un altro mezzo milione di euro in lavori, stavolta in direzione Villa Di Briano

17 Maggio 2021 - 19:34

CASERTA – A quanto pare il 2018 è stato un anno di grazia per le imprese edili nella città di Caserta. Dopo notizie di ieri relativa ad un appalto da 700 mila euro

per i lavori di collegamento viario tra via volta e via Caracas affidati al consorzio Ciro Menotti, che ha incaricato una sua consorziata, la DDC Costruzioni, nata solo tre anni fa, un’altra azienda con l’atto di nascita datato 2018 riceve un importantissimo appalto, tramite sempre un consorzio.

Questa volta si tratta dell’Urban Center, un centro di comunicazione tra l’amministrazione comunale e la cittadinanza che verrebbe a pesare sulle casse pubbliche (fondi europei, però) per oltre 500 mila euro.

L’uomo scelto in questo caso per il supporto al responsabile del comune di Caserta al procedimento, ovviamente nelle mani del dirigente Franco Biondi, è l’ex presidente dell’Asi Caserta Piero Cappello, di Piedimonte Matese e fratello dell’ex primo cittadino della città dell’Alto Casertano, arrestato qualche anno fa nella famosa ordinanza sulla presunta Tangentopoli nei comuni matesini e del Medio Volturno. Un uomo innegabilmente legato al Partito Democratico, considerato che nel 2013 era uno dei papabili alla candidatura per il Parlamento.

Come detto, ad aggiudicarsi questo affidamento da mezzo milione di euro è stato un consorzio, il Consorzio

CO.I.CA., acronimo che, se non ci sbagliamo, serve a riassumere la dicitura Consorzio Imprese Casertane. Si tratta di un gruppo di aziende locali con sede in città, in Viale degli Aranci. Questo consorzio ha affidato l’esecuzione di lavori alla CLG Costruzioni, con sede legale in via Petrarca, sempre nel capoluogo.

Come la DDC di cui abbiamo raccontato ieri, anche la CLG ha, sulla carta, ha una vita brevissima. L’azienda è nata nel febbraio del 2018 e il primo atto è stato una cessione del ramo d’azienda che il 64enne Antonio Della Corte ha fatto nei confronti della stessa società.

Evidentemente, si tratta di un’azienda a gestione familiare, in considerazione del fatto che le quote del capitale sociale, 10 mila e duecento euro, sono divise tra Ciro, Amalia e Giovanni Della Corte. Persone che facilmente riteniamo collegabili parentalmente all’appena citato Antonio Della Corte, imprenditore di Villa di Briano.

L’appalto è stato aggiudicato dopo una gara messa in piedi dalla Asmel, non proprio la piattaforma che CasertaCe apprezza maggiormente relativamente alla trasparenza delle procedure. Se andiamo a vedere le 10 ditte invitate dalla stessa Asmel ritroviamo diverse aziende con sede solo tra Napoli e Caserta, cosa particolare in considerazione del fatto che le dieci fortunate sono state estratte da un listone di aziende di tutta la Campania. Ma a Caserta, evidentemente, ancora una volta, Benevento, Avellino e Salerno non sono province baciate dalla fortuna.

Come detto, a vincere la gara è stato il Consorzio CO.I.CA., che ha offerto il ribasso del 8,310% sull’importo soggetto a ribasso di 551 mila euro, e quindi per una cifra finale di  505 mila, 272,61 euro. Ora, come sia possibile che una società nata tre anni fa, con un capitale sociale di 10 mila euro possa eseguire lavori dal valore di mezzo milione di euro è un qualcosa che starà a noi capire e provare a spiegarvi. Una situazione che non può non saltare agli occhi di chi come CasertaCe sta seguendo da quasi un decennio il modo sempre estroso con cui il comune gestisce i il denaro pubblico, in questo caso proveniente dall’Europa.

Ancora una volta, e dobbiamo sottolinearlo, imprese e imprenditori dell’agro aversano e di quella lingua di terra che circonda la città normanna, ma anche Casal Di Principe, Casapesenna e Villa Di Briano, escono vincitori da una procedura che vede il comune capoluogo di provincia mettere a disposizione un lucroso affidamento. Come già detto ieri, sfortunatamente, è capitato che aziende di questa zona siano finiti sotto inchiesta giudiziaria per rapporti poco sani con la politica e movimenti di denaro legati alla criminalità. E allora, è inevitabile per chi prova a fare un lavoro giornalistico serio mettere a disposizione dei suoi lettori tutte le informazioni in suo possesso per dare l’opportunità al pubblico più vasto possibile di farsi un’idea della gestione del denaro pubblico. Senza crogiolarsi nel populismo, ma facendo notare le stranezze. Stranezze come il fatto che un’azienda nata tre anni fa, con 10 mila euro di capitale sociale, gestisca lavori da mezzo milione di euro.

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