GUARDA LE FOTO. CASERTA E ABBATTIMENTI. Va giù un altro palazzo del centro storico

23 Luglio 2024 - 14:00

Possibile? Proveremo a capirne di più…

CASERTA (p.m.) – Chissà perché, quando il sindaco Marino parla della vocazione turistica della città e descrive il centro storico come un fattore capace di attrarre visitatori, ci balza subito alla mente un’immagine curiosa. Quella di un ubriacone che, mentre si tracanna l’ennesimo litro di vino, loda – sempre nella nostra fantasmagoria – la virtù dell’astemia. Va a capire tu certi insondabili meccanismi psicologici di associazione.

Sta di fatto, però, che il primo cittadino, mentre non perde occasione di esaltare le bellezze di Caserta, anche quelle più opinabili, con la sua politica urbanistica ne sta stravolgendo il volto. La città più antica e più tipica viene progressivamente buttata giù per fare posto ad abnormi condomini, tali per estetica e per carico urbanistico. E senza nessun vero bisogno abitativo, perché nel capoluogo case ed appartamenti sfitti si buttano. In realtà, a palazzo Castropignano stanno assecondando da tempo una spinta esclusivamente speculativa, ossia quella che ritrae lauti guadagni dalla richiesta  di chi, per status e ricchezza personale, intende vivere nel cuore urbano con i comfort degli edifici moderni e a cui poco cale dell’identità della strada o del quartiere dove andrà ad abitare.

A chi li accusa di quello che stanno combinando, sindaco, assessori e giunta fanno i finti tonti – e  non se ne abbiano per l’espressione, se se ne volessero avere, perché notoriamente essa è un modo di dire. Tirano in ballo il fatto che molta parte dell’abitato, per quanto risalente nel tempo e caratteristico, è privo delle tutele  previste dal codice dei beni culturali. O che molti degli edifici più remoti sono pericolanti. Quindi, loro che possono mai fare? Sarebbe il destino cinico e baro di Caserta, pare di capire. In buona sostanza è l’urbanistica che governa loro e non loro che governano l’urbanistica.

L’assessore al settore, rispondendo lo scorso febbraio ad un’interrogazione del consigliere comunale Raffaele Giovine sull’abbattimento – per noi sconcertante – del bel palazzo storico di via Vico, si lasciava andare ad affermazioni sbalorditive, la cui gravità o non si è compresa o si è voluta ignorare. Particolarmente quando, da un lato e con digressione storica, ha parlato di monopolio che c’è stato sugli interventi edilizi del centro storico e di “appannaggi di pochi studi”. E quando ha fatto intendere dell’abuso strumentale che è stato fatto della nozione di edificio pericolante per procedere agli abbattimenti, la cui condizione viene attestata con perizie di parte.

Per via Vico, similmente, la proprietà, tramite i suoi tecnici  –  spiegava l’assessore interrogato –  rappresentava che l’edificio era “attinto da titoli” per l’abbattimento e la ricostruzione con la premialità del 35%, secondo la legge regionale n.19/2009. E qui non è dato desumere se le asseverazioni dei tecnici di parte siano state sottoposte a vaglio fattuale e non solo cartolare da parte dell’amministrazione. Anche perché il palazzo di via Vico, ricadendo in zona pianificatoria sancita come centro storico, non si sarebbe potuto toccare, salvo che non ricorressero i casi di eccezione previsti dalla stessa norma regionale. In particolare il caso degli “edifici realizzati o ristrutturati negli ultimi cinquanta anni”. Ora, certamente il palazzo venne costruito ben oltre gli ultimi 50 anni e quanto alla ristrutturazione si deve dire che, osservando l’edificio, si apprezzava da ultimo una lamiera ondulata a protezione del tetto, mentre il resto della struttura appariva in stato di abbandono sostanziale. Se ciò integra la nozione di ristrutturazione, allora era stato ristrutturato.

Tornando all’immaginario del sindaco, ma davvero crede che, così facendo, saranno attirate in città comitive di visitatori per ammirare le nuove costruzioni che stanno sorgendo, tutte cemento, allumini, esorbitanti e sgraziate nel contesto, propri dell’architettura dell’indifferenziazione tipica dei nuovi quartieri periferici?

Qui, per non ripetere le solite cose trite e ritrite sugli scempi urbanistici attuali, recenti e meno recenti che ci sono stati nelle vie storiche – chi è veramente Interessato potrà leggere decine di articoli di denuncia di CasertaCe.net – veniamo all’ultimissimo caso che si verifica.

Siamo nell’antica via Sant’Antida, già via Corridoio. Quest’ultimo era in antico il nome della via di collegamento tra la storica via S. Giovanni (e quindi la Caserta in piano, di origine medievale) e la più recente via Colombo, frutto della imponente espansione urbanistica incentrata sul grande asse del corso Ferdinandeo (poi Campano, attuale corso Trieste, aperto nel 1849). Il fabbricato è quello a fianco dell’omonimo asilo attestato almeno dal 1897 e deve esserne coevo stando ai caratteri costruttivi ed alla composizione architettonica. Il cartello di cantiere annuncia che sarà abbattuto e ricostruito sulla scorta della licenza edilizia n. 1290 del 2023. Come, non è dato sapere. Primo, perché il cartello non è corredato di un rendering. Secondo, perchè il documento, cercato all’albo pretorio informatizzato del comune non si trova con i normali metodi di ricerca. Ma questa è storia solita, vecchia e grave, che non riprendiamo ora per non tediare i lettori. Nelle immagini di testa, per una migliore comprensione delle cose, abbiamo pubblicato alcune foto dell’edificio in questione, giàin parte abbattuto.

Via Sant’Antida è certamente disgraziata per quello che sta subendo. Dopo i due palazzetti di inizio novecento rifatti malamente a capo strada, l’invasivo condominio Landolfi e Traettino ed il casermone ancora in costruzione, con l’entrata buona sul corso ed il retro su di essa, imbruttita dai locali e dagli impianti di servizio a vista (ma è normale che cabine tecniche e vani di servizio degli edifici nuovi affaccino direttamente sulla pubblica via?), riceve questo ennesimo screzio.

E, come già abbiamo detto qualche altra volta, tremiamo per quello che ne sarà di piazza Correra.

Il nuovo condominio in costruzione in via S. Antida con entrata principale sul Corso
Il cartello di cantiere del palazzo di via S.Antida in corso di abbattimento

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