CENTRALE DEL 118. Signora Lomascolo ma che cosa ci combina? Parte da Sparanise un’ambulanza medicalizzata per spostare un catetere a Casal di Principe
4 Febbraio 2021 - 17:32
Triage stravagante e operatori principianti che riempiono al 100% anche i notturni e in balia totale della loro inesperienza. Sollecitati dai cittadini che vengono a contatto con queste vicende surreali, siamo di nuovo costretti a parlare della coordinatrice della centrale operativa che si trova nell’ospedale di Caserta – ma, poi, non doveva essere trasferita due anni fa? -. Un disastro
CASERTA (g.g.) – Roberto Mannella è un dirigente troppo preparato, troppo esperto ma soprattutto ineccepibile per essere ritenuto l’artefice di alcune cose che continuano a non funzionare all’interno della Centrale 118 di Caserta. Attenzione, noi non abbiano alcuna remora di ordine personale nei confronti di Rosa Lomascolo che, da infermiera, coordina la Centrale operativa di Caserta. Di lei ci siamo già occupati in più occasioni. Un anno fa evidenziavamo, in periodo ancora precovid, tutta una serie di sfasature da cui germogliava la gramigna del disservizio. Si chiama Rosa Lo Mascolo, ma se si fosse chiamata in altro modo avremmo espresso lo stesso gli stessi rilievi. Non sappiamo se d’allora a oggi abbia o meno acquisito il titolo di caposala o se è ancora una facente
Un anno fa, prima del covid e dopo l’avvento della Lo Mascolo, mettevamo in guardia quest’ultima su una serie di vicende che rischiavano di creare inaccettabili discriminazioni tra quei dipendenti più seri
Tre mesi fa ritornammo sul funzionamento del 118. Lo facemmo perché dal territorio ci arrivava un fiume di lettere di proteste da parte delle famiglie di pazienti soccorsi e, più in generale, di cittadini indignati per i ritardi, per le inadempienze eccetera. Puntualmente eseguivamo le nostre verifiche e scoprivamo che i turni “incriminati” erano abitati da operatori con scarsissima esperienza, con sei mesi, massimo un anno di servizio. Ma il problema non era costituito dal bagaglio curriculare degli operatori chiamati dinanzi a quel telefono ad un compito delicatissimo, dal quale può dipendere la vita o la morte di una persona, quando da un’organizzazione che non può essere basata su un plenum di postazioni tutti occupate da principianti. Noi con la signora Lo Mascolo vogliamo dialogare. Ma non sulle chiacchiere, su questi argomenti.
L’altra sera, e veniamo al caso ultimo, un’ambulanza medicalizzata proveniente dalla sede 118 di Sparanise è stata utilizzata per ora nel soccorrere una persona a Casal di Principe, paziente che aveva un problema serio ma non gravissimo, legato ad un’ematuria frutto di un cattivo posizionamento o di uno spostamento imprevisto del catetere. Dunque, un’ambulanza che da Sparanise va fino a Casal di Principe, al lato opposto della provincia, con un medico a bordo, e si occupa di un catetere spostato. Ciò avviene quando a Trentola Ducenta, a 5 o 6 chilometri (non parliamo di tiro di schioppo, perché nella zona è meglio evitare) da Casal di Principe che, utilizzando il personale infermieristico, ci avrebbe messo 5 minuti a sistemare il catetere, risolvere la micro ematuria e dare al paziente una notte più serena.
Se quella sera ci fosse stato, come 24 ore fa, un gravissimo incidente lungo la Statale Appia nell’Agro caleno, l’ambulanza di Sparanise, capaci i giungere sul posto in 3 minuti, non sarebbe stat disponibile, così ci mandavano quella di Trentola demedicalizzata.
Come potete leggere, nulla di personale, ma non è possibile che in questo cavolo di Sud Italia non ci si misuri con la qualità dei servizi. Non è possibile che un’Asl possa consentire che operi una Centrale Operativa 118 con turni completamente gestiti da principianti che con il triage, come dimostra il caso appena illustrato, non ci sanno ancora fare. E né l’Asl si pone il problema di accelerare la loro formazioni attraverso corsi intensivi. Ma basterebbe organizzare, omogeneizzare meglio i turni, affiancando l’operatore alle prime armi ad uno esperto, e casi come quelli di ieri sera non si verificherebbero.
Eppure, questa Lomascolo resta tranquillamente in carica e nessuno le dice niente, perché in questo cazzo di Sud Italia nulla avviene durante la vita professionale di un lavoratore che opera nel settore pubblico per effetto di un discrimine meritocratico. Si va avanti o indietro in base ad altro. Va da sé che la qualità dei servizi pubblici, a partire da quelli delicatissimi della snaità, siano tra i peggiori del mondo.