Certi comuni dell’agro aversano andrebbero aboliti. Gli appalti di oggi del cognato di Claudio Schiavone, imprenditore dei boss, vinti a TRENTOLA e a FRIGNANO
7 Luglio 2025 - 18:55

Il Claudio Schiavone in questione è un pezzo da novanta dell’imprenditoria di Casal di Principe, uno di cui ci siamo occupati decine e decine di volte. Condannato in diversi processi, oggi non può operare negli appalti pubblici come titolare di una sua impresa. È una gerarchia importante che comprende anche suo fratello Antonio Schiavone, titolare della società Megastrutture, che al comune di Caserta ha beccato un appalto da 2milioni e mezzo di euro per la pista ciclabile, i cui lavori sono in corso in questo periodo, e di un appalto dell’amministrazione provinciale di Caserta per la manutenzione stradale. Poi facciamo certi titoli sul clan dei casalesi che comunque infiltra tutte le istituzioni e ci dicono che facciamo demagogia. Ma riusciamo a fermarlo sulla sedia questo Gratteri? Letteralmente spiritato tra presentazioni del suo libro, convegni sulla tuttologia e ora anche presentatore televisivo, in modo che possa occuparsi del fenomeno gravissimo presente in provincia di Caserta. Un mix, non parliamo dei casi specifici, ma cogliamo l’occasione per esprimerci in senso generale tra soldi che arrivano da lontano, corruzione nella pubblica amministrazione e nessuna garanzia di una vera concorrenza, men che meno di una buona qualità dei lavori pubblici. Se lo vuole, glielo spieghiamo noi il meccanismo. Ma figuriamoci, in questo momento lui vive in una nuvola di incontrollabile autostima, sentendosi una sorta di Torquemada. Figuriamoci se ha tempo per un piccolo giornale che ha stabilito che la sua principale missione sia quella di combattere questi fenomeni
TRENTOLA DUCENTA/FRIGNANO (g.g.) – Nel 2014, il collaboratore di giustizia Emilio Di Caterino, considerato tra i più credibili dalla Dda, rispondendo ad una domanda a lui posta durante un interrogatorio, affermava per l’appunto una cosa credibile. Perché credibile, anzi a nostro avviso certo è che Claudio Schiavone, pezzo da novanta dell’imprenditoria connessa al clan dei casalesi, costruttore che ha attraversato diverse vicissitudini giudiziarie, incassando condanne tra cui – ne ricordiamo una a caso – i due anni e nove mesi per l’affare degli appalti della metanizzazione dei comuni clou dell’agro aversano, un’indagine contrassegnata come Concordia-Cpl,
In verità, ad integrazione di quello che Emilio Di Caterino dice, dobbiamo aggiungere, nel rispetto per tutto ciò che questo giornale ha realizzato in quegli anni, ossia nel 2013 e nel 2014, che Claudio Schiavone, i soldi a palate li ha fatti in conseguenza della vera e propria beneficiata di aggiudicazioni, spesso con procedure a dir poco discutibili, ma proprio a dir poco, ottenute grazie all’ufficio tecnico del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, quello con sede in via Roma a Caserta e che, al tempo, non si era ancora fuso con quell’altro rottame del Consorzio di Bonifica Aurunco.
Tornando a Di Caterino, questi afferma di aver conosciuto Claudio Schiavone nel 1998. Ora, siccome Emilio Di Caterino a quel tempo non era titolare di un’agenzia immobiliare, ma era uno dei più fidati scudieri del board della famiglia di Francesco Bidognetti, detto Cicciotto ‘e mezanotte, è chiaro che questa conoscenza non fosse finalizzata a organizzare tornei di briscola nelle sere d’estate.
Sempre Di Caterino ricorda che nel ’98, Claudio Schiavone era in società con il suocero Domenico Galeone, e con i due cognati Orlando e Maurizio Galeone.
Una famiglia con cui si era imparentato sposando Antonietta Galeone.
Un vero e proprio afflato, una grande adunata di affetti, tra parenti e affini, visto che in quella società c’era anche Salvatore Schiavone, uno dei due fratelli di Claudio, mentre non c’era l’altro germano Antonio Schiavone che proprio in quest’ultimo periodo ha fatto la sua fortuna al comune di Caserta aggiudicandosi la mega gara, per le ragioni spiegate più volte, è un’assurda pista ciclabile incastrata in via Acquaviva e anche all’amministrazione provinciale dove si è aggiudicato lavori per la manutenzione stradale.
Poi, il passaggio sulla penetrazione imprenditoriale nei comuni dell’Alto Casertano, ossia i già citati Dragoni, Alvignano ecc.
Un’affermazione che ai nostri occhi, cioè agli occhi di chi ha avuto pieno riscontro sul fatto che Claudio Schiavone abbia fatto asso pigliatutto di quelle zone, dove ripetiamo ha scelto anche di vivere, attribuisce un elemento di evidente credibilità alle dichiarazioni di Emilio Di Caterino.
Non siamo noi ad applaudire questo collaboratore di giustizia, ma è chi gli ha posto, a suo tempo, le domande. A conclusione di questa risposta del bidognettiano, il pm della Dda scrive testualmente: “Ancora una volta è da rimarcare la convergenza dichiarativa tra Emilio Di Caterino e Antonio Iovine”. Cioè, aggiungiamo noi, tra Emilio Di Caterino e uno dei capi storici del clan dei casalesi, catturato nel novembre del 2010 e divenuto qualche anno dopo, a sua volta collaboratore di giustizia.
Seguono, ma non sono rilevantissime nel nostro racconto, le indicazioni di contenuto che danno giustificazione a ciò che il pm afferma in termini generali.
Tutta questa premessa l’abbiamo a garanzia di chi in questo articolo viene citato e a cui vogliamo fornire la certezza che nulla ci siamo inventati e nemmeno nulla abbiamo dedotto, lavorando invece solo e solamente sulla lettera dei documenti da noi cercati e trovati.
Dunque, che Claudio Schiavone abbia un cognato che di nome fa Orlando Galeone è un fatto acclarato. Non c’è dubbio, questa non è materia, non è notizia opinabile.
L’ETA CONTEMPORANEA DEL CONGIUNTO DI CLAUDIO SCHIAVONE
Arriviamo al presente. Esiste e sta operando, pesantemente e anche potentemente nel territorio dell’agro aversano una società cooperativa denominata Fast Appalti. Si ipotizza che tra i vari documenti che i carabinieri della compagnia di Aversa hanno acquisito, in copia al comune di Trentola, oltre a quelli già da noi citati (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO) dei lavori scolastici di via Rossini, attribuiti, poi revocati, poi a seguito di un ricorso al Tar vinto dall’impresa revocata, riattribuiti alla medesima; i lavori di via Gorgia e via Firenze, che abbiamo scoperto si trovano nello stesso perimetro di tutti quelli che riguardano il programma per la prevenzione da rischio idrogeologico, costano al comune 829mila euro.
DA TRENTOLA A FRIGNANO “NON POTEVI DIRMELO CHE TU TI CHIAMAVI MASSIMO”
Ora, trasferiamoci al comune vicino di Frignano, dove nell’ufficio tecnico opera un personaggio ormai rinomato in CasertaCe, Nicola Massimo, uno che viaggia sottotraccia e poi emerge all’improvviso sorprendendo tutti. Un disvelamento che ci ricorda metaforicamente, questo lo capiranno solamente i super boomer – quello operato da il Massimo della celeberrima canzone Sbattiamoci di Renato Zero – “Non potevi dirmelo/Che tu ti chiamavi Massimo/E’ uno scherzo pessimo” (CLICCA E ASCOLTA).
Ora lo sappiamo che si chiama Massimo di cognome quello che dall’ufficio tecnico di Frignano fa partire una zampata leonina. Qualche tempo fa, ad esempio, ha applicato il rinomato schema 5-1, inventato non da Oronzo Canà, ma brevettato negli uffici tecnici, pardon nelle cucine degli orrori della provincia di Caserta già da tempo e divenuto, grazie alle scelleratezze del nuovo codice degli appalti, uno strumento per far piovere soldi senza fine e conto.
Funziona pressappoco così: io perculo il MEPA, utilizzando il fatto che si tratta di una roba garantita dal ministero dell’economia, una mastodontica scemenza attraverso cui il Governo diventa complice di una ormai sistemica patologia degli appalti truccati. Mi scelgo 5 imprese a mia discrezione, e di queste imprese se ne presenta una sola.
In questo caso, a Frignano, per i famosi lavori sempre ricadenti nel discorso del dissesto idrogeologico, di via Tessitore e Corso Europa, parte spacchettata, per un importo di 581 mila euro su un totale di più di 2milioni di euro dell’intero programma.
L’unica impresa presentatasi, manco a dirlo è proprio la Fast Appalti, società cooperativa che si è aggiudicata i lavori con 17mila euro di ribasso. Un 3% giusto per far vedere.
Va be’ ormai siamo stufi, lo abbiamo raccontato centinaia e centinaia di volte questo schifo tutto casertano.
Legale rappresentante della Fast Appalti è Orlando Galeone. Possiamo dire, con certezza, inequivocabile, che si tratta di una persona che lo scorso 1 aprile, non per scherzo, ma per davvero, ha compiuto 57 anni. È nato a Casal di Principe e la sua Fast ha sede legale nell’area industriale di Carinaro, alla strada consortile della zona ASI, mentre la sua sede legale è ubicata proprio a Casal di Principe o in via Cavour o, come ci farebbe più piacere in considerazione della stima che nutriamo per questo grande attore, in via Ugo Tognazzi. Un dubbio legato al fatto che abbiamo trovato un documento che colloca la Fast in via Tognazzi e un altro che la colloca in via Cavour.
Micro dubbio: Orlando Galeone, nato a Casal di Principe il 1 aprile 1968, è il cognato di un pezzo da novanta ed imprenditori legati al clan dei casalesi, cioè di Claudio Schiavone inibito da anni a poter svolgere l’attività di costruttore in appalti pubblici?
Se non fosse così, rimarrebbe comunque la sua potente mano in appalti molto lucrosi a Trentola e a Frignano. Se invece è così – ed è così perché noi abbiamo trovato tutte le prove – allora la questione diventa molto più interessante e potrebbe avere significative implicazioni.
Ora bisogna capire se i documenti acquisti dal comune di Trentola dai carabinieri della compagnia di Aversa appartengono ad una delega ricevuta dai magistrati della Dda, o se invece la delega è stata attribuita dai pubblici ministeri del Tribunale di Aversa-Napoli Nord.
La differenza non è di lana caprina, perché riguarda anche la coscienza, la consapevolezza, tutte professionali, che i magistrati di una Dda, fondamentalmente da ricostruire dopo anni in cui è stata, diciamo così, condizionata da lacci e lacciuoli (indagine Nicola Schiavone-Monaciello-Rfi, did you understand?) comincia ad entrare nel perimetro di una conoscenza reale dei complicatissimi orditi familiari che stanno dentro oppure attorno agli interessi che oggi, non ieri, sono alimentati da quattrini provenienti da fonti a suo tempo, a loro volta, alimentate da attività criminali.