CLAN BIFONE, LA RESA DEI CONTI. Durissime condanne chieste per Nicola Bifone, Antonio D’Amico e l’avvocato Giuseppe Stabile. Per Pietro Vaiano invece…

14 Ottobre 2020 - 13:33

PORTICO DI CASERTA – Si tratta del processo forse più importante degli ultimi anni relativo all’attività criminale della famiglia Bifone di Portico di Caserta, esponenti storici della camorra casertana in quanto primi e per un certo periodo principali riferimenti di Raffaele Cutolo e della nuova camorra organizzata nei territori di loro residenza.

Stamattina, il pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia Luigi Landolfi, che a suo tempo ha condotto e realizzato l’indagine ha pronunciato la sua requisitoria davanti ai giudici della terza sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Ha chiesto 25 anni di reclusione per il capoclan Nicola Bifone, 62enne, attualmente detenuto e difeso dall’avvocato Stefano Vaiano, 20 anni per il 59enne imprenditore edile Antonio D’Amico, difeso dall’avvocato Mario Griffo e 12 anni per Giuseppe Stabile, 55enne avvocato originario di Aversa, attualmente detenuto in carcere, difeso dall’avvocato Alessandro Maresca. Importante anche la richiesta di assoluzione per l’imputato con “colletto bianco” (è stato vicesindaco di Portico) Pietro Vaiano, 59enne, difeso dagli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo che hanno tenuto a loro volta le discussioni o arringhe che dir si voglia, associandosi alla richiesta assolutoria formulata dal pm. Diversi i capi d’imputazione. Il principale quello di associazione a delinquere di stampo camorristico soprattutto con finalizzazioni estorsive da cui nascono le condizioni per le richieste di condanna effettivamente molto pesanti formulate dal pm. Con maggior dettaglio i tre imputati principali sono accusati di aver partecipato stabilmente, con gli altri coimputati, già giudicati in altra sede con rito abbreviato, Antonio Bifone, Giuseppina Di Caprio, Silvana Di Caprio, all’associazione camorristica denominata clan Bifone, che negli ultimi anni si è inserita a largo raggio nelle attività del clan Belforte, anch’esso collegato al tempo al cartello di Raffaele Cutolo. I Bifone hanno continuato a “fare la camorra” a Portico di Caserta ma anche a Macerata Campania, controllando molte attività economiche, operando per il rilascio delle concessioni edilizie, alla partecipazione e all’aggiudicazioni di importanti gare di appalto, al condizionamento delle attività delle amministrazioni pubbliche, al reinvestimento speculativo in attività immobiliari e all’affermazione del controllo egemonico sul territorio, realizzato anche attraverso la contrapposizione armata con altre organizzazioni criminali rivali. I Bifone hanno organizzato per anni il sistema del pizzo concentrando la loro attenzione soprattutto sui cantieri della zona industriale di Portico di Caserta dove è stato molto attivo l’imprenditore Antonio D’Amico. Il tutto ovviamente con le aggravanti tipiche legate soprattutto alla grande disponibilità di armi.

Nella prossima udienza fissata il ci saranno le discussioni degli altri difensori Stefano Vaiano, Griffo e ottobre Maresca. Qualche ora dopo, sarà letta la sentenza.