CONCORSO PER PRESIDI. Ora anche la commissione del Liceo Manzoni di CASERTA rischia grosso: il Tar ordina alla vincitrice, il ministro Azzolina, di tirar fuori tutte le carte che aveva negato

21 Dicembre 2020 - 16:38

CASERTA – Del concorso per preside celebratosi nei primi mesi del 2019 abbiamo scritto di tutto e di più, sin da quando, il 1 giugno dello stesso anno, il settimanale L’Espresso pubblicò il primo articolo.

In quello scritto, tra le altre cose, veniva evidenziato ciò che, nell’ambito di quel concorso, era successo nella sede d’esame di Caserta, quella del Liceo “Manzoni”, vero e proprio quartier generale della lobby più potente dei presidi italiani, quell’Anp di cui Felice Vairo (padre di Adele Vairo) è ancora un dominus tra i più influenti.

Oggi ci ritorniamo perché c’è una novità: il Tar del Lazio ha deciso che la ministra Azzolina, che quel concorso ha vinto, ha avuto torto marcio nell’impedire al comitato “Trasparenza è partecipazione” di accedere agli atti e ha ordinato che i documenti vengano immediatamente messi a disposizione dei richiedenti.

I giornali nazionali scaldavano i motori, evidenziando la circostanza sospetta della presenza contemporanea di Angelo Francesco Marcucci in una riunione della commissione giudicatrice del “Manzoni” e in un’altra in cui, da sindaco di Alvignano, presiedeva i lavori della giunta, come risulta da verbali e delibere.

Questo interesse era anche legato al fatto che il ministro della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina aveva partecipato a quel concorso proprio “pescando” (il meccanismo, sulla carta, era casuale) la sede di Caserta (CLICCA QUI).

Quel concorso e i suoi esiti sono stati duramente contestati dal Comitato “Trasparenza è Partecipazione”, formato dai molti bocciati che ritengono di essere stati ingiustamente defraudati.

Sullo sfondo vengono ventilate gravi irregolarità e, come abbiamo spiegato nell’articolo, un’organizzazione perfetta, gestita anche dai sindacati (la Azzolina, come è noto, è una dirigente dei sindacati della scuola) oltre che dall’Anp, che avrebbe – sempre secondo le prefigurazioni e i sospetti espressi dal comitato – creato tutte le condizioni per superare il problema dell’assegnazione casuale ad ogni singolo concorrente della sede d’esame.

Ma su questo fatto specifico, come detto, basta leggere il nostro articolo dell’8 ottobre.

Al di là dei sospetti, il comitato, a nostro avviso più che legittimamente, aveva chiesto al ministro Azzolina di accedere agli atti di quel concorso, che la medesima aveva vinto, garantendosi un posto da preside per il tempo di allora e anche, a questo punto, per il futuro, visto e considerato che molto difficilmente la Azzolina tornerà a fare il ministro o il sottosegretario e (vista l’aria che tira nel Movimento, che alle prossime elezioni politiche vedrà quantomeno dimezzarsi la sua rappresentanza) difficilmente tornerà in Parlamento.

Ebbene, l’esponente grillina, cioè di un Movimento che in nome della trasparenza assoluta arrivò a chiedere ed ottenere che la trattativa, poi fallita, messa in campo da Pier Luigi Bersani per un governo da lui presieduto all’indomani delle elezioni politiche del 2013, andasse in diretta streaming mondiale, si è comportata in maniera completamente antitetica, come del resto molti esponenti di 5 Stelle hanno fatto e stanno facendo dopo aver raccontato all’Italia che avrebbero fatto la rivoluzione.

La Azzolina ha impedito l’accesso agli atti e ha fatto di tutto perché il comitato non potesse consultarli.

Ciò, come si può ben capire, ha gettato una seria ombra sulla ministra, dato che, come si dice, chi non ha nulla da temere non ha nulla da nascondere, ma anche sul complesso generale di quel concorso e su quello che specificatamente si è consumato all’interno del Liceo Manzoni, vero e proprio feudo della famiglia Vairo.

E questo anche dopo che una sentenza perentoria della Corte di Appello di Napoli ha sancito, senza se e senza ma, che Adele Vairo, la quale ricordiamo è anche assessore comunale alla Pubblica Istruzione a Caserta, occupa illegittimamente il posto che toccava ad un’altra persona grazie a una serie di marchingegni e brighe.

Oggi il Tar ha deciso quel che era ovvio decidesse, e cioè che il Ministero metta immediatamente a disposizione dei cittadini richiedenti tutta la documentazione di quel concorso.