CONCORSO PER PRESIDI tra Marcucci, il Manzoni e dintorni. Ecco come funzionano i meccanismi e quali potrebbero essere i modi con cui far vincere solo i raccomandati

8 Ottobre 2020 - 13:09

E’ diventato un caso nazionale, quello del 2017, perchè vi partecipò l’attuale Ministra Azzolina, la quale ha negato, con buona pace della trasparenza grillina, l’accesso agli atti al comitato Trasparenza è Partecipazione, di cui fanno parte moltissimi concorrenti che ritengono di essere stati ingiustamente bocciati

 

CASERTA(g.g.) Nell’articolo da noi pubblicato sabato pomeriggio (CLIKKA QUI PER LEGGERLO

), abbiamo affrontato il tema del concorso da dirigente scolastico, o preside che dir si voglia, datato 2017.

In questa circostanza, però, non si è trattato di un’iniziativa totalmente ascrivibile alla nostra volontà e ad una nostra azione giornalistica svolta per effetto di una decisione autonomamente presa senza il concorso di alcuno stimolo esterno. Se, infatti, sabato scorso abbiamo scritto, ritornando su un argomento che comunque avevamo già trattato il giorno primo giugno 2019 e il giorno primo luglio, cioè un mese dopo, con due differenti articoli, protagonista principale Angelo Marcucci, sindaco di Alvignano ed esaminatore in quel concorso, a capo di una delle tante commissioni insediate in tutta Italia, precisamente quella del liceo Manzoni di Caserta, è perchè i giornali nazionali si sono occupati e non poco, della vicenda, riprendendo il filo di una prima iniziativa, assunta dal settimanale “L’Espresso”, proprio nell’estate 2019, contemporaneamente all’uscita dei nostri articoli.

Abbiamo letto un paio di cose, una soprattutto, pubblicata da La Repubblica. L’attenzione dei media nazionali è naturalmente legata al fatto che uno dei vincitori di quel concorso fu l’attuale Ministra alla pubblica istruzione Lucia Azzolina, la quale però ha negato al comitato Trasparenza è Partecipazione, costituito da alcuni dei bocciati di quel concorso, l’accesso agli atti dello stesso. Magari ci saranno state motivazioni formalmente valide, ma non è molto elegante che una tizia faccia contemporaneamente il ministro della Pubblica Istruzione e la guardiana, dotata di potestà dispositiva, sugli atti del concorso per effetto del quale è stata nominata preside. “Se famo du spaghi…” avrebbe cantato l’ottimo Elio con le sue Storie Tese.

Chiariti i motivi per i quali siamo tornati sull’argomento, è normale, per chi conosce come lavora CasertaCe, prevedere una nostra autonoma iniziativa d’indagine.

Bisogna partire dai fondamentali su cui abbiamo studiato negli ultimi giorni. Non conoscendoli perfettamente, abbiamo esposto, nell’articolo di sabato scorso, l’ipotesi che Angelo Marcucci, conclamatamente ed indiscutibilmente erogatore di corsi agli aspiranti presidi, cioè a quelli che hanno partecipato al concorso 2017, possa aver incrociato qualcuno di loro, dal momento che (facciamo il bis degli “spaghi” di Elio), ovviamente all’italiana, facendo una cosa a dir poco inopportuna, ha svestito i panni del formatore per un concorso ed ha indossato quelli del commissario giudicatore dello stesso concorso.

In effetti, quella nostra ipotesi non è teoricamente impossibile. Però, per come l’abbiamo presentata, va corretto leggermente il tiro sulla cifra di probabilità, che è più bassa rispetto a quella che tenevamo in testa noi. E lo dobbiamo fare proprio perchè abbiamo studiato le modalità del concorso, che si sviluppa in tre momenti: una preselezione che si attua attraverso un ampio questionario, una prova scritta con particolari caratteristiche ed una prova orale. 

Queste modalità sono state, almeno in teoria, collegate ad una procedura che dovrebbe garantire la massima trasparenza. Le buste contenenti i questionari prima e, in caso di superamento di preselezione, la prova scritta, vengono spedite (si dice casualmente ma questo lo sanno i funzionari del Ministero che gestiscono il tutto), ad un’altra commissione. Se ricorriamo ad un esempio, facciamo prima: io sono di Caserta e invio tutti i documenti per partecipare al concorso per diventare preside. Non ho alcuna certezza neppure sul luogo della preselezione. Nel senso che questa sarà fatta sicuramente in una sede diversa dalla mia, probabilmente in una delle altre province della Campania.

Stesso discorso per la prova scritta. Una volta imbustati gli elaborati, questi non vengono corretti dalla commissione insediata nel luogo dove tu hai fatto l’esame, ma in una sede diversa, anche distante centinaia e centinaia di chilometri. Riteniamo, anche se questa cosa specifica non l’abbiamo approfondita, che lo stesso accada poi per la prova orale che si andrà a fare in una sede ancora diversa da quelle in cui sono state tenute le prove scritte e da quelle in cui gli elaborati sono stati corretti.

Sulla carta, dunque, se ci trovassimo in Svizzera, questo basterebbe ed avanzerebbe per stare tranquilli. Perchè effettivamente il criterio sembra efficace e molto complicato da eludere.

Ma questa non è la Svizzera, ma è l’Italia. E onestamente, non riferendoci al fatto specifico, se da noi è stata coniata anche la parola concorsopoli, ci sarà un perchè che risiede (carta canta) nelle decine, anzi nelle centinaia e centinaia di inchieste della magistratura sui concorsi pubblici truccati. Per cui, occorre non accontentarsi neppure dell’apparente blindatura delle procedure utilizzate per le varie prove.

Esiste in Italia un sistema, una struttura in grado potenzialmente, anche in questo caso il nostro ragionamento è puramente teorico, di tenere tutti i fili, cioè di avere un quadro preciso durante tutti i momenti del concorso per preside?

Secondo noi, esiste. I presidi hanno le loro organizzazioni di categoria, le quali hanno i loro dirigenti territorialmente sparsi e fortemente connessi tra di loro. Per cui, ovviamente sempre in teoria, il fatto che uno abbia effettuato a Lecce o ad Agrigento e questi siano stati corretti a Sondrio, non esclude di per sè, che lì in Valtellina, ci possa essere un commissario alla ricerca di un suo perchè, alla ricerca, ad esempio, di quella che possiamo definire “la frase magica“. Uno dei sistemi più collaudati dei concorsi truccati, ottimo sia ai tempi della pre-informatica che oggi, nella mega bolla digitale, è quello di memorizzare una frase o una parola chiave, un termine, un sostantivo che poi sarà riconosciuto così come capita ad esempio alle elezioni con le schede segnalate.

Il concorrente di Lecce che magari ha fatto il corso di formazione a Casarano o a Gallipoli, ha acquisito, durante la fase di preparazione, molti contenuti e infine un fogliettino o una parola bisbigliata all’orecchio con una frase o meglio ancora con un solo termine preso dal vocabolario, ovviamente pescato tra i non consueti, tra quelli raramente utilizzati. Questo, partendo comunque dal presupposto che il meccanismo di smistamento degli elaborati e anche dei concorrenti assegnati a questa o a quell’altra commissione, come luogo fisico dove svolgere le prove scritte e quelle orali, avvenga in maniera autenticamente casuale e non ci sia magari qualche funzionario ministeriale che prenda visione della mappa, tenendola costantemente sulla propria scrivania e magari facendoci cadere qualche goccia di caffè sopra.

Tornando a Marcucci, dunque, se lui nel 2017 è stato presidente della commissione giudicatrice insediata al Manzoni, ciò di per sè significa poco nel momento in cui si formulano ipotesi sulla corretta e trasparente procedura concorsuale. Noi non sappiamo infatti chi siano stati i partecipanti al corso organizzato a San Giorgio a Cremano, non sappiamo se si tratta solo di persone in carne ed ossa che magari hanno svolto la loro partecipazione in web conferenza, risiedendo in provincia lontane di altre regioni. In breve, non sappiamo nulla su queste identità e su dove siano stati smistati i partecipanti a quel corso.

Non possiamo dunque sostenere che ci possa essere una forte probabilità che chi abbia fatto il corso a San Giorgio a Cremano o chi abbia fatto il corso con la società cooperativa Obelix, secondo “La Repubblica”, collegata a doppio filo aFelicr Vairo, padre della preside sub-iudice del liceo Manzoni, luogo in cui la commissione giudicatrice ha operato, Adele Vairo, abbia potuto incrociare la citata commissione del Manzoni in una delle fasi, cioè elaborando gli scritti qui a Caserta, o magari elaborandoli a Pesaro con successivo smistamento per la correzione al liceo Manzoni e così via.

Non possiamo stabilire una cifra reale di probabilità, ma neppure possiamo escluderlo a priori perchè nella procedura concorsuale, non esiste una regola, una condizione di tale blindatura da poter evitare la solita roba all’italiana, una mano lava l’altra, assumeremo i raccomandati, quelli che hanno pagato 1.500 o 2.000 euro per fare i corsi da una parte o dall’altra, e non i meritevoli. Da questo punto noi partiamo con la nostra indagine. Esiste o non esiste quella che nel linguaggio surreale e rituale dell’antica criminalità napoletana, meravigliosamente ripescato in un film degli anni 80 con Massimo Troisi e Lello Arena (si chiama “Parlese”) veniva definita “‘a cupa d’a torta“, cioè una mente o un direttorio ristretto di menti ordinatrici e pianificatrici in grado di mettere in relazione l’enorme quantità di quattrini che girano per la preparazione del concorso per presidi con i risultati dello stesso?

Può darsi di sì, può darsi di no. Lente di ingrandimento in mano e andiamo avanti.