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CASERTA. Il comune vuole truffare i casertani con le cartelle per il contributo cimiteriale. Prescrizione, posizione shock

19 Settembre 2018 - 20:08

CASERTA (g.g.) – E’ sicuramente, per noi, un dato di fatto, ed è inutile dilungarci sul motivo di ciò, che le dichiarazioni pubbliche e le ricostruzioni erogate ai suoi comunicati stampa dal consigliere comunale di Caserta di Fratelli d’Italia Stefano Mariano, necessitano di un supplemento di analisi, controllo e verifica. Dunque anche l’alzata di scudi che Mariano ha fatto quando ha denunciato quella che sarebb, a suo dire, l’incredibile risposta ricevuta dall’ineffabile segretario comunale Luigi Martino sulla dibattutissima e complicatissima vicenda dell’invio delle cartelle per il recupero in mora dei contributi che la gran parte dei cittadini casertani devono versare al comune per partecipare ai costi dei servizi cimiteriali, che oggi effettivamente sono una vera merda.

Mariano aveva posto al segretario il problema della prescrizione, cioè i 5 anni di vita giuridica dell’avviso che il comune spedisce al cittadino-contribuente. Sempre secondo Mariano, e qui approdremmo veramente ad una condizione di negazione delle basilari strutture del diritto naturale, il segretario avrebbe risposto che è corretto spedire tutti gli avvisi relativi a 7 anni, precisamente il 2009, 2011, 2014, 2015, 2016, 2017 e 2018, rimanendo a carico del cittadino-contribuente la possibilità di invocare la scadenza dei termini di prescrizione.

Il sospetto che Mariano abbia compreso bene l’assurdità comunicata dal segretario diventa quasi prova nel momento in cui partono gli avvisi del 2009 e del 2011, che sono chiaramente improcedibili

per intervenuta prescrizione.

E chi l’ha detto, avvocato Carlo Marino, (ora mi delude, essendo lei un ottimo giurista), che l’onere della prova tocchi al cittadino? E’ come se il sottoscritto, comparso circa 25o volte davanti ad un tribunale della Repubblica, spintovi dalle querele intimidatorie di chi pensava che facendo così l’avrebbe fiaccato (se, se…), beccasse una condanna, emessa con un dispositivo nelle cui ultime due righe c’è scritto: “Poi, caro imputato, se ti va, fatti i conti tuoi e se ritieni che il reato sia prescritto, ce lo comunichi e solo allora ci degneremo di verificarlo“.

Marino, lei è un avvocato. Quante volte, invocando la prescrizione per un suo cliente, ha visto il giudice ritirarsi in camera di consiglio, andando a verificare i termini, le varie interruzioni della decorrenza degli stessi, per poi uscire in aula, rigettare l’istanza oppure, molto più spesso, fare alzare tutti e In nome del popolo italiano” sentenziare il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione?

Sa qual è il pericolo grave di questa vicenda? Che molti cittadini, soprattutto quelli delle fasce deboli, per mancata conoscenza delle cose, per non avere in casa un figlio, un nipote che possa metterli in guardia, pagheranno anche il 2009 e il 2011 senza appellarsi ad una prescrizione che è, invece, assolutamente nei fatti.

Sa come si chiama questo reato, sindaco Marino? Dal punto di vista penale, è un’appropriazione indebita e dal punto di vista civile, art. 2041, “indebito arricchimento”.

Se in questa città ci fossero veramente associazioni in difesa dei consumatori, avrebbero già montato un pandemonio, con tanto di minaccia di class action.

Ma questa è una città-bagattella, in cui l’ignoranza, il relativismo culturale, in questo caso, di tipo giuridico-amministrativo, attuato da persone, da alti dirigenti che prendono 10.000/12.000 euro al mese, azzera il ruolo attivo di cittadinanza e consente che una gestione delle cose illegittima e molto spesso illegale, venga considerata fatto normale.

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