CORONAVIRUS. PROBABILE CASO A CASERTA. Che genio: De Luca, il nuovo Barbara D’Urso, ha capito tutto. Il virus è generato dalla mozzarella di Bufala

26 Febbraio 2020 - 18:48

CASERTA (g.g.) – Freme il governatore De Luca. E’ chiaro che ha in testa un nitido piano d’azione che parte da una sua scoperta: il Coronavirus è connesso indissolubilmente alla mozzarella di bufala. Dopo aver annunciato, infatti, il possibile caso di Battipaglia (LEGGI QUI), ecco che dalla sua pagina Facebook incontinente e letteralmente scatenata da una settimana a questa parte, ne annuncia senza definirlo territorialmente, salvo poi collocarlo a Caserta, forse in onore di Carlo Marino, presente nell’occasione, durante le dichiarazione in conferenza stampa durante l’incontro con i sindaci della Campania. Quali sono le patrie della mozzarella di bufala? Chi fa parte del Consorzio di Tutela (si fa per dire) del marchio Dop? La provincia di Caserta e quella di Salerno, questa con riferimento specifico al territorio di Battipaglia, dove si produce la mitica zizzona.

Al di là dell’aspetto satirico che riteniamo si adatti benissimo alla situazione di un uomo politico che ritenevamo molto più serio, rispetto a come si sta dimostrando in queste ore, è evidente che in negli ultimi giorni tutta la politica, diversamente connotata, cerca, con il cinismo che appartiene al proprio dna, di approfittare dell’occasione. Cosa di meglio può capitare di meglio a un De Luca o magari a un Fontana a Milano (par condicio, non ne abbiamo mai fatto una questione di partito o di schieramento) che una situazione in cui si può parlare al popolo, mai come in questa occasione bue, a tutti gli italiani del perenne melodramma oppure nel nostro caso a tutti i campani, come a loro parlano una Barbara D’Urso, un Massimo Giletti eccetera.

Questi qua dei numeri uno, degli autentici target di successo. La mozione dei sentimenti costante, pur che sia, indipendente il più delle volte dall’esistenza o dalla non esistenza effettiva degli stessi sentimenti, è una formula che funziona. Fa fare ascolti e tanti quattrini alle televisioni, sia a quelle commerciali, sia a quella pubblica.

E allora si prende la palla al balzo: De Luca smette i panni dello sceriffo, del Charles Bronson dei noiartri e indossa quelli del bonario padre di famiglia che bada, sorveglia e tutela il destino di ognuno di noi. Ma non attraverso atti concreti di cui dare notizia in maniera sobria e asciutta, come sarebbe serio fare e così come stanno facendo in questo frangente nelle democrazie all’altezza del termine che le definisce, ma attraverso una narrazione retorica, immaginifica e, aggiungiamo noi, anche manipolatrice, artefatta. Perché parlare del coronavirus così come si sta continuando a fare in queste ore significa solamente raccontare una parte, sicuramente la meno importante, della vicenda. Tra gli 400 casi di positività al tampone avvenuti in Italia, ci sono stati 12 decessi. De Luca, da uomo delle istituzioni, alla stessa stregua del premier Conte e dei vari leader dell’opposizione, dovrebbero illustrare caso per caso la vicenda clinica dei deceduti. Non c’è uno che sia uno che non sarebbe morto di qui a poco. Magari l’arrivo del Coronavirus ha velocizzato di poco la loro fine ma, attenzione, lo stesso percorso infausto si sarebbe verificato se questi avessero sofferto di uno qualsiasi degli altri 5 ceppi non “tremendi” di questo cazzo di virus o di una qualsiasi altra forma influenzale.

Al riguardo esiste una casistica di decessi causati dalle complicazioni legate ad un’influenza di qualsiasi genere. Ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Si esprimono con numeri importanti, nettamente superiori rispetto a quelli del covid-19, ma questo Conte, De Luca e compagnia, cioè le nuove Barbaradurso non lo dicono. E non lo dicono neanche i giornali, né i giornaloni, né i giornaletti. Perché non conviene. Perché la vera storia di questi giorni è una sola: una mastodontica rappresentazione, un enorme manipolazione connotata da un’espressione vigliacca e sciacalla finalizzata all’audience, alle copie e, figuriamoci se i politici non ne approfittavano, a raccogliere più voti alle elezioni.