Così parla l’Asl di CASERTA. Il dirigente: “Facciamoci i cazzi nostri, siamo soci occulti…. e come se le chia… quelle quattro tr…?”

21 Aprile 2021 - 13:03

L’INTERCETTAZIONE. Il tema è sempre quello della strategia del capo dipartimento DSM per affrontare l’inchiesta giudiziaria. Era sicuro di sè, al punto da aver pronunciato una frase che di fatto, è una vera e propria confessione

 

AVERSA(g.g.) Non sminuisce certo la validità, la qualità di questa inchiesta giudiziaria, il dato che ne ha determinato una facilitazione evidente: riteniamo che il pubblico ministero della procura presso il tribunale di Aversa-Napoli nord, non abbia mai incontrato, nella sua autorevole carriera, un indagato utile, anzi utilissimo, quale si è dimostrato Luigi Carizzone nelle conversazioni intercettate, soprattutto in quelle con la sua persona di fiducia, nonchè amante, Patrizia Rampone.

Lo stralcio che pubblichiamo oggi, è, al riguardo, illuminante. Ci sarebbe piaciuto vedere la faccia dei carabinieri che stavano lavorando davanti al dispositivo che trasmetteva le voci delle due persone intercettate, quando Carizzone ha esclamato, volendo spiegare la sua strategia in merito all’indagine aperta dall’autorità giudiziaria e di cui aveva avuto notizia dopo le convocazioni formali indirizzate a Giuseppe ed Antonio Morlando, teste di legno, quali legali rappresentanti delle due strutture di accoglienza per malati psichici, Verde Smeraldo e Rosso Rubino, “Siamo occulti“.

Ovviamente, il gip che ha firmato l’ordinanza, ha evidenziato l’affermazione con un marcato grassetto e con una sottolineatura. Giustamente, l’ha definita una confessione. Perchè a pensarci bene, questo Carizzone era un grande imbroglione, un ladro (e stavolta c’è poco da fare per i garantisti, sulla colpevolezza a sentenza passata in giudicato) ma era anche un fesso. O meglio, era un fesso quando doveva affrontare problemi manifestatisi esternamente alle 4 mura del suo ufficio.

Evidentemente imbrogliava da così tanti anni da ritenersi fuori a prescindere da ogni sospetto e dunque non soggetto al “pericolo” di essere intercettato. Noi, di ordinanze del genere, ne abbiamo lette a decine. Di solito, i protagonisti, quando si accorgono che qualcosa di giudiziario si muove attorno a loro ma anche lontano da loro ma con possibilità di pericoloso avvicinamento, cominciano a parlare strano, magari con un linguaggio criptico o addirittura non parlano proprio più, nè al telefono, nè nei loro uffici e neppure nelle proprie abitazioni. Questo qua, non solo ha continuato a parlare, ma neanche si trattasse di un filmettino che narrava una storia di un gruppo di furbi truffatori, si è sentito molto gratificato dalla descrizione fatta a Patrizia Rampone: “Noi siamo occulti“.

Guardate, ha indovinato bene anche l’aggettivo dato che l’espressione soci occulti ha una precisa codificazione giuridica ed è, giuridicamente parlando, valutazione ortodossa. Insomma, un vero piacere ascoltarlo mentre parlava ‘sto Carizzone. In questa intercettazione, lui torna a citare la notte insonne che ha vissuto. Non una notte di agitazione ma di pianificazione strategica. Per cui, mentre il manzoniano innominato viveva il travaglio del rimorso, Carizzone, invece, allo spuntar del sole aveva partorito il seguente pensiero che poi riporta pari pari alla Rampone: “Io ho deciso stanotte: noi ci dobbiamo fare i cazzi nostri altrimenti questi ci rovinano…“.

Attenzione: quello evocato da Carizzone non era un pericolo imminente, altrimenti non avrebbe parlato senza remore alla Rampone. Diciamo che cominciava ad intravedere qualche rischio e allora riteneva che fosse necessario far accompagnare i due prestanome, cioè Antonio e Giuseppe Morlando da altrettanti avvocati fidati, in modo che non dichiarassero cose compromettenti. E qui non si capisce bene, però, se Carizzone fosse semplicemente ignorante e dunque non a conoscenza del fatto che quando l’autorità giudiziaria, facendolo direttamente o attraverso la polizia giudiziaria, convoca un cittadino, come si suol dire, “a sommaria informazione” o “come persona informata dei fatti”, l’avvocato non si porta dietro. Semplicemente, perchè è una convocazione di tipo testimoniale. Il legale diventa invece obbligatorio quando vieni convocato con un mandato di comparizione che di per sè, implica la tua iscrizione nel registro degli indagati.

Per cui, o i Morlando erano già indagati e allora Carizzone gli voleva mettere vicini avvocati che potessero orientare le loro dichiarazioni da inserire nel verbale di interrogatorio, oppure l’ignoranza faceva sì che il capo dipartimento della salute mentale dell’Asl di Caserta, ritenesse che un testimone, convocato come tale, potesse, qualora lo desiderasse, farsi accompagnare da un legale.

L’ultimo passaggio lo dedichiamo ad una preoccupazione della Rampone. Sostanzialmente, Carizzone si dimostra ancora persuaso del fatto che l’indagine della procura sia finalizzata a fregare Nicola Bonacci, che dopo essere stato chiamato in molti modi, viene definito nello stralcio odierno, “a purcell”. Non solo: Carizzone pensa che possano rimanere coinvolti anche Valentina Bonacci, cioè sua figlia e il marito di questa, cioè il già noto Antonio Scarpa, commercialista pure lui arrestato in esecuzione all’ordinanza.

Di qui, la riflessione su un possibile atto difensivo di Nicola Bonacci, a cui, stando così le cose, non rimaneva altro se non rifugiarsi nella pensione. E qui anche la Rampone dà il meglio di sè. Non è un’espressione censurata la sua, quindi la riportiamo pari pari: “No, in pensione non ci andrà, che potere avrebbe più? Come se le chiave queste 4/5 troie che tiene….”. E qui il nostro pensiero va dritto verso “quel festino” di cui i due, cioè Carizzone e la Rampone parlavano in un’altra loro conversazione in cui abbiamo dato conto l’altro ieri (CLIKKA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO).

Quadrato il cerchio con le presunte abitudini sessuali, indotte dal potere di Nicola Bonacci, specifichiamo la preoccupazione di cui sopra: tra i soci delle cooperative Rosso Rubino e Verde Smeraldo, c’era anche quella che probabilmente è una delle autentiche vittime di questa storia (nel senso che forse è stato trascinato dalla consorte in un contesto di cui lui non poteva non comprendere la vera struttura e il ruolo delle teste di legno), cioè Maurizio Pirozzi, marito di Patrizia Rampone. Il timore è che possa essere coinvolto. Ma è lo stesso Carizzone a tranquillizzare la donna: “L’unico che compare sarebbe il povero Maurizio, ma quello sa parlare, dice che cazzo me ne fotte, io avevo mia moglie malata!“.

Amen.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA