CRISI JABIL. Lavoratori bloccati prima di arrivare al Ministero. “L’azienda conferma i licenziamenti”

27 Giugno 2019 - 16:40

ROMA –  I lavoratori della Jabil di Marcianise sono partiti in 400 dalla Campania per far sentire la propria voce sotto al ministero dello Sviluppo economico durante l’incontro fissato dopo l’annuncio di 350 licenziamenti da parte della società di elettronica. Solo 40 manifestanti sono però potuti arrivare in via Molise con lo striscione “Jabil società per acquisizioni. No ai 350 licenziamenti”, che fa riferimento all’acquisto da parte dell’azienda della Ericsson di San Marco Evangelista, nel 2015.

La questura – secondo quanto si apprende dalla Fiom – ha fatto fermare gli altri a piazza della Repubblica, una decisione che ha portato a momenti di tensione all’arrivo dei pullman a Roma.

“I lavoratori Jabil vengono fermati a Piazza della Repubblica e non gli è consentito di assistere e presidiare, come regolarmente richiesto, all’incontro convocato prontamente al ministero dello Sviluppo Economico per discutere dei 350 licenziamenti decretati dall’azienda”. E’quanto afferma il segretario generale della Uilm Campania, Antonio Accurso, secondo il quale “è inaccettabile che si impedisca a 300 lavoratori che rischiano il licenziamento di presenziare all’incontro che può decidere sul proprio futuro”.

“Dopo tre ore di discussione e un tentativo del governo, in ristretta, di far recedere dalla propria posizione la Jabil, la multinazionale ha confermato la linea estremamente rigida che non prevede nessun congelamento della procedura di licenziamento collettivo per i 350 lavoratori di Marcianise”. E’ quanto affermano poi, in una nota, lo stesso Antonio Accurso, segretario generale Uilm Campania e Giovanni Rao, segretario regionale e responsabile di settore.

“Abbiamo ribadito – spiegano Accurso e Rao – che è un atteggiamento inaccettabile e che rompe con una tradizione di condivisione dei problemi che negli anni ha permesso di superare momenti anche complicati. E’ necessario un pressing istituzionale che faccia ritrovare la via del dialogo e imponga il ritiro della strada unilaterale. Non è ipotizzabile la gestione di un esubero che nei numeri supera in lavoratori che dovrebbero rimanere occupati”. “Va ricercata – concludono – una via d’uscita che non lasci persone per strada altrimenti tutto può essere messo in discussione e si vanificheranno tutti gli sforzi profusi negli anni per salvare questo insediamento”.