CASERTA/CAIAZZO/SUCCIVO – Le istituzioni non hanno ben chiaro il lavoro del pizzaiolo, spesso ci considerano come un qualcosa che viene dopo la cucina. E questo, in un momento di difficoltà come quello che stiamo vivendo, si ripercuote sulle nostre attività”. E’ l’allarme lanciato da Franco Pepe, titolare della nota pizzeria ‘Pepe in grani’ di Caiazzo, riconosciuto come pizzaiolo numero uno al mondo da Forbes. “Siamo ben consci della situazione attuale ma stiamo pagando l’incertezza delle istituzioni. Per noi, ad esempio, aprire solo a pranzo serve a poco. La pizza, a differenza della cucina, è un prodotto serale. Stesso discorso per delivery o l’asporto, non bastano a portare avanti un progetto, soprattutto nei paesi dell’entroterra e con pochi abitanti.
Così
Pepe
Ma lo Stato ci chiede sempre il 100% di quanto gli spetta. Stiamo arrivando al collasso, e rischiamo di chiudere tutti. L’asporto e il delivery, uniche attività consentite, sono acqua che non toglie sete, specie per le attività più grandi con costi più alti e, quindi, prezzi più alti. Così come l’apertura a pranzo, che per una pizzeria non è il massimo. E la più grande offesa – continua Lioniello – è vedere invece Sanremo in questa settimana andare tranquillamente in scena, mentre la ristorazione è drammaticamente ferma. Serve un risarcimento importante dallo Stato per tutto quello che stiamo perdendo, sia a livello economico che psicologico. Stanno affossando la classe imprenditoriale, soprattutto quella più giovane che ha spese enormi. I nostri dipendenti – conclude – sono in cassa integrazione, ma non è ancora arrivato un soldo. Come fanno a mandare avanti le famiglie? Ci trattano come dei burattini, se si deve chiudere, lo facessero per un mese, anche due. Chiudessero tutto però, e alla ripartenza torniamo a lavorare con continuità e senza interruzioni. Soprattutto non solo a pranzo”.