Direzione della REGGIA DI CASERTA. Domani il verdetto del Tar, ma potrebbe cambiare poco

24 Giugno 2019 - 15:56

Caserta – (pasman) I lettori ci perdoneranno se la prendiamo un poco alla larga, dicendo che la censura contemporanea non ha le forme di quella storica, odiosa, occhiuta, praticata dai regimi totalitari, comunista o fascista che fossero, e che colpiva principalmente le opere del pensiero e la corrispondenza dei dissidenti politici. Né ha le forme di quella epistolare, funzionale e più recente, che colpisce i detenuti per mafia in ragione della loro pericolosità criminale.

Ma è ben più sottile, perché è principalmente sociale, perché è subdola. Lascia fare dando la parvenza di rispettare la libertà di chiunque. E si esplica semplicemente non dando spazio nell’informazione al fatto, all’avvenimento che si vuole passare sotto silenzio.

Perché, parafrasando quello che pare Berlusconi dicesse a Putin,se una cosa non è in televisione non esiste…, al pari, se una cosa non va sui giornali o sui social-media non la conoscerà nessuno.

Bene, dopo questa tiritera, come viene in ballo la cosa della censura ?  Ovviamente, in riferimento alla nomina del nuovo direttore della Reggia, per la quale c’è sentore giustappunto di censura.

Perché, chi ne ha seguito un poco i fatti, sa che, a conclusione della selezione svolta, veniva prescelta l’architetto Tiziana Maffei.

Nell’attesa della formalizzazione della sua designazione, uno dei concorrenti esclusi, Antonio Tarasco di Aversa presentava ricorso al Tar per un asserito e macroscopico errore di calcolo della graduatoria, che, doverosamente corretto, lo vedrebbe prevalere sulla Maffei. C’è da precisare che l’eccezione veniva spiccata sui punteggi formativi che portarono alla triade dei papabili direttori: secondo la tesi di Tarasco, lui doveva entrare nel gruppo dei tre.

Nonostante l’eccezione non peregrina del ricorrente, capace di mettere in discussione l’operato ministeriale, Alberto Bonisoli, il ministro del MiBAC, con un senso dell’opportunità istituzionale certamente non formidabile essendo già nota l’iniziativa giudiziaria, lo scorso 7 giugno si precipitava alla Reggia di Caserta, dove, nel corso della sua visita al monumento, si complimentava con la Maffei per la sua designazione quale nuova direttrice, dandola per scontata, benché la nomina fosse ancora ufficiosa.

In quella stessa mattinata, davamo la notizia di come la senatrice Margherita Corrado, del M5s, già dal precedente giorno 2 avesse inviato una lettera aperta al ministro Bonisoli, del suo stesso partito, con la quale gli chiedeva di riconsiderare la designazione della Maffei, sulla base di una serie di gravi e fondati rilievi.

Eppure, nel corso della conferenza stampa pomeridiana che seguiva alla visita del ministro, di questa rilevante circostanza non se ne  parlava per nulla. Non venivano poste domande né veniva  richiesto un commento.

Tant’è che all’indomani, tutti i resoconti pubblicati sull’incontro alla Reggia non facevano alcun riferimento alla lettera della senatrice Corrado, per quanto incredibilmente, avendo il fatto tutto l’evidente clamore della notizia in senso giornalistico.

Nei giorni successivi non è andata meglio, quando la crotonese senatrice Corrado, che non va dimenticato è professionalmente interna al mondo dei beni culturali in quanto archeologa, ha ulteriormente manifestato il suo disappunto per l’intera vicenda.

Perché i nostri lettori possano giudicare meglio, ecco cosa dice l’esponente politica pentastellata nei  post da lei pubblicati, che più chiari di così non possono essere.

Com’è noto, l’intera faccenda non si è ancora chiusa e si attende domani, 25 giugno, il pronunciamento del Tar sul ricorso di Tarasco. In caso di accoglimento dello stesso, però, c’è da precisare che la scelta finale toccherebbe comunque al ministro Bonisoli. Insomma, nonostante l’eccezione presentata, potrebbe non cambiare nulla.

Staremo a vedere. Ma intanto come si deve chiamare tutto questo, se non censura?

 

QUI SOTTO I DUE POST PUBBLICATI SU FACEBOOK DA MARGHERITA CORRADO