MANETTE A CASERTA. Offerta troppo bassa. E a sette giorni dall’arresto Franco Biondi “toglie” l’appalto da oltre UN MILIONE alla Gesim dell’indagato Raffaele Nunziante

23 Giugno 2024 - 19:30

CASERTA – Offerta anormalmente bassa. È con questa definizione, prevista dall’articolo 97 comma tre del codice degli Appalti 2016, che la commissione di gara nominata per i lavori, finanziati dal PNRR, di recupero dell’asilo nido comunale in viale Cappiello da oltre un milione e mezzo di euro, ha escluso la società che si era classificata in prima posizione e che quindi sarebbe stata aggiudicataria dei cantieri.

Si tratta della Gesim srl impresa che la procura di Santa Maria Capua Vetere riconduce a Raffaele Nunziante, figlio del noto imprenditore Ciro (non indagato), recentemente indagato nell’inchiesta che il 13 giugno scorso ha portato all’arresto ai domiciliari dei dirigenti comunali Franco Biondi, Giovanni Natale, del dipendente comunale Giuseppe Porfidia e dell’assessore Massimiliano Marzo, oltre che dell’imprenditore Gioacchino Rivetti, padre del dipendente dell’ufficio tecnico Pasquale Rivetti (non indagato) che, quindi, lavorava alle dipendenze proprio di Biondi.

Oltre a loro, indagati a piede libero gli imprenditori Raffaele Nunziante, Giuseppe Piscitelli e Michele Campanile, il capo della segreteria di Marzo, Magdi Khachermi, Pasquale Marotta, imprenditore, il dirigente Luigi Vitelli, l’assessore e vicesindaco Emiliano Casale, Gennaro Rondinone e Gaetano Di Tora, geometra del comune.

Per Nunziante, la procura di Santa Maria Capua Vetere aveva richiesto addirittura l’arresto di carcere, non autorizzato dalla gip Vecchiarelli.

Raffaella Nunziante è accusato di corruzione elettorale e corruzione propria, relativamente al suo rapporto con Massimiliano Marzo e alcuni lavori firmati dai dirigenti Luigi Vitelli e Franco Biondi.

L’esclusione di Gesim è quanto emerge dalla determina numero 637 del 7 giugno, ovvero l’atto pubblicato una settimana prima dall’arresto di Biondi e da lui firmato.

La commissione di gara, nella quale c’era come componente anche il citato Vitelli, il 21 novembre scorso aveva messo come primo in graduatoria l’operatore economico Gesim che, come detto, fa parte delle imprese dei Nunziante.

A quel punto, sembrava ormai scontata l’aggiudicazione all’impresa dei lavori da 1 milione e 728 mila euro.

Ma la commissione di gara ha ritenuto troppo bassa l’offerta dei Nunziante, che prevedeva uno sconto sui lavori del 15% così come sul corrispettivo tecnico e una riduzione dei tempi di cantiere di 140 giorni.

Le risposte di Gesim sono giunte, ma non sono state rinvenute valide e, alla fine, il primo dicembre scorso, la società dei Nunziante è stata esclusa ed è stata decisa l’aggiudicazione alla società Antea di Giugliano in Campania, con legale rappresentante un certo Pasquale Goglia, che aveva presentato un non irresistibile ribasso del 2,56% su lavori e corrispettivo tecnico e una riduzione dei giorni di cantiere pari a 17,80.

Irresistibile, ma comunque è bastato.

Una curiosità ci resta, però. Ma i carabinieri del comando provinciale di Caserta quando sono andati sul comune di Caserta a “vedere” le carte su Gesim, Nunziante e tutto il resto? Prima o dopo questa procedura di gara? Probabile sia successo prima. E allora non è improbabile immaginare che la “cacciata” dei Nunziante da questa gara possa diventare una specie di ipotesi di difesa dei dirigenti. Qualcosa del tipo: “avete visto la gara di viale Cappiello? Noi i Nunziante non li favorivamo”.

E a proposito degli imprenditori, non sappiamo se Nunziante vorrà fare ricorso al TAR rispetto a questa aggiudicazione. E non conosciamo molto altro perché il comune di Caserta continua a non pubblicare i verbali di gara, gravissima violazione delle leggi sulla trasparenza, soprattutto nel momento in cui una porzione importante dell’Ufficio Tecnico del Comune di Caserta è stato arrestato o è indagato.

Leggere i verbali ci avrebbe aiutato a scoprire se il comune di Caserta avesse seguito in maniera corretta la norma che ha poi portato all’esclusione di Gesim. Perché, in caso contrario, i Nunziante avrebbero il diritto di chiedere al Tar Campania di ricevere l’aggiudicazione di questo appalto milionario.

E a quel punto la procedura andrebbe ripercorrere quel metodo, emerso in altre indagini giudiziarie sulla pubblica amministrazione, in cui i dirigenti pubblici compiono errori procedurali, firmano atti “kamikaze”, facilmente ribaltabili dalla giustizia amministrativa, così che a vincere quella commessa sia l’impresa esclusa, a volte, in realtà, quella del cuore, prescelta dal funzionario.

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