POLITICA, CAMORRA & VONGOLE. E’ UFFICIALE. L’ex sindaco Martiello è un fesso. Ecco come lo hanno messo in mezzo dei marpioni. Prefettura lunare

27 Settembre 2023 - 16:12

L’analisi approfondita in quattro punti delle tesi, oggettivamente dimostrate, esposte dell’ex sindaco. Il drastico cambiamento di rotta dell’Avvocatura dello Stato al cospetto del giudice civile che dovrà decidere sull’incandidabilità dell’ex primo cittadino, dell’ex vice sindaco Vitaliano Ferrara e dell’ex assessora Spinosa.

SPARANISE – Animo, Prefettura, un altro piccolo sforzo e forse finalmente capiremo qual è la posizione dell’organo di governo sull’affaire Sparanise.

L’aver scoperto che nella prima costituzione in giudizio, formalizzata dalla stessa Prefettura di Caserta, attraverso l’avvocatura dello Stato, questa non contenesse neanche una lontana citazione delle cinque interdittive antimafia che, direttamente (due) o indirettamente attraverso il coinvolgimento della famiglia Vitale (tre), attenevano alla posizione dell’ex vicesindaco Vitaliano Ferrara, ci ha poi indotti a continuare ad interagire cronisticamente con il giudizio, ancora in corso al cospetto del giudice Giovanni D’Onofrio, presidente della I Sezione Civile del Tribunale di S. Maria C.V., che di qui a qualche settimana dovrà decidere sull’ineleggibilità dello stesso Vitaliano Ferrara, dell’ex sindaco Salvatore Martiello e dell’ex assessora Mirella Spinosa.

Un altro sforzino, si diceva. Il prefetto di Caserta non lo ammetterà nemmeno sotto tortura, ma è chiaro che la coincidenza temporale tra il nostro articolo dedicato alla costituzione desertificata dell’avvocatura dello Stato e la presentazione di una seconda memoria, stavolta contenente tutte le interdittive direttamente o indirettamente riconducibili a Vitaliano Ferrara, fa capire che se non ci fossimo mossi noi, campa

cavallo.

Dato che siamo sul pezzo, come si diceva, abbiamo letto anche questa seconda costituzione significativamente modificata, non limitandoci però alle sole questioni riguardanti il Ferrara, ma spostando la nostra attenzione sulla complicatissima tenuta degli atti accusatori nei confronti del sindaco Martiello che a suo tempo la Prefettura ha trasfuso nel Dpr che ha sancito lo scioglimento del Comune di Sparanise per infiltrazione camorristica.

Nel nostro precedente articolo (clicca e leggi) ci siamo permessi di sottolineare che, pur essendo diventato il decreto del presidente della Repubblica un atto (chissà perché) relativizzato e privato, dunque, nella percezione collettiva, della solennità che pur dovrebbe avere per effetto della firma di Sergio Mattarella, noi, al contrario, essendo conoscitori attenti, profondi e attivi della Costituzione, lo consideriamo e lo riconosciamo fino ad arrivare ad una vera e propria solennizzazione.

La prima questione. La questione di camorra, quindi, il clan Papa

Cosa scrive, in sostanza, Mattarella, su dritta della Prefettura di Caserta? Scrive che il sindaco Martiello è stato il protagonista principale di un’amministrazione comunale che ha permesso allo storico clan camorristico dei Papa di infiltrarsi nei procedimenti amministrativi in modo da avvantaggiarsi attraverso l’aggiudicazione di lavori, della cessione di beni e servizi, eccetera.

Martiello sta facendo la sua parte di “citato” in un procedimento civile come questo e ha presentato lunghe memorie difensive.

Per non farvela troppo complicata, nel gennaio scorso, ciò viene messo nero su bianco nel Dpr firmato da Mattarella, ma 4 mesi dopo, cioè nel maggio 2023, la stessa Prefettura che, evidentemente, per dirla alla Franco Battiato, intorno alle cose della famiglia Papa, cerca “un centro di gravità permanente” che non le faccia “cambiare idea sulle cose e sulla genteha revocato di suo, senza che la questione finisse neppure al Tar, i provvedimenti interdittivi nei confronti dei Papa, a partire da quello riguardante da La zootecnia, l’azienda bufalina di Pietramelara di Umberto Girolamo Papa, Umbertino per gli amici, nipote di zio Giuseppe Peppe Papa, che, se volessimo fare un po’ di gossip, ci troveremmo, a proposito di centro di gravità permanente, a parlare di qualche rivoluzione copernicana operata da un’avvocatessa di Santa Maria Capua Vetere che dal fidanzamento con Umbertino è andata a finire in antitesi al fidanzamento con una super toga.

Ovviamente, di fronte a cose come queste, l’Avvocato dello Stato, spedito in giudizio a mo’ di kamikaze, si è giustamente incavolato un po’. Per cui, nella nella “seconda comparsa” quell’infiltrazione diretta nei gangli dell’amministrazione di Sparanise è diventata una presenza incombente, cioè quella situazione tipica della diversificazione tra procedimento amministrativo, che può portare allo scioglimento di un ente pubblico, in cui non c’è un fatto specifico, ma in cui questa incombenza viene utilizzata ad colorandum.

In poche parole, c’è il disegno che poi viene colorato di rosso, verde o giallo, cioè attraverso una scelta di completamento non fondamentale. Una condizione, questa, che incide nel procedimento amministrativo, mentre vale zero nel procedimento penale.

Questo, ripetiamo, ha scritto l’avvocato dello Stato nella sua “seconda comparsa”.

E non è una differenza da poco, visto che al di là di quello che può essere lo scenario complessivo – parliamoci chiaro, quello dei rapporti tra Vitaliano Ferrara e la famiglia Vitale – questa modifica della posizione della Prefettura di Caserta rappresenta fatto sostanzioso e sostanziale per la posizione di Salvatore Martiello, in questa fase in cui si dovrà decidere se lui potrà continuare a far politica o se si dovrà fermare per uno, due o tre anni.

Seconda questione, Pasquale Capriglione

All’ex sindaco Salvatore Martiello viene contestato di aver messo in piedi un sistema grazie al quale si è verificata una concentrazione pressoché monopolistica degli affidamenti all’imprenditore dei Servizi Sociali di Carinola, trapiantato a Falciano del Massico e iper popolare a Mondragone.

Leggendo i documenti del procedimento aperto al cospetto del giudice D’Onofrio, apprendiamo proprio dalla memoria presentata da Martiello, che Capriglione si è aggiudicato 11 affidamenti su 30. Cioè poco più del 33%. Di questi solo 2 per cifre molto basse (21mila e 26mila euro) con affidamento diretto. Gli altri 9 li ha conquistati a conclusione di una procedura aperta.

Si dirà: procedura aperta con un unico partecipante. Ma questo è un altro discorso che, se determinasse un fattore determinante, allora dovremmo annullare l’80% delle aggiudicazioni in provincia di Caserta.

33% può anche essere considerato dalla Prefettura di Caserta un dato tanto alto da definirlo una concentrazione monopolistica. Non possediamo i parametri nazionali per contestarlo, quindi diciamo che è così.

Ma lo diciamo come discorso di partenza, perché la commissione d’accesso, nel momento in cui ha puntato l’attenzione su questi numeri, considerandoli monopolistici, e mortificanti per una corretta condizione di concorrenza nell’affidamento di pubbliche commesse, un parametro avrebbe dovuto cercarlo, guardando un po’ al di là del proprio naso, visto e considerato che non è scritto nelle tavole dei 10 comandamenti o nelle mitiche 12 tavole che il 33% è un numero di monopolio.

La commissione d’accesso, operando a Sparanise, avrebbe avuto la possibilità di accedere – proprio perché si chiama di accesso – ai documenti della storia recente di questo comune.

A quel punto, Salvatore Martiello non sarebbe stato costretto a scrivere, nella sua memoria, che precedentemente alla sua esperienza amministrativa, cioè quando sindaci erano Antonio Merola, Salvatore Piccolo e Mariano Sorvillo, quello di Pasquale Capriglione era stato una sorta di percorso netto con ben 25 affidamenti a lui su 28 gare.

Dunque, se il numero del 33% viene considerato dalla Prefettura di Caserta, così com’è stato, indicatore indiscutibile di una concentrazione di affidamenti, quell’89,80% ricavato dalla divisione tra 25 e 28, cos’è? Una roba sovietica, appartenente al socialismo reale, dove il concetto della concorrenza non esiste per regime ideologico e politico, e dunque per legge?

Terza questione, l’assunzione della sorella del sindaco Martiello in una delle cooperative di Capriglione

Nel decreto di scioglimento, ma anche nelle informative finite sulla scrivania dei Pm della Dda, questa circostanza viene considerata un elemento costitutivo del piano corruttivo.

Beh, in linea teorica, non essendo Capriglione un pubblico ufficiale questi, ripetiamo, in linea puramente accademico-teorica, ha potuto al limite compiere il reato di minaccia nei confronti del sindaco, dicendogli “guarda che caccio tua sorella se non ci mettiamo d’accordo”.

Altro no, per il motivo semplicissimo che Martiello e Capriglione non hanno potuto mettere in una eventuale trattativa l’assunzione della sorella del sindaco in quanto questa ha lavorato con Capriglione a partire dal 2014, tempo in cui il sindaco di Sparanise era Merola e non Martiello.

E allora, siccome noi ci convinciamo di una tesi dopo aver interpretato quella cosa che nei processi di canonizzazione si chiama avvocato del diavolo, inseriamo nel nostro ragionamento un’altra possibilità: non è che, per caso, Martiello e Capriglione hanno trattato affinché la sorella del sindaco triplicasse il suo stipendio?

Dalle memorie di Martiello pare ci sia traccia di documenti Inps i quali dimostrerebbero che nel 2019, cioè nel tempo in cui si sarebbero verificati i fatti addebitati, la sorella di Martiello guadagnasse addirittura meno di quanto guadagnasse al momento dell’assunzione. Comunque una cifra che non si è spostata dai 750 fino ai 850 euro mensili.

Quarta ed ultima questione: la denuncia di Vincenzo Virgilio

Virgilio, coordinatore della ripartizione dell’area dei Servizi Sociali del Comune di Sparanise, afferma che il sindaco lo avrebbe in pratica minacciato (reato che in questo caso si potrebbe ben accoppiare a quello di concussione con conseguente arresto del reo sospetto) in modo da costringerlo a invitare Capriglione, titolare dell’affidamento scaduto, alla gara per la riattribuzione dello stesso.

Attenzione, quando noi affermiamo queste cose è perché le abbiamo lette da quel documento, ispirato dalla Prefettura di Caserta, passato per le stanze del Viminale, poi per il tavolo ovale del consiglio dei Ministri di Palazzo Chigi e arrivato fino alla studio quirinalizio di Sergio Mattarella.

La Procura della Repubblica di S.Maria C.V. aveva preso molto sul serio la denuncia di Virgilio, al punto che il Pm Pinto aveva anche trasmesso gli atti alla sua collega della Dda di Napoli Belluccio, cioè colei che ha in mano l’indagine sugli appalti nei vari comuni della provincia di Caserta e dell’area di Napoli Nord nel settore dei Servizi Sociali, imperniata sulle figure di Luigi Lagravanese da Casal di Principe e dello stesso Capriglione.

Trasmissione degli atti doverosa, anzi, a nostro avviso giustissima, perché se la denuncia di Vincenzo Virgilio fosse stata fondata, stavolta Martiello, lo ripetiamo, avrebbe meritato l’arresto e anche una incolpazione pesante (quanto 416 bis, comma 1, un tempo articolo 7), visto che più modalità e comportamento mafioso di questo si muore.

Le cose sono andate, però, diversamente. La Pm di S.Maria C.V. Pinto ha realizzato e terminato le sue indagini e ha chiesto l’archiviazione per Martiello, perfezionata dal Gip nello scorso marzo, senza che il denunciante-querelante Vincenzo Virgilio abbia neppure utilizzato la sua facoltà di opporsi alla richiesta di archiviazione, chiedendo un’udienza dibattimentale in camera di consiglio.

In poche parole, Martiello non ha mai chiesto a Virgilio di invitare Capriglione. Gli ha solo detto che, essendo quel servizio importante per gli anziani di Sparanise, la procedura avrebbe dovuto andare avanti in maniera solerte attraverso una gara aperta.

Il nodo relativo alla relazione tra questa gara e la partecipazione di Capriglione è stata sempre e solo affare del dirigente, che ha piena potestà ai sensi della legge Bassanini.

Una potestà che, peraltro, può esercitare accedendo al comodo riferimento di un preciso parere, espresso nel 2016, dall’Authority Nazionale Anticorruzione, o Anac che dir si voglia, al tempo ancora presieduta dal magistrato napoletano con tanti anni di esperienza nella Dda partenopea, Raffaele Cantone, oggi Procuratore della Repubblica in quel di Perugia.

L’Anac affermava che, per incrociare la lodevole esigenza di una rotazione degli affidamenti, i comuni possono anche decidere di non ammettere ad una procedura a inviti l’impresa uscente. Se lo faranno, dovranno però necessariamente esporre una motivazione.

Virgilio avrebbe dunque potuto da sé escludere Capriglione, cancellando a priori ogni possibilità che il suo consorzio o una sua coop potesse beneficiare di una chiamata attraverso il sistema Mepa.

Tutto sommato, questo lo aggiungiamo noi, lavorando sul parere di Raffaele Cantone, avrebbe potuto profondere tanti complimenti a Capriglione, riconoscendo eventualmente il buon lavoro svolto, ma considerando prevalente, e questo nessun Tar o Consiglio di Stato glielo avrebbe contestato, la ragione solidissima dell’adozione di un percorso di trasparenza che avrebbe avuto nel principio di rotazione un suo caposaldo. E invece, non l’ha fatto.

Avendo lui il coraggio, la determinazione di presentare una denuncia così pesante nei confronti di Martiello, tanto pesante da poterne determinare anche l’arresto in carcere, avrebbe potuto accoppiare questa sua azione al mantenimento integrale del suo punto di vista sull’invito a Capriglione. Ma non l’ha fatto e nessuno lo ha cacciato, perché si è dimesso.

Il buco logico di Vincenzo Virgilio

C’è un buco logico in quest’ultima faccenda. Se il comportamento di Vincenzo Virgilio non è stato determinato dalla minaccia compulsiva del sindaco, allora perché questo coordinatore si è svegliato una mattina e ha presentato quella denuncia?

Non esiste una spiegazione certa, ma stando così le cose, essendosi determinate le stesse attraverso la decisione del Pm di chiedere l’archiviazione, e di quella del Gip di prosciogliere Martiello, sarebbe un errore per l’appunto logico escludere dalla trattazione dei fatti la denuncia che Martiello aveva presentato ai danni di Virgilio e dello stesso Capriglione, un soggetto che dunque il primo cittadino non teneva in palmo di mano, nel marzo 2019.

E sapete qual era il motivo di questa denuncia al tempo, forse, sottovalutata dalla procura? Il sindaco contestava a Virgilio di firmare una proroga dietro l’altra a favore di Capriglione fino ad arrivare a 270 mila euro.

Confermiamo la nostra idea su Martiello

Concetto confermato: lo possiamo anche ingentilire manzonianamente, parlando di un vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro, ma forse la versione già da noi utilizzata è più efficace: in questa storia di Sparanise, Salvatore Martiello viene schiacciato perché è un fesso, non è un furbo e perché si muove in un contesto difficile in cui c’erano troppi fronti, troppi interessi economici da sorvegliare.

A nostro avviso, merita di continuare a far politica.