È UFFICIALE: Magliocca prende per il culo il mondo. Si costituisce parte civile contro il costruttore Raffaele Pezzella, accusato di aver pagato tangenti in Provincia. E poi gli dà un incarico da 43 mila euro
6 Febbraio 2023 - 16:44
Non vogliamo fare i cattivi a ogni costo, allora ci dica lei presidente Magliocca, noi siamo pronti a ospitare un suo intervento chiarificatore. Ci dica se considerare quantomeno sospetta questa vicenda rappresenti un abuso della funzione giornalistica o se, invece, questi nostri rilievi siano fondati su circostanze concrete
CASERTA (g.g./l.v.r.) – Abbiamo trascorso l’estate e l’autunno appena passati a raccontarvi di discutibili affidamenti diretti ed esiti di gare bandite dall’amministrazione provinciale di Caserta.
Discutibili perché, in ordine sparso, abbiamo scovato, negli ultimi 18/24 mesi, tra le società affidatarie di lavori finanziati dalla provincia di Caserta per milioni di euro, nomi di ditte legate ad imprenditori pesantemente coinvolti in indagini e procedimenti giudiziari che hanno al centro corruzione e potere criminale del clan dei Casalesi.
LAVORI ALLA PROVINCIA IN ODORE DI CAMORRA
Abbiamo iniziato con Fabio Oreste Luongo, raggiunto un po’ di mesi fa da una misura cautelare di arresto per la nota vicenda relativa ai presunti appalti truccati al Cira di Capua dall’altro imprenditore di Casal di Principe, Sergio Orsi, reduce da una condanna per collusione con il clan dei Casalesi e da un’assoluzione relativa al caso di San Felice a Cancello.
La “sua” Co.Bi. (sua secondo le indagini della Dda e i carabinieri del reparto investigativo del Gruppo di Aversa), infatti, gestito lavori in nome e per conto della provincia di Caserta per un valore complessivo superiore ai 100
Poi è stata la volta della Cogesa di Vincenzo Corvino. L’impresa che si è aggiudicata lavori di manutenzione stradale dal valore d’asta iniziale di oltre 600 mila euro è citata nell’inchiesta portata avanti dal pubblico ministero Antonello Ardituro della Dda di Napoli sul riciclaggio di denaro sporco da parte del clan dei Casalesi ai tempi dei boss Francesco Schiavone Sandokan, Francesco Bidognetti, Antonio Iovine e Michele Zagaria e poi durante le reggenze successive, tra cui quella di Nicola Schiavone, il figlio di Francesco Schiavone Sandokan.
Un business che per l’antimafia era guidato da Dante Apicella e dal padrino di battesimo omonimo di Schiavone Jr., Nicola Schiavone Monaciello.
Secondo le indagini degli inquirenti, Antonio Magliulo e Apicella hanno utilizzato lo strumento del “cambio-assegni”, ovvero il riciclo di denaro tramite l’aiuto di aziende “pulite” che danno denaro liquido in cambio degli assegni, attraverso diverse imprese dell’area dell’agro Aversano, tra cui la Cogesa di Vincenzo Corvino.
E’ stata la volta poi dell’articolo dedicato a Giuseppe Mastrominico: affidatario di una commessa della provincia di Caserta affidata in maniera diretta, quindi tramite una scelta precisa dell’Ufficio Tecnico provinciale, dal valore di circa 140 mila euro, e cugino di Pasquale e Giuseppe Mastrominico, condannati per camorra e del luogotenente di Nicola Schiavone, Gennaro Mastrominico.
Infine, l’ultimo appalto discutibile scoperto da CasertaCE in ordine cronologico è quello in realtà meno recente, ovvero i lavori dal valore di 397 mila euro, comprensivi di ribasso, per la messa in sicurezza della strada provinciale 96, specificatamente il tratto relativo al ponte sul Volturno.
Un appalto da 400mila euro assegnato alla società Gruppo Petrillo Sas, della famiglia casalese dei Petrillo “Pacchielli”, che è anch’essa coinvolta nell’inchiesta relativa al mondo degli appalti pubblici gestiti da Apicella per conto del clan dei Casalesi.
Il titolare rappresentante della ditta Gruppo Petrillo Sas è Luigi Petrillo, nato a Casal di Principe 56 anni fa e si tratta dell’imprenditore che, assieme al fratello Antonio, è finito agli arresti domiciliari, per poi essere scarcerato qualche giorno dopo.
RAFFAELE PEZZELLA: DA UN LATO IMPUTATO, DALL’ALTRO AFFIDATARIO
In queste occasioni appena elencate, però, tutte le indagini non coinvolgono direttamente la provincia di Caserta.
Ovvero, le società, gli imprenditori o stretti congiunti si trovano sotto processo, indagati o addirittura condannati per camorra, ma le vicende che hanno fatto scaturire questa inchieste non solo legate ad appalti direttamente affidati alla provincia di Caserta.
L’ultimo caso, invece, supera questo limite di minima quanto pur sempre discutibile decenza.
Si tratta dell’affidamento dell’incarico per il servizio di frazionamento dei terreni, sede dei siti per lo stoccaggio delle ecoballe, quindi nell’area ex Fibe, alla società Rilgeo Service di Vittoria Carullo, con sede a Piedimonte Matese.
Ma non vi soffermate sul nome di Vittoria Carullo, bensì su un altro nome, ovvero quello di Raffaele Pezzella.
L’imprenditore di Casal di Principe, rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta per gare d’appalto bandite dalla Provincia lungo l’arteria Caserta-Monti del Matese, secondo chi ha portato avanti questa indagine, ovvero la procura di Benevento, sarebbe il reale proprietario della Rilgeo.
“Direttamente riconducibile a Raffaele Pezzella“. Così, infatti, viene descritta l’impresa con sede sociale a Piedimonte Matese.
La Rilgeo sarebbe stata utilizzata per false fatture che alcuni componenti dello studio di Carlo Camilleri, anche lui sotto processo per aver corrotto un dirigente della provincia di Caserta la cui identità è rimasta segreta, avrebbero emesso per pagare le tangenti necessarie per aggiudicarsi gli appalti, così come emerge dal capo di imputazione numero sei dell’ordinanza, documento gestatorio del successivo rinvio a giudizio.
I soldi, poi, sarebbero stati consegnati da Pezzella per pagare materialmente la bustarella al dirigente ignoto dell’Ufficio Tecnico della provincia che, ovviamente, in tanti abbiamo capito chi sia.
Ma per l’anomalia di questa indagine, il soggetto da un lato è il perno di questa accusa nei confronti di Pezzella e Camilleri, dall’altra parte, caso più unico che raro, da perno essenziale e irrinunciabile senza il quale il pm non potrebbe portare avanti la sua tesi nel processo al tribunale di Benevento, nel frattempo già iniziato, tecnicamente non se ne conoscono le generalità.
E vi garantiamo, sarebbe bastato un piccolo sforzo, ripetiamo, solo un piccolissimo sforzo investigativo per rendere ufficiale un nome che tutti conoscono, ma che non possiamo ufficializzare nelle nostre trattazioni giornalistiche.
In pratica, la provincia di Caserta ha affidato 43 mila euro ad un’azienda ritenuta nella proprietà dell’imprenditore che ha corrotto un dirigente della provincia di Caserta. La situazione raggiunge e scavalca il limite del ridicolo quando, poi, ci si ricorda che l’amministrazione provinciale di Caserta si è costituita parte civile nel processo contro Camilleri e Pezzella, il proprietario di fatto, secondo la Dda, della Rilgeo.
Riassumiamo tutto in uno schema pratico: la Rilgeo, formale titolare Carullo Vittoria, ma secondo la procura e il gip del tribunale di Benevento, emanazione diretta dell’imprenditore di Casal di Principe Raffaele Pezzella, peraltro più volte citato da pentiti di camorra, accoglie sul proprio conto corrente i corrispettivi di alcune fatture spedite da Camilleri per attività di fatto inesistenti.
Questi soldi, sempre secondo il pm nel suo teorema accusatorio, avvallato dal gip, sono utilizzati da Pezzella per pagare le tangenti al dirigente (pseudo) mister ics dei lavori pubblici presso l’amministrazione provinciale di Caserta.
Oggi, a meno di un anno e mezzo di distanza dall’emissione dell’ordinanza, la stessa società raccoglie un affidamento, anche in questo caso diretto, come lo sono stati quelli a favore del cugino dei fratelli Mastrominico, pesantemente implicati in più indagini di camorra, come quelli attribuito alla Co.Bi. di Ernesto Biffaro, ma secondo la Dda di Napoli riconducibile a Fabio Oreste Luongo, considerato esponente di spicco del clan dei Casalesi e coinvolto in diverse indagini le camorra.
Dunque, avete letto bene. Questa società veniva utilizzata da Pezzella per elargire tangenti al dirigente dell’Ufficio Tecnico, negli anni dell’amministrazione guidata al tempo, come ora, da Giorgio Magliocca.
Questa Rilgeo, pesantemente sub-judice e coinvolta nel processo al tribunale di Benevento, riceve un affidamento diretto da 43 mila euro dall’amministrazione provincia guidata ora, come al tempo, da Giorgio Magliocca.
Ora può essere anche una coincidenza, ma Magliocca ci dica stesso lui – se ne ha la forza e il coraggio – quale sia la falla del nostro ragionamento, quale sia l’errore, la forzatura, nel momento in cui noi definiamo criminale a dir poco sospetta, tra tutte le altre sospette, questa ennesima operazione all’arma bianca consumata negli uffici della provincia, stavolta a firma del dirigente Giovanni Solino, il quale veramente ci ha sorpreso, visto che lo conoscevamo come promotore e animatore dell’associazionismo dell’anticamorra militante.
Vabbé, lasciamo perdere questo tasto.