ECCO IL DECRETO DI SCIOGLIMENTO del comune di CASERTA. Calma, ora scrive CasertaCE: Carlo Marino, Casale e Marzo, i Dresia, Capone & Rondinone. Un mese sull’ottovolante

13 Maggio 2025 - 14:21

OMISSIS? VE LI SPIEGHEREMO TUTTI. Ci limitiamo, in questo primo articolo, a dare qualche informazione aggiuntiva, all’indice degli otto punto che chiude le 78 pagine del dpr. Siccome, modestia a parte, siamo stati i protagonisti principali, se non esclusivi, di quanto successo, vi invitiamo ad essere molto attenti rispetto a quanto scriveremo nel prossimo mese

CASERTA – C’è tutta la hit parade di CasertaCe nell’indice che chiude le 78 pagine di uno dei provvedimenti di scioglimento di un comune italiano più lungo e circostanziato della storia.

Perché 78 pagine somigliano ad un’ordinanza scritta e firmata da un giudice. Noi di CasertaCe ci districheremo tra i vari omissis perché, con rispetto parlando, certi argomenti sono nostri, nati dalle nostre ricerche lunghe e faticose, attraverso cui abbiamo dimostrato più volte che strutture camorristiche o molto contigue alla camorra abitavano gli uffici del comune e vi giravano attorno.

Ma, bando alle ciance, ed è il momento di darvi i primi punti di carattere generale del dpr firmato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il giorno 23 aprile 2025, ossia, senza alcuna difficoltà, cinque giorni dopo la decisione del Consiglio dei ministri e collocato formalmente nell’edizione della Gazzetta Ufficiale di oggi, 13 maggio.

SI PARTE DAL CONTESTO

Il primo punto, dopo la premessa, si occupa del contesto socio-criminale esistente. Non si affrontano fatti specifici immediatamente, ma vengono stabiliti i confini di un terreno tossico di quell’humus socio politico ed economico dentro al quale l’ex sindaco Carlo Marino, la sua amministrazione e alcuni dirigenti ben definiti – senza far nomi, Franco Biondi – hanno sguazzato, costruendo relazioni grazie alle quali, ad esempio, alle elezioni 2021, sono riusciti a conservare il potere e il controllo sulla città.

Tutto da scoprire – perché non è che vogliamo scrivere tutto in un solo articolo – è il punto relativo ai condizionamenti diretti o indiretti di tipo mafioso sulla macchina amministrativa di Caserta. Interagiamo, invece, un pizzico di più con il terzo di punto: interferenza e condizionamento del voto elettorale.

IL VOTO INQUINATO DALLA CAMORRA, MARZO&CASALE E LA FESTA DI MARINO

Ci rivolgiamo ai nostri lettori: quante volte avete letto nel nostro giornale di movimenti pesanti di alcuni criminali della città, direttamente esposti al fianco del sindaco Marino, dell’allora candidato Massimiliano Marzo, degli aiuti avuti da Emiliano Casale, poi divenuto vicesindaco.

Solo su CasertaCe avete visto le foto e anche un video sul gimme five, sul dammi il cinque, scambiatosi tra il sindaco Carlo Marino e Raffaele Capone, durante la festa successiva all’esito del ballottaggio.

Con quel Raffaele Capone, figlio di Giovanni Capone, uno dei riferimenti principali del clan Belforte nella città di Caserta. Con quel Raffaele Capone che scambiava il cinque con il sindaco usando una mano ancora insanguinata, dopo le coltellate vibrate all’indirizzo di Gennaro Rondinone, proprio durante la campagna elettorale e proprio nei confronti di un’altra famiglia fortemente connessa alla criminalità organizzata che aveva scelto, al contrario dei Capone, tutti schierati con Marzo, di sostenere proprio Casale, unitamente ad un narcotrafficante dei Belforte, il cui appartamento materno sfoggiò uno striscione all’interno delle palazzine popolari a favore di Casale.

Poi, tante altre cose avete letto sul rapporto tra l’amministrazione comunale di Caserta e gli ambienti della malavita e li avete solo su questo giornale, a dimostrazione del fatto che al primo paragrafo, quello dedicato al contesto sociocriminale, contribuiscono anche tante finte agenzie di comunicazione di questa città, di questa provincia. Perché astenersi, autocensurarsi significa appartenere, seppur non in maniera dolosa, a quel contesto e a quell’humus che favorisce la proliferazione di certi fenomeni nella politica.

Il quarto punto, che poi è una sottosezione sui collegamenti e i condizionamenti, è dedicato a due omissis che facilmente colleghiamo all’ex assessore Massimiliano Marzo e all’impresa di famiglia Edil Marzo.

APPALTI E LAVORI IN ODORE DI CAMORRA

Siamo curiosi di leggere all’interno se la commissione d’accesso si sia limitata a considerare solo il rapporto intimo tra i Marzo e la famiglia Capone o se sia andata indietro nel tempo ad altre questioni, soprattutto relative agli equilibri legati agli appalti dei rifiuti di un tempo, allorquando l’arresto del marcianisano Angelo Grillo, pronto ad entrare nel meccanismo in nome e per conto del clan Belforte, rese necessaria una riunione per il riassetto degli equilibri, alla quale parteciparono anche esponenti politici di Caserta, come riportato in una delle ordinanze che hanno colpito Grillo, oggi condannato all’ergastolo per concorso in omicidio.

Sui lavori di via Carcas e via Volta, ovvero il punto 5, abbiamo già scritto in passato, ma dovete concederci qualche ora per trovare l’articolo, poiché CasertaCe è intervenuta con migliaia di articoli sul capoluogo e quindi non è semplice addentrarci nel nostro stesso archivio.

LA GARA RIFIUTI TRUCCATA E UNA NOSTRA BOTTA DI C…

E con il entriamo tra i cavalli di battaglia di CasertaCe: trattasi della gara da 116 milioni di euro per l’affidamento settennale del servizio di raccolta dei rifiuti. A Carlo Marino è stata risparmiata l’aggravante camorristica per il reato di turbativa d’asta. E siccome in cima alla piramide dell’operazione, oltra all’ex sindaco, c’era il suo antico sodale di Forza Italia, Carlo Savoia, considerato dalla DDA un uomo a disposizione degli interessi della camorra, è chiaro che questa situazione processuale abbia integrato tutte le condizioni per descrivere e rendere compiuta l’infiltrazione negli uffici comunali.

Piccolo particolare. Seppur con un colpo di fortuna, fu CasertaCe a scoprire, durante un evento a favore do bambini, da Carlo Marino che il comune capoluogo, grazie ad una serie di operazioni truccate, aveva già realizzato l’affidamento provvisorio alla Energetikambiente, società ligure iniettata da Carlo Savoia e presentata da questi a Carlo Marino (GUARDA IL VIDEO).

I SERVIZI SOCIALI: LE ASSUNZIONI PER FAR FELICE IL SINDACO

Settimo punto. Sempre noi di CasertaCe scopriamo, da un’informativa della Squadra Mobile di Caserta, depositata negli uffici della DDA di Napoli, nell’indagine complessiva sugli appalti dei Servizi Sociali, controllati dal clan dei Casalesi, attraverso Luigi Lagravanese e il suo braccio destro, Pasquale Capriglione, che la ex moglie di Giggiotto, Sofia Flauto, era salita negli uffici del comune di Caserta per mettersi d’accorda con l’allora assessora al ramo Maria Giovanna Sparago la quale, senza mezzi termini, chiese alla Flauto di assumere, facendo nomi e cognomi più volte pubblicati, delle persone per esplicito desiderio del sindaco Carlo Marino.

Assunzioni dalle quali dipendeva l’affidamento alla cooperativa della Flauto per l’attività di Coordinamento dell’Ufficio di Piano dell’Ambito Sociale 01. Particolarmente divertente fu il siparietto, intercettato dagli investigatori, tra Lagravanese e Flauto, prima che quest’ultima salisse in comune.

Lagravanese, pensate un po’, uno indicato da Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan, come il principale riferimento del clan dei Casalesi nei Servizi Sociali e nei suoi lucrosi appalti, raccomandò alla sua ex moglie, rimasta sua socia, di stare attenta a Carlo Marino e a Franco Biondi che, per Lagravanese, erano due soggetti “pericolosi”.

PARCHEGGI E DRESIA, UN GRANDE CLASSICO

L’ottava ed ultima sezione vede la famiglia Dresia sul proscenio. E qui, modestia a parte, siamo stati sempre noi a far girare la giostra. Per non allungare troppo l’articolo, vi diciamo che l’epicentro è costituito dal parcheggio di via Pollio. Un vero e proprio scandalo, con questa famiglia che ha fatto il bello e cattivo tempo, mettendo le mani ogni giorno nelle casse di questo parcheggio, sistematicamente senza adempiere agli obblighi di rimessa economica nei confronti del comune, permettendosi di mettere in liquidazione diverse società proprio per i debiti accumulati con la città, conservando comunque l’affidamento del servizio, con società nate da zero intestate a familiari.

Poi c’è il project financing, poi c’è il parcheggio IV Novembre. Poi ci sono le parentele a monte tra il capostipite Biagio Dresia con la famiglia Mazzara di Cesa, storica appartenente al clan dei Casalesi. Poi c’è l’ufficio Anagrafe e il parcheggio vicino, per anni nelle mani di Luigi Belvedere, figlio di Angelina Dresia, narcotrafficante latitante in Colombia, a Medellin, dove più volte si era recato a rendere omaggio a Pablo Escobar, il narcos più potente e feroce che mai abbia calpestato il globo.

Questa storia che avete letto sui Dresia è volutamente breve e succinta, ma analizzando il dpr avremo modo di spiegare tanti retroscena e dettagli che i lettori di CasertaCe già conoscono ma che metteremo a disposizione di chi, sciaguratamente, vista la condizione del giornalismo e della comunicazione in Terra di Lavoro, ci segue da poco tempo o inizierà a farlo in base alla possibilità che abbiamo di raccontare questo decreto di scioglimento come nessuno al mondo può farlo.

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