ELEZIONI. “Annamo bene!!”. Il candidato del centrosinistra nel maggioritario di AVERSA, sotto processo per gravissimi, quand’anche presunti, reati fiscali (più di due milioni in ballo), per i quali è previsto il carcere

25 Agosto 2022 - 09:40

Allora, facciamoci, come si suol dire, il segno della croce. A noi non frega un tubo che Vincenzo Santagata sia di centrosinistra e non di centrodestra oppure non di Mastella, oppure non di Renzi eccetera. Anche perché, al suo competitor Gimmi Cangiano porremo qualche domanda specifica, perché ora che si è candidato dovrà dar conto, anche ai cittadini, su certi corsi di formazione svoltisi a Casal di Principe, successivamente ad alcuni viaggi della speranza realizzati da persone a caccia di diplomi in terra straniera. IN CALCE ALL’ARTICOLO, IL TESTO INTEGRALE DELLA RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO

GRICIGNANO D’AVERSA – (g.g.) A quanto ci risulta per effetto di una concorde ricostruzione, realizzata da chi conosce persone, luoghi e circostanze, a convincere il sindaco di Gricignano Vincenzo Santagata a candidarsi alle elezioni politiche nel collegio uninominale maggioritario di Aversa per la Camera, sia stato soprattutto Giovanni Zannini, pronto a soccorrere la necessità, divenuta affannosa urgenza negli ultimi giorni, di Stefano Graziano, che aveva necessariamente bisogno di trovarli due kamikaze che si immolassero nell’uninominale per portare biada a lui e al simbolo del Pd, in modo da consentirgli di arrivare a quella percentuale di consenso sufficiente a far scattare questo benedetto seggio nella quota proporzionale. Il che torna e torna “pure assai” visti e considerati i rapporti  che Zannini ha instaurato con questo ennesimo sindaco della sua scuderia. Rapporti che magari, se avremo un po’ di tempo, vi spiegheremo più dettagliatamente, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane.

Infatti, non è di questo che vogliamo scrivere oggi, visto e considerato che in termini strettamente oggettivi, il problema vissuto dal sindaco Santagata non è connesso alle selezione politica e personale dei suoi interlocutori, di questa particolare tipologia di interlocutori, con la quale sposa, non tanto due persone in quanto tali, ma un modello di esercizio dell’attività politica,quel modello che ha rappresentato e rappresenta il gradiente con il quale è stato costruito e si mantiene intenso il rapporto tra Stefano Graziano e Giovanni Zannini, i quali parlano la stessa lingua e sono fatti decisamente, come abbiamo già scritto più volte, l’uno per l’altro.

Ma ripetiamo noi vogliamo parlare d’altro, anche se abbiamo ritenuto comunque opportuno esporre questo dato cronistico relativo all’identità dei promotori della candidatura di Santagata alle elezioni politiche.  

Ci chiediamo se il pubblico ministero della procura della repubblica che opera presso il tribunale di Aversa-Napoli nord Paolo Di Sciuva goda o non goda, della fama di giustizialista, di manettaro, di acchiappa politici? Per quello che ne sappiamo e per quello che ci hanno raccontato diversi avvocati, si tratta di un magistrato molto serio o molto equilibrato. Ciò non vuol dire che detta attitudine all’esercizio della virtù della temperanza ponga questo magistrato al riparo da errori o da valutazioni eccessivamente severe di fatti che, al contrario di quello che il pubblico ministero pensa, non integrano, invece, la commissione di reati più o meno gravi.

In poche parole, il pubblico ministero Di Sciuva potrebbe avere anche sbagliato o esagerato nel contestare 11 capi di imputazione nella sua richiesta di rinvio a giudizio, formulata nell’estate di due anni fa, a carico di Vincenzo Santagata e di altri 8 persone. Tutti trasformati, in quella occasione, da indagati ad imputati.

Non abbiamo certezze matematiche sull’esito dell’udienza preliminare fissata dalla gip Valentina Giovanniello per il 27 ottobre 2020. Ma se comunque è importante stabilirlo, diventa non rilevantissimo farlo immediatamente in considerazione del ragionamento che noi vogliamo sviluppare in questo articolo.

Naturalmente, lo faremo di qui a qualche giorno, dato che noi non diamo nulla per scontato, neanche il fatto che nel 95% dei casi una richiesta di rinvio a giudizio, formulata da uno o più pubblici ministeri, si traduce poi in un rinvio a giudizio, a sua volta, viatico per l’apertura di un dibattimento processuale.

Può darsi, dunque, che il pm Di Sciuva abbia compiuto un errore o abbia esagerato quando, dentro agli 11 capi di imputazione contestati al sindaco Santagata per attività svolte fino al 2014, evidentemente nella veste di commercialista, ha quantificato in più di due milioni di euro, anzi, per essere più precisi, in due milioni 216 mila e 910 euro la cifra frutto della somma di una serie impressionante di compensazioni di imposta grazie alle quali alcune aziende, alcune imprese, operanti per lo più nell’area industriale di Carinaro, territorialmente, una sola cosa con Gricignano, hanno risparmiato una montagna di soldi nella corresponsione degli importi dovuti al fisco, sia in termini di imposta diretta sul reddito, sia in termini di imposta indiretta, cioè di Imposta sul Valore Aggiunto o IVA che dir si voglia.

Abbiamo dato una rapida scorsa agli atti giudiziari che, naturalmente, come sempre mettiamo a disposizione, in calce a questo articolo, di tutti quelli che li vorranno consultare. Probabilmente il sindaco Vincenzo Santagata, neo candidato alla Camera dei Deputati nel collegio di Aversa, non è un nostro assiduo lettore e dunque non sa quale sia il livello di profondità delle analisi di CasertaCe, spesso addirittura esegetiche che questo giornale compie sulle fonti giudiziarie.

Un lavoro intenso, attento, rispettoso della complessità delle materie che si vanno ad affrontare, un lavoro che sviluppiamo giorno per giorno, su decine e decine di migliaia di pagine, relative alle ordinanze più disparate, molto spesso riguardanti inguacchi compiuti nell’agro aversano. Non pretendiamo che Santagata si fidi della nostra parola. Nemmeno pretendiamo che consideri un dato acquisito, certo quella che, tutto sommato, presentata nel modo con cui l’abbiamo esposta, è solamente una nostra asserzione.

Può invece domandare in giro, può interpellare una ventina di avvocati, giusto per estrapolare un campione, chiedendo loro informazioni sulla capacità di questo giornale di occuparsi, ripetiamo, in profondità, con puntigliosa dovizia di analisi giuridica, di fatti criminali riguardanti la provincia di Caserta e l’agro aversano in particolare.

Questa cosa l’abbiamo voluta precisare a Santagata allo scopo di iniettargli tranquillità, perché noi gli atti giudiziari, dopo tanti, ma proprio tanti anni di lavoro, li sappiamo leggere bene, e da super garantisti quali siamo, non avremmo problemi ad affermare, se ne fossimo convinti, che queste accuse rappresentano una prospettazione fumosa, difficilmente dimostrabile in un dibattimento ordinario, dentro al quale, com’è noto, tutto quello che è emerso dall’indagine può essere utilizzato come strumento, ma non certo come fine, visto e considerato che la prova si deve costituire al cospetto del tribunale.

Ma il tema, direbbe sicuramente Stefano Graziano, riproponendo per la milionesima volta un suo storico intercalare in politichese spinto, è un altro: qual è attualmente lo status giudiziario del sindaco di Gricignano d’Aversa, nonché candidato in quota Pd nella coalizione di centrosinistra, alle elezioni politiche del 25 settembre, Vincenzo Santagata? Riteniamo che, a livello di certificato del casellario giudiziario, non ci sia niente. Questa non è una divinazione ma solo la presa d’atto di ciò che leggiamo nella richiesta di rinvio a giudizio formulata a suo tempo dal pm Paolo Di Sciuva.

Il nome di Vincenzo Santagata, infatti, se compare pesantemente e frequentemente nei capi di imputazione, non viene menzionato quando il pubblico ministero va a declinare le generalità giudiziarie degli altri imputati. 6 su 9 infatti, sono recidivi. Cioè hanno compiuto reati uguali o assimilabili a quelli contestati. Di questi 6, 3 sono afflitti da una recidiva infraquinquennale. In poche parole, sono in stabile attività di servizio nella commissione degli stessi reati contestati nel fatto di specie. Li hanno compiuti almeno una volta negli ultimi 5 anni, infraquinquennale, appunto.

Due di questi 3, poi, cioè Paolo Caterino e Domenico De Angelis sono sì recidivi infraquinquennali ma possiamo aggiungere che abbiano peccato più di una volta, dato che il loro status è quello di “recidivi infraquinquennali”, ma anche di “recidici reiterati”.

Essendo garantisti, non consideriamo un elemento centrale e discriminante per il nostro ragionamento il contenuto dell’antico proverbio “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, ma è anche vero che un gruppetto di specialisti della “trastola“, di specialisti della frode fiscale, come risultano essere, precedenti alla mano i o-imputati con Santagata in questo procedimento, è difficile coagularli, metterli tutti insieme in una sola volta.

Riprendiamo il filo: può darsi,dicevamo, che il pm abbia preso fischi per fiaschi e abbia accusato ingiustamente Vincenzo Santagata in ben 11 capi di imputazione relativi alla violazione di due contenuti dell’articolo 10  (il 10 nella sua prima stesura e il 10 quater) del decreto legislativo numero 74 del 2000, noto come testo unico sui reati tributari, ma anche degli articolo 2 e 5 dello stesso decreto.

Può darsi che Vincenzo Santagata non abbia nella qualità di consulente fiscale e gestore di fatto della Sema Costruzioni, della Iodice Costruzioni, della Dironza costruzioni, della Caterino Costruzioni, della DSC Costruzioni, della Valle costruzioni, della Dironza & C., compiuto indebite compensazioni, non abbia quindi scaricato fiscalmente quello che non poteva essere scaricato allo scopo di abbattere gli importi dei versamenti delle imposte diretta ed indiretta. Può darsi, ma certo non si può non considerare che 6 dei 9 imputati, cioè quelli con precedenti specifici, quelli pesantemente recidivi per lo stesso reato o per reati simili, fossero diventati suoi interlocutori. E non si può non considerare che 3 su 6 dei recidivi, quelli infranquinquennali, erano anche reiterati, dunque frequentemente in azione nella commissione di questi reati, cioè dei veri e propri specialisti del “trastolone” fiscale.

Però, diciamo che tutta questa vertiginosa attività economico professionale sia stata legale e che legale sia stato tutto questo lavoro che Santagata ha compiuto nella difesa degli interessi delle imprese che, dunque, nel momento in cui consideriamo possibile l’errore del magistrato inquirente, queste si configuravano solamente come sue clienti e non come altro, non come attività economiche di cui lui, Vincenzo Santagata, era, come scrive il pubblico ministero “gestore di fatto”.

Diciamo che non ha indebitamente compensato i ricavi con costi farlocchi, per apparecchiare una serie di evasioni fiscali. Per cui, diamo per buona l’ipotesi che non abbia violato in questo modo l’articolo 10 del decreto legislativo 74/2000; diciamo ancora che Santagata non abbia contribuito a distruggere tutti i documenti, in modo che l’autorità giudiziaria, la polizia giudiziaria potessero trovare elementi immediatamente probanti della truffa avvenuta; diciamo che è stato solo farina del sacco dei recidivi e che il commercialista Vincenzo Santagata abbia accolto questa distruzione documentale, dispiacendosene e non compiacendosene, con il disappunto di chi non ha nulla da nascondere.

Ma se uno si candida alle elezioni politiche deve essere affrancato dal suo status di imputato, e solo per effetto di un’assoluzione piena cioè di un’assoluzione per non aver commesso il fatto o perché il reato non sussiste. Se invece, è sotto processo, pur essendo, Santagata, senza se e senza ma, un non colpevole per la legge che, non a caso, gli consente, non essendo intervenuta una condanna in primo grado, che può attivare le norme della legge Severino, di continuare a svolgere, aggiungiamo noi, giustamente la sua funzione di sindaco, diverso è il discorso sul rilievo politico espresso da uno status che non gli consente, almeno per il momento e fino a quando non sarà assolto, di candidarsi per il parlamento italiano.

Attenzione. Quando parliamo di candidabilità, poniamo una questione di opportunità, peraltro ormai sposata da quasi tutti i partiti che pretendono, da chi intende candidarsi, la consegna del certificato del casellario giudiziario ma anche quello dei carichi pendenti.

Ora, se la non contestazione all’imputato Vincenzo Santagata, di recidive specifiche rende probabilmente intonso  il suo casellario giudiziario, la contestazione messa nero su bianco da un tribunale della repubblica italiana, non rende, al contrario, intonso il suo certificato dei carichi pendenti

 il fatto che lui sia processato per reati molto gravi, anche per l’articolo 2 del già citato decreto legislativo 74, quindi per aver dichiarato, sempre secondo la prospettazione del pm, probabilmente avallata dal giudice dell’udienza preliminare cioè da una componente del tribunale giudicante, fraudolentemente gli imponibili fiscali grazie all’uso “di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”, e per l’articolo 5 cioè per aver omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi, in questo caso dichiarazioni Iva, se non integra un bel niente dal punto di vista della non colpevolezza giuridica di Santagata e aggiungiamo del suo pieno diritto giuridico di svolgere la funzione di sindaco, integra, anzi integra eccome, dal punto di vista politico, tra l‘altro dentro ad un partito che si professa come una sorta di apostolo della legalità, salvo poi non guardare nei territori, salvo poi non porsi il problema della serietà e dell’integrità morale della sua classe dirigente meridionale, campana e casertana in particolare, e ancora, salvo non porsi il problema di ciò che combinano i suoi sindaci, e non ci riferiamo a Santagata visto e considerato che questi presunti reati non c’entrano nulla con la sua attività politico amministrativa al comune di Gricignano.

Eppure, in fretta e furia, nella concitazione vissuta da chi ha dovuto raffazzonare letteralmente le candidature al maggioritario nel momento in cui la designazione dall’alto di Stefano Graziano, realizzata senza alcuna logica politica, senza alcun fondamento di democratica legittimità, se non quello di essere amico personale di Enrico Letta e del commissario regionale Francesco Boccia, è stato dato il nome di Vincenzo Santagata e probabilmente a Roma non hanno introitato neppure il certificato dei carichi pendenti.

Nel momento in cui Stefano Graziano ha dovuto dire no ad un altro sindaco precisamente ad Enzo Guida , fascia tricolore nella confinante Cesa, si è posto il problema che la vicenda giudiziaria che ha coinvolto quest’ultimo fosse meno mimetizzabile di quella riguardante Vincenzo Santagata. Ciò perché Guida ha rimediato una condanna in primo grado, ma soprattutto perché il suo è stato un caso molto più mediatico, molto più pruriginoso, in quanto riguardante un presunto reato di stalking e presunte persecuzioni consumate ai danni della sua ex moglie.

Guida, a questo punto, ha ben da lamentarsi, visto che una condanna in primo grado non può rappresentare una discriminante di incandidabilità politica rispetto ad un rinvio a giudizio. C’è differenza tra le due cose in termini giuridici e giudiziari, non certo in termini politici.

Terremo d’occhio la vicenda e soprattutto cercheremo di capire a che stadio è arrivato questo processo.

A proposito, non è improbabile che tutto finisca a tarallucci e vino con la solita prescrizione che però non è non colpevolezza, per la legge, ma solo, per l’appunto, “un non luogo a procedere per intervenuta prescrizione”, figuriamoci se lo può essere da un punto di vista politico. Ma non crediamo che in questo processo si sia già arrivati alla maturazione dei tempi per la cancellazione dei reati contestati.