ELEZIONI POLITICHE. Enzo Santangelo: “Sarò candidato di Italia Viva”. Secondo noi, e vi spieghiamo perchè, la sua elezione è molto complicata, diversamente da quella di Caputo al Senato

2 Agosto 2022 - 14:38

Ragioniamo un attimo sulle prospettive del consigliere regionale di Maddaloni. Tutto il nostro ragionamento parte comunque da un presupposto, tutt’altro che scontato, di una alleanza tra il partito dell’ex presidente del consiglio e quello di Azione, fondato da quello che fu il suo ministro alle attività produttive Carlo Calenda

 

CASERTA/MADDALONI – (g.g.) Il buon Enzo Santangelo ha ufficializzato la sua candidatura alle elezioni politiche del prossimo 25 settembre. La notizia non giunge inaspettata visto che era stato Matteo Renzi in persona (CLIKKA E LEGGI) a convocare tutti i quadri di Italia Viva, cioè del partito da lui fondato e di cui è leader, al bar Napoli, inizio di via Caracciolo, zona Mergellina, dove, domenica pomeriggio, si è svolta una riunione a cui hanno partecipato anche i rappresentanti renziani nelle istituzioni a partire dall’assessore rgionale all’agricoltura Nicola Caputo.

Renzi ha dato disposizione ai suoi affinchè scendano in campo in quella che si preannuncia come una difficile e rischiosa sfida elettorale che l’ex premier ha deciso di correre al di fuori delle coalizioni e quindi  anche al di fuori di un centrosinistra che essendo monopolizzato dal Pd e per giunta dal Pd di Enrico Letta, cioè da “mister

stai sereno“, a Renzi riserverebbe solamente le briciole. Questi sa  molto bene che qualora Letta e il Pd – ipotesi scarata da tutti i sondaggi, ma non si può mai sapere – vincessero le elezioni, quelle sue briciole parlamentari si tradurrebbero in briciole ancor più minute, ancor più misere in quelle che poi sarebbero la rappresentanza di governo e di sottogoverno di Italia Viva.

E allora, briciole per briciole, meglio prenderle associandovi una visibilità ed una visione possibile, quand’anche non scontata, di prospettiva, che in caso di accordo con il Pd, Renzi e Italia Viva non avrebbero.

Se, poi, l’ex presidente del consiglio dovesse convincere il “suo” ministro alle attività produttive, Carlo Calenda, a non chiudere l’accordo con Enrico Letta (i due tra le altre cose stanno incontrando proprio nei minuti in cui noi inseriamo questo articolo) di visibilità ne avrebbe ancora di più. Quella di Renzi e Calenda, al di là delle prospettive elettorali disegnate dai pronostici e dai sondaggi, si configurerebbe come una proposta in grado di attirare quantomeno una forte curiosità dei media.

In pratica, quello di Renzi e Calenda sarebbe un terzo polo centrista che realmente potrebbe assomigliare a ciò che Macron ha fatto in Francia, creando un partito che non è, nè gollista, nè socialista e neppure riconducibile direttamente all’antica tradizione centrista che ebbe, a suo tempo, come suo leader, Valery Giscard D’Estaing.

Insomma, se la formula del centro non odora certo di nuovo, è anche vero che un centro costruito da facce relativamente giovani, quelle di Renzi e di Calenda, potrebbe avvicinarsi ai voti che nel 2013 ripportò la coalizione creata da Mario Monti, il quale, sentendosi come è successo anche a tanti altri, il salvatore dell’Italia, rimase però deluso da quell’11% , frutto anche del totale flop autodistruttivo di Gianfranco Fini, che vi associò quela Fli, partito costruito in fretta a furia e che rappresentò il delitto perfetto del presidente Giorgio Napolitano il quale usò Fini per far cadere nel 2011 Berlusconi, issando Mario Monti a Palazzo Chigi e poi assistette con ghigno sorridente e soddisfatto alla dipartita politica di quello che era pur sempre stato un post-fascista, pupillo di Giorgio Almirante.

E’ chiaro che nel momento in cui Enzo Santangelo annuncia la sua candidatura al parlamento, non può non collegarla al listino plurinominale che partecipa alla ripartizione proporzionale dei seggi alla Camera dei Deputati e che, incastrato nella circoscrizione di Campania 2, mette insieme le province di Caserta e di Benevento.

Eventuali impegni aggiuntivi nel maggioritario, non possono essere preannunciati già nella giornata odierna, semplicemente perchè  non si sa se Matteo Renzi andrà da solo, ma proprio tutto da solo, o se invece correrà insieme a Calenda.

Santangelo si candida soprattutto per spirito di appartenenza, visto che in quel collegio è un pò difficile, a nostro avviso, che scatti il seggio per Italia Viva.

Il ragionamento è presto fatto. Partendo, infatti, dal presupposto che i seggi assegnati alla Camera dei Deputati col metodo di ripartizione proporzionale, sono 245, ciò significa che, sondaggi alla mano, i quali mettono addirittura in discussione il superamento della soglia di sbarramento del 3%, posizionano, nella loro versione più ottimistica, Italia Viva ad un 3,5%.  Il 3,5% di 245 fa 8,575. In pratica, 8 seggi pieni con un eventuale seggio ulteriore, da affidare alla lotteria del calcolo dei resti, nel cui calderone finirebbe la quota decimale dello 0,575%.

Mettiamo pure che il massimo obiettivo, annunciato da Renzi, cioè quota 5%, venga raggiunto. In questo caso, gli eletti al proporzionale della Camera di Italia Viva sarebbero dunque sicuramente 12 gli eletti al proporzionale, mentre per quanto riguarda un eventuale 13esimo seggio, le possibilità non sarebbero altissime in considerazione del decimale bassino, pari allo 0,25.

12 in tutta Italia, dunque. Ammesso e non concesso che uno di questi scatti nella circoscrizione di Campania 2, bisognerebbe vedere quale dei due collegi prevarrà sull’altro. Qui c’è Santangelo sostenuto da Nicola Caputo, in quello di Salerno e Avellino ci sono due consiglieri regionali cioè Pellegrino e Enzo Alaia. Sarebbe dunque, sempre ammesso e non concesso che uno degli 8 seggi o al massimo dei 12 seggi nazionali scatti proprio a Campania 2, piuttosto complicata la corsa di Santangelo rispetto a quella condotta dal capolista di Italia Viva nel già citato collegio di Salerno ed Avellino che poi, insieme a quello di Benevento e Caserta, costituisce la circoscrizione di Campania 2.

Poi c’è la variabile rappresentata da Nicola Caputo. Questi, da assessore regionale, ritiene, con l’avallo di Renzi, di avere priorità di scelta, qualora decidesse di non provare a convincere il leader nazionale del suo partito del fatto che lui possa essere più utile alla causa di assessore all’agricoltura in via Santa Lucia che da candidato alle elezioni politiche.

Ma se proprio si dovrà candidare, Caputo chiederà di farlo da capolista di Italia Viva al collegio proporzionale del Senato che, come ormai ben sanno i nostri lettori, racchiude, in circa 3 milioni di abitanti residenti, le province di Salerno, Caserta, Avellino e Benevento.

In questo caso non ci sarebbero dubbi sullo sbarramento. Perchè, se il 3% a livello nazionale rappresenta un approdo possibile, ma non scontatissimo, per il partito di Renzi, la tipologia di ripartizione prevista dalla Costituzione, la quale sancisce che questa debba avvenire su base regionale per quanto riguarda gli eletti di palazzo Madama, rende, a nostro avviso, scontato lo scavallamento del 3% in Campania da parte di Italia Viva.

Superare il 3% nella nostra regione alla Camera, può anche al contrario non servire a nulla, in quanto conta superarla a livello nazionale; superare invece, questa quota al Senato garantisce la partecipazione del capolista  e del collegio che lo accoglie alla ripartizione dei seggi su base regionale. Conti alla mano, al senato esistono delle concrete possibilità di elezione, anche se pure in questo caso bisognerà poi sviluppare il confronto delle percentuali tra i due collegi, cioè quello appena citato di Salerno, Caserta, Avellino e Benevento e quello di Napoli e provincia.

C’è poi da considerare l’incognita De Luca. Fino ad oggi, Nicola Caputo non ha avuto problemi nel far quadrare il suo principale vincolo di appartenenza politica, cioè quello che lo lega a Vincenzo De Luca sin dalle elezioni europee del 2014, con il vincolo, sicuramente secondario, sicuramente complementare rispetto a quello appena descritto, che collega Nicola Caputo a Matteo Renzi e ad Italia Viva. Riuscirà Caputo a ottenere che De Luca non lo costringa alle dimisioni nel momento in cui lui andrà a candidarsi al Senato, per giunta in una coalizione e/o in un partito che si presenta in alternativa anche al Pd per il quale stavolta De Luca è mobilitato in funzione delle necessità elettorali del figlio Piero?  Se De Luca darà il via libera a che Nicola Caputo possa condurre la sua eventuale campagna elettorale da assesssore rgionale all’agricoltura, vorrà dire che i due si sono messi d’accordo e che il governatore sarà pienamente convinto del fatto che anche a Roma Caputo risponderà piùa lui che a Renzi.

Ovviamente, tutti questi ragionamenti hanno una validità se dovesse essere sancito l’accordo tra Renzi e Calenda. In caso contrario, infatti, per il fiorentino sarebbe praticamente impossibile raccogliere le firme che occorrono per presentare un altro simbolo in modo da configurare il suo partito quale componente di una coalizione.

Un’operazione che può tentare, nonostante la sua crisi e le defezioni, solamente 5 Stelle che sui numeri molto più impegnativi dello sbarramento relativo ai partiti che non si presentano in coalizione con nessuno, sembrano essere sicuramente competitivi e in grado di varcarli, seppur non di larghissima misura.

Questo, alle ore 14 del 2 agosto 2022, lo stato dell’arte di Italia Viva in provincia di Caserta. Ovviamente, come sempre scriviamo alla fine di questi articoli, la situazione può modificarsi giorno per giorno, addirittura, ora per ora. Noi cerchiamo di rimanere vigili evitando il più possibile, tenendo conto dei tempi ristrettissimi di questa fase della pre campagna elettorale, di riempire la rete di sciocchezze e/o di presunte indiscrezioni, del tutto inverosimili.