ELEZIONI PROVINCIALI. Il Pd ha scelto: sarà Antonio Mirra a sfidare Giorgio Magliocca

12 Novembre 2021 - 11:28

Oggi pomeriggio la ratifica della segreteria provinciale. La telefonata di Carlo Marino e la presa di coscienza che quello dei Luserta, degli Zannini e di tutto il mondo inquietante e variopinto che ruota intorno a loro, è diventato un pericolo tossico per le prospettive del Partito Democratico, masochista a tal punto da avere un vice capo gruppo alla Camera, cioè Piero De Luca, che fa politica insieme a Zannini e contro ai Democrats di Caserta

 

CASERTA – (g.g.) A meno di clamorosi ribaltoni dell’ultima ora, oggi pomeriggio la segreteria provinciale del Pd certificherà e comunicherà la candidatura del sindaco di Santa Maria Capua Vetere Antonio Mirra a presidente della Provincia. Tutti i tentativi per arrivare ad un’intesa complessiva e generale del centrosinistra sono falliti. Una evoluzione ufficializzata in sostanza dal momento in cui Giorgio Magliocca ha annunciato che domani mattina alle 10 e 30 presenterà ufficialmente la sua candidatura, alla presenza di Giovanni Zannini, Nicola Caputo, Maria Luigia Iodice e Luigi Bosco.

Zannini ha opposto dei no perentori alle possibili candidature di equilibrio che avrebbero potuto essere anche quelle di sindaci di sua diretta emanazione quali Gino Pellegrino di Parete e Salvatore Martiello di Sparanise. Sia Pellegrino che Martiello erano disponibili ma Zannini, che ha stretto da anni un patto di ferro con Magliocca con cui pare abbia già definito molte cose sulle assunzioni che di qui a poco la provincia dovrà fare, con procedure di bando già lanciate, ha sbarrato la strada ad entrambi. Per cui, oggi pomeriggio, dopo che Carlo Marino, ieri sera, ha detto no ad una candidatura che l’avrebbe opposto a coloro i quali l’hanno appoggiato alle elezioni comunali, la scelta si è direzionata verso Santa Maria Capua Vetere, verso Antonio Mirra che d’altronde non aspettava altro, trattandosi di una persona molto ambiziosa ma che purtroppo non riesce a sviluppare una capacità di governo pari ai disegni sempre molto importanti che stabilisce, insieme alla sua consorte, per se stesso.

La scelta di Mirra rappresenta una sorta di ritorno in vita del Pd casertano, il quale, se è ridotto in queste condizioni, lo deve soprattutto a certe scelte realizzate, a suo tempo, da propri esponenti di spicco, ci riferiamo soprattutto a Stefano Graziano che ritenendo il partito uno strumento al servizio delle sue necessità, si è inventato nomi non certo di primo livello. Perchè, con tutto il rispetto per il mite Emiddio Cimmino, chi sta a Caserta, vive e racconta la vita politica di questo territorio, sapeva bene al tempo e non si sorprende ora, in sede di giudizio valutativo e storico, del fatto che durante il periodo in cui Cimmino ha ricoperto, fino ad arrivare ai giorni nostri, la carica di segretario provinciale, il Pd è stato un partito sostanzialmente acefalo.

Probabilmente, all’epoca, quando Gennaro Oliviero fidandosi, con l’attitudine del kamikaze, di Stefano Graziano, dette il via libera a quella che sostanzialmente rappresentò la nomina e non l’elezione di Cimmino a segretario provinciale, riteneva al pari dal suo competitor interno, che un segretario debole avrebbe consentito a lui e a Graziano di governare le cose senza avere il problema di confrontarsi con una persona, la quale, pur sapendo di doversi rapportare stabilmente ai leader, non l’avrebbe fatto fino al punto da perdere la faccia.

Alla fine, Emiddio Cimmino si è dimostrato un uomo di Graziano e ne ha rappresentato plasticamente il declino politico, visto che quella che appariva come una menata di ingegno, si è ritorta contro il sedicente Richelieu di Teverola che lasciando di fatto vuota, vacante, la casella di vertice del Pd casertano, si è giocato il tutto per tutto nello spareggio delle scorse elezioni regionali contro Gennaro Oliviero. Ha perso e dietro a questa sconfitta ha lasciato solo macerie di un partito sfasciato e soggiogato dalla operosità ribalda di un’area costituita da soggetti, i quali, non avendo neppure la necessità di salvare l’apparenza attraverso una dichiarazione di appartenenza a un partito o a un’area politica, hanno solamente costruito un rapporto diretto con il potere personale dei De Luca con il solo scopo di rafforzare se stessi, rendendo più ricca e piacevole la propria esistenza. L’hanno potuto fare perchè quello dei De Luca è, come detto, un potere personale che esula sostanzialmente da ogni dinamica condizionata da logiche e da ragioni di partito e di coalizione.

Il Pd parte da zero, dunque. E non può sottrarsi oggi dal giocare fino in fondo una partita dall’esito incerto, come sarà quella delle elezioni provinciali del prossimo 18 dicembre. Il Pd non può più permettersi di non considerare ostile la presenza, o meglio la modalità attraverso cui i vari Zannini, Luserta e tutto il mondo caotico e variopinto, molto variopinto, che gira intorno a loro di giorno, di sera e anche di notte, soprattutto di sera e di notte, ha occupato lo spazio politico di questa provincia, utilizzando e facendosi utilizzare dal governatore De Luca e da suo figlio Piero, i quali hanno messo a disposizione un tipo di disponibilità a compiere operazioni clientelari, con modalità di cui non si ha traccia nel passato neppure in una provincia dove la “clientelopoli” è un dato biologico-strutturale. Al riguardo, ci piace continuamente citare, come archetipo, come master esemplare ed esemplificativo di questo strapiombo morale, la vicenda incredibile delle 5 assunzioni nel giro di un mese, ottenute dalla famiglia Sagliocco-Spezzaferri di Aversa.

Dunque, le elezioni provinciali come primo momento di autentico scontro tra una politica tradizionale, fatta anche di espressioni clientelari, di interessi, ma che non supera il senno, al cospetto del quale rimane essa stessa annichilita di fronte alla spregiudicatezza, alla disponibilità di uno Zannini a porsi rispetto alle cose, con una modalità no limits, con le espressioni che si configurano come vere e proprie messe nere, in cui la politica è solo un pretesto, solo una parola messa lì giusto per dire.

Questa nuova fase del Pd non può che ripartire dai suoi uomini più rappresentativi, cioè da quelli che, volente o nolente, hanno ricevuto mandati democratici. Primo fra tutti, il sindaco di Caserta Carlo Marino, il quale ha cullato l’ambizione di candidarsi lui a presidente della Provincia, carica che gli è sempre piaciuta, al punto che la volta scorsa fu lui a correre, rimanendo, in quella circostanza, bastonatissimo, per il Pd e per il centrosinistra. Ieri, a quanto pare, è stato proprio Carlo Marino, che ci ha pure provato a essere della partita, cercando di rappresentarsi come l’uomo della mediazione tra il Pd e Zannini, ad assumersi la responsabilità, tutto sommato solo formale, di telefonare ad Antonio Mirra.

Oddio, questo non vuol certo dire che Carlo Marino voterà sicuramente Mirra e che lo farà votare. Perchè se è vero che Giorgio Magliocca e Zannini sono stati entrambi, seppur a diverso titolo, sostenitori di Carlo Marino alle elezioni comunali, è anche vero che il Marino non ha, tra le sue peculiarità caratteriali, quella di essere un riconoscente, titolare di un sentimento che appartiene molto spesso alla sfera di un’anima intrisa di qualcosa che assomiglia a dei valori.

Però, va detto, che il mondo di Antonio Mirra non è estraneo a quello di Carlo Marino, a partire dall’avvocato Annamaria Sadutto, candidata alle ultime elezioni regionali, ora in predicato di entrare in giunta comunale a Caserta ma soprattutto potenziale consuocera di Carlo Marino. Ma queste sono altre storie che poi affronteremo a partire dai prossimi giorni.