Falso agriturismo, sequestrato il motel del cognato di Alfonso Golia, sindaco di AVERSA

14 Ottobre 2019 - 13:37

TEVEROLA(g.g.) Non avremo mai la controprova su quanto abbia potuto incidere, nella decisione assunta dal dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Teverola Raffaele De Rosa, per gli amici Lello, fratello dell’attuale sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa, e a sua volta, ex vicesindaco dello stesso comune ai tempi di Lorenzo Diana e del rapporto sereno con il ben noto Fortunato Zagaria, oggi sotto processo per camorra, dicevamo, non sapremo mai quanto abbia potuto incidere sull’ordinanza che ha portato al sequestro dell’immobile di proprietà di Pietro Chianese, cognato del sindaco di Aversa Alfonso Golia, la visita che i carabinieri del Nucleo investigativo del gruppo di Aversa, hanno compiuto negli uffici comunali.

Manco a dirlo, però, i vigili urbani di Teverola si sono recati nel presunto agriturismo di Pietro Chianese, una volta il 6 settembre e un’altra volta l’11, cioè proprio nelle giornate in cui i militari dell’Arma recavano visita all’ufficio tecnico acquisendo anche tutta la documentazione relativa alla struttura commerciale, indicata lungo la strada provinciale, ex 7bis.

Cerchiamo di sintetizzare partendo da un ricorso al Tar, vinto, a nostro avviso giustamente, da Chianese che, appellandosi alla legge regionale numero 15 del 2008, era riuscito ad ottenere la possibilità di costruire nuove pertinenze ad una ancor più presunta azienda agricola intestata alla società Agribio.

In quel ricorso al Tar, il comune di Teverola non si era costituito neppure.

Ma questo potrebbe anche non rappresentare un elemento sospetto, in quanto era piuttosto palmare il diritto di Pietro Chianese legato all’applicazione dell’appena citata legge regionale, la quale, però, consente di aprire agriturismo collegandoli direttamente ad immobili utilizzati come pertinenze agricole, cioè come case in cui si può anche abitare, ma che sono al servizio della coltivazione della terra o dell’allevamento di animali, insomma di attività ascrivibili al settore primario dell’economia produttiva.

Quella stessa legge definisce anche il peso percentuale di attività di azienda agricola, in rapporto all’attività di accoglienza agrituristica: occorre che la prima resti comunque prevalente.

Forse sulla spinta dell’attenzione della magistratura, De Rosa, dirigente dell’ufficio tecnico, ha spedito i vigili urbani, i quali non hanno trovato neppure un rastrello, una falce, una zappetta da orto. Nulla di nulla. Hanno trovato invece un immobile, materialmente disconnesso e sostanzialmente scollegato a quello originario, che non rispondeva ai contenuti della Scia, presentata e approvata dal comune di Teverola, proprio sulla scorta della legge regionale di cui abbiamo discusso, nello scorso aprile.

Diverse camere alberghiere, 48 posti letto, 24 per piano, che andando a guardare il sito guida di tutti quelli che vogliono trovare un posto alberghiero, cioè Booking, vediamo che l’albergo offre anche una sauna e una vasca idromassaggio. Insomma, una costruzione distinta dall’immobile agricolo, che addirittura, dalle camere, si intravede e da cui si sbircia solo dal primo piano della presunta azienda Agribio.

Un capannone per la biancheria e questo è. Il comune di Teverola ha ordinato la chiusura di ogni attività con una profigurazione che può condurre addirittura all’abbattimento.

Pietro Chianese, ma soprattutto il suo papà, sono da un pò di tempo in lite con un loro ex socio, con il quale, a quanto ci risulta, tenevano in piedi una nota attività di ristorazione nei comuni del sud aversano. Come capita spesso nei divorzi, volano i piatti. In questo caso, vola la carta bollata e le denunce. Chi fa il tifo per la legalità, dunque, può sperare solamente che soggetti, i quali hanno un’idea molto free delle leggi, delle norme e delle regole, si accapiglino tra loro, in modo che un pò di merda, con rispetto parlando, possa saltare fuori, offrendo, agli organi di polizia giudiziaria e dunque alla magistratura, il destro per indagare.

In questo articolo abbiamo formulato, fino ad ora, un riferimento secco alla parentela tra la famiglia Chianese e il sindaco Alfonso Golia, che di Pietro Chianese ha sposato la sorella. Questo perchè noi siamo fermamente convinti che ogni individuo risponda come tale delle proprie azioni e che rappresenta un abominio, l’estensione virale per definizione dei guai di una persona ai suoi congiunti diretti o acquisiti.

Detto questo, però, l’augurio è che Alfonso Golia, al quale, diciamocela tutta, abbiamo dato credito come sindaco onesto, soprattutto nel momento in cui ha nominato assessore Benedetto Zoccola, si comporti sempre, nell’esercizio della sua funzione, esattamente al contrario di come si comportano i parenti della moglie. La vicenda specifica, raccontata in questo articolo, non è di fondamentale importanza, ma in relazione all’importante carica ricoperta da Alfonso Golia, diventa significativa in quanto indicazione, punto di riferimento di una mentalità che a volte trascende gli atti specifici, che considera la legge un optional.

Ebbene Alfonso Golia deve comportarsi esattamente al contrario di come si comportano il suocero e il cognato. Se lo farà, continuerà ad essere guardato con attenzione e considerazione da CasertaCe. In caso contrario, se la logica dell’agriturismo extralarge di Pietro Chianese, dovesse essere anche la logica con cui governerà la città di Aversa, farà esattamente la fine che hanno fatto gli altri sindaci, di cui ci siamo occupati: andrà a casa. 

 

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