Fucili e mitragliatrici del clan Schiavone nascoste nell’azienda agricola dei Diana: “Armi nei bidoni? Non lo sapevo”

5 Marzo 2024 - 12:56

CASERTA – In questi minuti si è conclusa l’udienza nel processo, istruito dai pm della Dda di Napoli, Vincenzo Ranieri e Simona Belluccio, a carico di Carlo Del Vecchio, storico esponente del clan dei casalesi, di Pasquale Diana e dei suoi fratelli Leopoldo e Carlo Diana, al centro dell’operazione condotta dalla squadra mobile di Caserta nell’aprile del 2022.

I poliziotti fecero irruzioni in un’azienda agricola a Castel Volturno in via Macedonia, gestita dai fratelli Diana, trovando numerose armi tra cui due kalashnikov, 4 pistole mitragliatrici e un fucile a pompa oltre a 300 cartucce di vario calibro e ad una granata. Le armi sarebbero state nascoste in fusti di ferro ed interrato nell’azienda agricola

Oggi gli imputati, difesi dagli avvocati Carlo De Stavola, Marco Monaco, Pasquale Diana e Marco Castelluzzo, sono stati ascoltati in aula. Del Vecchio ha spiegato ciò che aveva già detto in precedenza, ovvero che Pasquale Diana non sapeva cosa ci fosse all’interno dei bidoni conservati in azienda. Una circostanza, chiaramente, confermata dallo stesso Diana

Nella prossima udienza, invece, ci sarà da parte della procura l’arringa che conclude la fase del dibattimento.

Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli era l’arsenale del clan dei casalesi (fazione Schiavone) di cui Carlo Del Vecchio, cugino di Diana, è stato un esponente di spicco. A fornire informazioni sul ritrovamento delle armi anche il pentito Massimo

Vitolo ex cognato di Carlo Del Vecchio: “Vennero dati da Cicciariello a Carlo prima del suo arresto più o meno nel 2000. Queste armi sono state coperte con il grasso e messe in contenitori, simili a quelli usati dalle aziende Bufaline. Carlo mi disse che le andò a nascondere nella Masseria di un suo parente di cognome Diana“.