Giorgio Magliocca prova a scavalcare (invano) la Petrenga e Cangiano. Vuol farsi raccomandare alla Meloni, ma bluffa sulla candidatura alla Regione

28 Ottobre 2019 - 21:41

CASERTA (g.g.) – Premesso che parlare e scrivere oggi di elezioni regionali della Campania è, a dir poco, prematuro. Ma non tanto per la distanza temporale che ci separa dal nuovo appuntamento con le urne che, con buona pace delle estroverse dichiarazioni del governatore De Luca si terranno non più tardi del 14, massimo 21 giugno (il quinquennio scade il 31 maggio giorno delle elezioni del 2015 e non come afferma De Luca ad inizio luglio, quando lui s’insediò), quanto perché, ad oggi in considerazione di ciò che è successo in Umbria, appare difficilissimo che ci possa essere un solo candidato a sinistra. Cinque stelle, dopo la terrificante batosta rimediata nella piccola, ma emblematica regione del centro Italia, dovranno necessariamente andare da soli per salvare il salvabile e per mostrare un’identità che oggi non è più neppure percepita, visto che se un elettore ha deciso di votare alle regionali per un candidato dell’alleanza giallorossa, com’è stato in Umbria per Vincenzo Bianconi, non si capisce per quale motivo dovrebbe votare cinque stelle e non invece il Pd, visto e considerato che mentre quest’ultimo partito conserva il marchio di una pur discutibile offerta politico-elettorale, Cinque stelle, questa offerta, la sua offerta l’ha stravolta, nel momento in cui si è alleato con il Pd, facendo esattamente, diametralmente il contrario di ciò che ha raccontato e promesso negli anni scorsi ai suoi elettori, che di sinistra fondamentalmente non sono.

E d’altronde se i voti dei grillini in Umbria sono finiti, nessuno escluso, tutti alla Lega, qualche motivo ci sarà.

Questo era evidente ai nostri occhi dal giorno in cui si è andata profilando l’alleanza di Governo cosiddetta giallorossa. Ora, quello che sembrava già logico, è diventato effettuale. Per cui, o Di Maio, in Campania convince un supercandidato di grande prestigio e di grande riconosciuta reputazione, con un grado di notorietà molto alto, imponendolo e/o concordandolo con il Pd che dovrebbe a sua volta mollare De Luca, o altrimenti i principali candidati alla carica di governatore della Campania saranno 3: uno del centrodestra, che a quel punto se la giocherebbe eccome la partita, il citato De Luca, appoggiato dal Pd che a quel punto dovrebbe chiederglielo in ginocchio all’ex sindaco di Salerno e dalle civiche di quest’ultimo. Il terzo candidato verrebbe fuori dall’alleanza, a questo punto non più squilibrata, tutt’altro, tra Cinque Stelle e l’area politica del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il quale, stante il tracollo dei grillini, avrebbe molta voce in capitolo nella scelta del candidato a Governatore, ammesso e non concesso che non proponga proprio se stesso da qui a poco.

Chiarito lo scenario, veniamo ad una questione locale. Ce ne dobbiamo occupare perché in questo periodo ci tocca. Ma sapete bene che affrontare questi argomenti, ormai ci annoia e spesso ci infastidisce pure. Ma questo è.

Il presidente della Provincia Giorgio Magliocca lascia balenare l’ipotesi di una sua discesa in campo con la lista di Fratelli d’Italia. Attenzione, in questo circo che è la politica casertana, l’idea balena mentre Magliocca, ancora oggi, è il coordinatore provinciale dell’ormai quasi defunta Forza Italia. Ma nonostante ciò, si è già mosso. Si è fatto accompagnare a Roma, si dice da Mario Landolfi, e lì ha incontrato Antoniozzi, esponente di Fratelli d’Italia, e, ci pare, discendente di Dario Antoniozzi un politico della Democrazia Cristiana, piuttosto noto a cavallo degli anni ’70 e ’80, quando fu messo a capo del ministero che al tempo si chiamava del Turismo e Spettacolo.

Alfredo Antoniozzi, dovrebbe essere l’uomo di raccordo tra Magliocca e la Meloni. Operazione tutt’altro che semplice, visto e considerato che la leader nazionale di Fratelli d’Italia, reduce a sua volta da un clamoroso successo in Umbria, non coopterà mai nessuno dal territorio casertano senza che l’operazione trovi il consenso della senatrice Giovanna Petrenga, persona che ha stretto un rapporto anche personale di grande amicizia con la Meloni e in seconda battuta del coordinatore regionale Gimmi Cangiano.
A Roma Magliocca utilizza l’arma della sua carica. Non tanto quella di sindaco di Pignataro Maggiore quanto quella di Presidente della Provincia. Sa che Fratelli d’Italia può contare su due governatori, Musumeci in Sicilia e Marsilio in Abruzzo, ma sa anche che di presidenti della Provincia non ne può sfoggiare. Ma di questi tempi, a stiva dei voti piena, le bandierine non sono più una priorità. Anche perché si ha la sensazione, avvertita all’interno del partito di Fratelli d’Italia, che Magliocca, che in realtà stia bluffando e che non voglia effettivamente candidarsi alle regionali. Vuole entrare in Fratelli d’Italia con delle garanzie, vuole influire sull’elezione di un consigliere regionale per poi presentarsi alle politiche. Ciò avviene per un motivo molto semplice, veramente molto semplice, praticissimo: per candidarsi alla Regione, Magliocca dovrebbe dimettersi, diversi mesi prima, sia da Presidente della Provincia che da sindaco di Pignataro.

Si accettano scommesse, Giorgio Magliocca non lo farà. Alla scadenza elettorale delle Comunali di Pignataro manca un anno e mezzo. Non si potrà ricandidare a sindaco perché questo è il suo secondo mandato. Dunque, tra un anno e mezzo dovrà lasciare automaticamente, con tre o quatto mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale, dalla carica di Presidente della Provincia. A meno che non arrivino le elezioni Politiche e una candidatura con alta probabilità di successo, Magliocca non mollerà il certo per l’incerto.

E per stasera, abbiamo già scritto assai sull’argomento dei politicanti. Cerchiamo di dosare e di autolimitarci altrimenti arrivare fino a giugno diventerà una mission impossible!