GISEC. Tormentone-De Benedictis: rifiuta la presidenza ma è pronto per un posto CdA. Avvocato, se si sente a suo agio nella compagnia di Zannini-Capriglione-Magliocca-Martiello-Nicola Esposito e co, contento lei, contenti tutti

23 Dicembre 2021 - 21:28

Lo ha scritto nella nota con cui ha ritirato la propria disponibilità per la massima carica dell’ente che gestisce gli impianti dei rifiuti della provincia di Caserta. Onestamente ci siamo stufati, perchè questa vicenda è diventata stucchevole

 

CASERTA (g.g.) Onestamente ci siamo un po’ stufati e ci sentiamo anche un po’ imbarazzati. Un sentimento, questo, che non dovrebbe, al contrario, appartenere a nessun giornalista che pratica continuamente atti penitenziali e di autocoscienza, cercando di mantenere sempre la barra dritta con approcci intellettualmente onesti, rispetto a questa vicenda della Gisec, la società in house che gestisce il delicato settore degli impianti di trattamento dei rifiuti della provincia di Caserta.

Stufi perché non è che il giornalista possa seriamente pensare di svolgere una funzione di supplenza rispetto alla vacanza, al vuoto di funzione che connota l’agire, pardon, il non agire delle strutture della pubblica potestà.

Abbiamo già scritto cento volte del siluramento del vecchio consiglio di amministrazione, realizzato, rimaniamo increduli ancora oggi, 24 ore prima, 24 e non 25 ore, non 24 ore e un minuto, ma bisogna essere precisi, 24 ore prima, dell’apertura dei seggi e delle urne che poi hanno portato alla conferma di Giorgio Magliocca alla presidenza della Provincia per di più con una procedura patentemente illegittima, che viola le regole e le procedure sancite dallo statuto della Provincia e della delibera con cui il consiglio provinciale nel 2019 ha chiarito che la scelta dei componenti del CdA di Gisec, pur toccando al presidente della Provincia, dovrà sempre avvenire utilizzando solo i nominativi dei professionisti che hanno risposto ad un avviso pubblico, condicio sine qua non, per la validità di tutta la procedura e di cui, invece, non si ha assolutamente traccia nelle nomine del nuovo CdA peraltro raffazzonate nel giro di 12 ore.

Un metodo dentro al quale non può non specchiarsi in quanto rappresenta evidentemente una modalità di azione usuale nel mondo trash politicante dell’elezione bulgara di tantissimi consiglieri appartenenti alla lista messa insieme dal gruppo di Giovanni Zannini, di Antonio Luserta, di Anacleto Colombiano sindaco di S. Marcellino, di Nicola Esposito sindaco di Lusciano, di Salvatore Martiello sindaco di Sparanise e neo indagato per reati attinenti anche all’ingerenza e al ruolo della camorra dentro ai procedimenti amministrativi, nell’ormai  arcinota inchiesta della Dda sul mondo, che definire opaco è poco, degli appalti e degli affidamenti dei servizi sociali in tantissimi comuni e nelle aziende sanitarie locali nelle province di Caserta e di Napoli.

Per cui, il nostro lo abbiamo fatto e lo continueremo a fare controllando in maniera puntigliosa, arcigna, ma sempre prestando la massima attenzione alle garanzie liberali, a partire dal diritto di ogni parte in causa di esprimere il proprio pensiero, quando la Gisec ricomincerà a produrre i suoi atti amministrativi, le procedure e l’esito delle sue gare che prima dell’avvento del presidente silurato Alessandro Cioffi, erano chiuse in quattro e quattr’otto negli uffici del solito Zippo e di altri funzionari che producevano un atto di aggiudicazione alle premiate ditte di Fontana e autotrasportatori riuniti di Villa Literno, Casapesenna e Castel Volturno.

Un ultimo pensiero lo dedichiamo anche all’avvocato Massimiliano De Benedictis. Ci siamo stufati perché qui qualcuno, seriamente, potrebbe pensare, di fronte all’anomala numerosità degli articoli che in poco tempo abbiamo dedicato a questo professionista, che noi nutriamo qualche sentimento di avversione nei suoi confronti. Cosa impossibile, perché nella nostra vita abbiamo conosciuto di recente le sue sembianze da un paio di fotografie pubblicate a corredo di alcuni nostri articoli. Con l’avvocato De Benedictis non abbiamo mai parlato di persona, né al telefono, né attraverso i social, né per corrispondenza. Per cui, essendo il sottoscritto un sannita che ogni sera ritorna a dormire nella sua terra e che a Caserta non ha parenti ed interessi, ci siamo limitati a inserire il suo nome quale elemento puramente indicativo rispetto al fatto veramente serio, rappresentato dalla situazione, dal pesante fardello di illegalità, di malevolenza, di cattive intenzioni, autentica architrave dell’operazione Gisec.

Abbiamo avuto prova che nella sua comunicazione, spedita al presidente Giorgio Magliocca e ad altri, l’avvocato De Benedictis, se da un lato ha ritirato la sua disponibilità a svolgere la funzione di presidente, ha spostato la stessa, rendendosi disponibile ad entrare comunque nel Consiglio di amministrazione, che poi si tradurrebbe nella promozione a presidente di uno fra Dario Di Matteo, il quale insieme a Grimaldi ha fatto l’accordo con Zannini e Magliocca, sulla carta avversari politici di entrambi (ma si sa quando c’è di mezzo la poltrona) e l’avvocatessa di Santa Maria Capua Vetere Caterina De Rosa che, attenzione, non è una totalmente sconosciuta e, aggiungiamo pure, non è una che esaurisce le sue competenze e tutte le sue note biografiche e biografico-professionali in ciò che ha scritto nel proprio curriculum vitae.

Facciamo così, scriviamo ancora un paio di cose e non ritorniamo più sull’argomento: avvocato De Benedictis, se lei ritiene che la sua dignitosissima storia professionale e familiare possa tranquillamente coniugarsi con il mondo di chi oggi esercita il controllo della Gisec, ok, pur rimanendo noi un po’, anzi un bel po’ stupiti, non possiamo non prendere atto che per lei va bene così. Sono scelte sue.

Rimaniamo sorpresi, ma dobbiamo accettare il fatto che lei considera dunque pienamente coniugabile con la sua storia, con la sua identità professionale, il suo rapporto con chi la sponsorizza, cioè il consigliere regionale Giovanni Zannini, leader, punto di riferimento di un’area – chiamiamola politica, così giusto per dire – che ha nel neo indagato per camorra Salvatore Martiello una sorta di vicerè e nell’ancor più pesantemente indagato Pasquale Capriglione, reuccio degli appalti relativi ai servizi sociali e autentico fulcro dell’inchiesta della Dda, un suo sicuro, granitico punto di riferimento come è dimostrato da tutto quello che è successo nei diversi comuni, governati da sindaci e da giunte allegate a Zannini, così come è dimostrato da tante altre cose, per il momento non ancora declinate negli atti giudiziari della Dda, riguardanti lo stesso Capriglione sempre connesso a strutture politico-amministrative saldamente ancorate alle posizioni del consigliere regionale di Mondragone.

Ok, avvocato De Benedictis, su questa cosa della Gisec non ci torniamo più perché nel momento in cui lei si rende disponibile a ricoprire comunque un posto nel Cda in quota Zannini, una diretta indicazione politica (questa, messa nero su bianco da un comunicato stampa, poi parzialmente revocato nella serata di giovedì scorso), vuol dire che, sempre lei, non si sente a disagio nell’appartenere allo stesso mondo a cui appartengono Pasquale Capriglione, Salvatore Martiello che sulla poltrona di presidente di Gisec non c’è finito solo, oseremmo dire, per merito dell’iniziativa della Dda; non si sente a disagio nel far parte della stessa area a cui da tempo ha aderito un certo mondo collegato a certe amministrazioni comunali dell’agro aversano, a partire da quella di Lusciano, il cui sindaco Nicola Esposito è stato rinviato a giudizio ed è processato per reati gravissimi contestatigli a suo tempo, dicembre 2019, dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Aversa-Napoli Nord, con accuse che hanno pienamente trovato riscontro in una prima decisione della parte giudicante, cioè del giudice per l’udienza preliminare, che l’ha mandato a processo insieme a suoi assessori, a dirigenti e funzionari del Comune e, per quanto riguarda l’altro filone della stessa indagine, insieme all’ex sindaco di Villa Literno Nicola Tamburrino, reduce, per giunta, da lunghi mesi trascorsi agli arresti domiciliari.

Ok, avvocato De Benedictis: se lei si trova a suo agio, se si sente di far parte di una squadra, di questa squadra, va bene. Probabilmente ha ragione lei e torto noi e con noi hanno torto anche diversi magistrati, diversi uomini e diverse donne che svolgono la funzione di polizia giudiziaria che attorno a questo mondo stanno svolgendo indagini molto delicate di cui già si colgono alcuni importanti risultati, già trasfusi in parte nel decreto di perquisizione, firmato dai pm dell’Antimafia e di cui abbiamo dato analitico conto in diversi articoli, pubblicati fino a qualche giorno fa. Contento lei, contenti tutti.

Non le possiamo invece garantire una moratoria per quanto riguarda l’altra brutta vicenda che ha consentito a tre persone, saldissimamente collegate al carro di Giovanni Zannini e cioè Costanza Esposito, l’assessore comunale di Aversa Giovanni Innocenti, un altro di Sessa Aurunca di cui in questo momento la memoria ci fa sconto del fastidio di volerne declinare di nuovo le generalità, di essere assunti a tempo indeterminato con contratti importanti e a tempo pieno, senza avere mai sostenuto e vinto un concorso, pur essendo il Consorzio idrico un ente pubblico e, dunque, come tale, assimilabile a tutte le altre istituzioni del settore pubblico.

Quella è una storia troppo importante perché non è giusto che tanti giovani che non hanno santi in paradiso debbano mordere il freno e debbano ritenere che l’unico modo per conquistare un posto di lavoro, sia quello di giurare fedeltà a politici come Giovanni Zannini.

E non è bello che il tribunale di S. Maria C.V. abbia ratificato, con il piglio di un grigio burocrate, una transazione che smentisce in maniera totale ciò che il consorzio, attraverso l’avvocato De Benedictis, aveva scritto nelle proprie controdeduzioni al ricorso della Esposito, di Innocenti e di quell’altro là, ma che, soprattutto, smentisce due sentenze chiare, perentorie, con le quali la stessa Sezione lavoro del tribunale sammaritano, attraverso un giudice tanto autorevole da diventare oggi un elemento di riferimento della Sezione lavoro della Corte d’appello di Napoli, aveva dato ragione allo stesso Consorzio Idrico, quando, a chiedere la stabilizzazione non erano stati Costanza Esposito, Giovanni Innocenti e quell’altro là, bensì altri dipendenti a tempo determinato, sui quali però evidentemente non si addensava alcun interesse promozionale di tipo politico.

Questo è.