Gli idoli della CAMORRA. Antonio Bianco considerava Walter Schiavone meglio di una rockstar. Ne assunse anche il cognome per far paura ai titolari dei caseifici, dove presero quintali di prodotti senza quasi mai pagare

16 Agosto 2021 - 10:56

L’episodio è raccontato dal titolare di una di queste attività. A lui mancano circa 8mila euro per prodotti consegnati sempre in nero in due posti ben precisi. Nelle fatture fiscali i nomi di questi caseifici non comparivano mai. La società Zì Monaco copriva in ogni transazione le due imprese del clan dei casalesi Bianco Latte e I Freschissimi

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Tutto relativo, ognuno ha i suoi modelli da emulare, persone che diventano un punto di riferimento. Questo accade in tutti i settori. Dunque anche in quello criminale. Antonio Bianco, un personaggio piuttosto interessante da un punto di vista antropologico, doveva sentirsi molto gratificato dalla sua posizione di luogotenente di Walter Schiavone. Quando andava in giro per concordare quelli che eufemisticamente venivano chiamati acquisti, ma che in realtà erano degli espropri estorsivi, nei vari caseifici della penisola sorrentina, modificava addirittua le sue generalità per darsi un tono, per incutere più timore.

Lo racconta, nella sua testimonianza, Giovanni Staiano, uno di questi imprenditori, il quale solo dopo anni scoprì che quell’Antonio con cui trattava, di cognome faceva Bianco e non Schiavone, così come si era qualificato. Insomma, una iniziativa che strappa anche il sorriso perchè sembra tratta da quelle storie leggere dei cinepanettoni, ma che purtroppo, in questo caso, sapendo quali danni abbiano ricevuto gli imprenditori-fornitori, spegne immediatamente ogni sorriso canzonatorio su questi buffi camorristi dell’ultima generazione, che buffi lo sono stati senz’altro, ma che comunque sono rimasti pienamente e soprattutto camorristi, in grado di far del male, di minacciare e di colpire chi si ribellava alle loro richieste.

E fu proprio questa la sensazione che ebbe Giovanni Staiano, il quale non osò mai contraddire quella persona che si presentò come Antonio Schiavone. Aveva domandato in giro ai suoi colleghi, ad altri titolari dei caseifici, e gli avevano detto che quello lì “apparteneva ai casalesi“. Staiano aveva dunque paura per le sorti della sua attività, da cui dipendeva, così raccontò ai carabinieri nel Nucleo Investigativo di Caserta che lo interrogarono nel luglio 2018, “la vita di 5 famiglie, la mia e di mio padre, quella di mio fratello e quella di tre miei dipendenti.”

Più volte, durante il colloquio avuto con i carabinieri, Staiano ritorna su quei 7mila, 8mila euro, che quell’Antonio gli doveva e che lui aveva già compreso non avrebbe mai recuperato come corrispettivo della merce consegnata, rigorosamente in nero, o davanti al caseificio dei Pini di Caivano, subito dietro alla concessionaria Peugeot oppure recandosi lui stesso presso il deposito della Bianco Latte che poi era quello di San Marcellino, quello di cui ci siamo già occupati in una delle precedenti puntate di questo focus; quello fittato ad Antonio Bianco dai coniugi C.A. e G.M. di San Marcellino.

Lo ripete più volte Staiano ai carabinieri. E’ chiaro che quei 7, 8mila euro persi li vede come un grande sopruso. Racconta di aver tentato, utilizzando sempre gentilezza e garbo, proprio in quanto impaurito dallo spessore criminale di Antonio Bianco di recuperare i soldi, facendosi dare un furgone, un Peugeot Boxer, dalla cui carta di circolazione comprese, peraltro, che quell’Antonio non faceva Schiavone di cognome, bensì Bianco. Ma pure quel tentativo andò a vuoto perchè il titolare in nome e per conto di Walter Schiavone della società Bianco Latte, gli dette una risposta interlocutoria.

Nel riconoscimento delle foto, che solitamente viene fatto a conclusione degli interrogatori a persone informate dei fatti in quanto vittime delle attività criminali, Giovanni Staiano riconosce Antonio Bianco, ma anche Nicola Baldascino, detto o chiatt, inoltre gli è familiare anche l’immagine fotografica di Davide Natale, un altro dei collaboratori di Bianco Latte che Staiano evidentemente incrociava nelle attività di consegna.

Sulle modalità “in nero” il quadro ci è chiarito ancor di più dalle osservazioni finali che il gip del tribunale di Napoli ISabella Iaselli formula in calce al testo del’interrogatorio di Giovanni Staiano: “A specifica richiesta dei carabinieri del NAS circa la provenienza di alcuni prodotti rinvenuti all’interno dei predetti esercizi commerciali, i responsabili dei supermercati presentavano, in un primo momento, documenti di trasporto incompleti o generici privi dell’indicazione della ditta fornitrice, per poi mettersi in contatto, direttamente o tramite propri dipendenti, con Antonio BIANCO (contattato sull’utenza a lui in uso) che forniva la richiesta documentazione fiscale, che però veniva emessa direttamente dalla ditta “Zi’ Monaco”, senza far comparire in alcun modo l’intermediazione eseguita dalle ditte “I Freschissimi” e/o “Bianco Latte”.  ”

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA

Passando adesso all’analisi dei rapporti con il secondo fornitore dell’impresa degli Schiavone, deve rilevarsi, anche per questo GIP,  che gli accordi commerciali con il “Caseificio Fior di Sorrento”, rappresentato da STAIANO Giovanni, rispecchiano i medesimi termini “contrattuali” imposti ad ACAMPORA Melchiorre, con l’imposizione della distribuzione in via esclusiva a beneficio dell’impresa “casalese” (“Bianco Latte” s.r.l., prima, “I Freschissimi” s.r.l., poi) nell’area aversana: le indicazioni, chiare e dettagliate, fornite dallo Staiano riconducono BIANCO Antonio alla famiglia camorristica degli SCHIAVONE, motivo sufficiente e necessario per riconoscergli l’esclusività nell’approvvigionamento dei prodotti. A riguardo, proprio per comprendere come il Bianco fosse percepito nell’area d’influenza come la longa manus dei Casalesi area Schiavone, è opportuno mettere in evidenza che lo Staiano è sempre stato convinto di aver avuto a che fare con “Schiavone Antonio”, e di averne scoperto solo di recente la vera identità, ossia di aver interagito formalmente con Antonio Bianco: ciò a dimostrazione, ancora una volta, del ruolo di BIANCO Antonio, che operava quale ‘longa manus’, come detto, dello stesso Walter  SCHIAVONE.

E’ dunque opprtuno riportare il verbale di ‘sit’ rese da Staiano Giovanni, dal quale emergono le circostanze resté citate (come sempre, i passaggi più salienti per questo GIP sono opportunamente evidenziati e  sottolineati con il presente carattere ed accorgimento grafico):

 

“Le s.i. di STAIANO Giovanni, escusso l’11.7.2018:

 

“..OMISSIS…

Premetto di essere titolare dell’azienda “CASEIFICIO FIOR DI SORRENTO” con sede in Vico Equense (NA), ma di fatto sono anche titolare della ditta “I SAPORI DELLE PENISOLA s.r.l.”, intestata a mia moglie CIOFFI Anna con esercizio nella medesima sede. Mi chiedete se conosco BIANCO Antonio ed io vi rispondo che lo conosco da molti anni e adesso comprendo il motivo della mia convocazione in questa caserma. Prima di entrare in questi uffici non riuscivo a comprender la ragione della mia convocazione, ma adesso che mi chiedete di BIANCO Antonio mi si è aperta la mente nel senso che mi aspettavo un vostro invito in quanto Antonio, della ditta “BIANCO LATTE”, circa un mese fa mi ha convocato e ci siamo incontrati per due volte, prima presso il “caseificio dei Pini” di Caivano e la seconda volta in Casoria nel piazzale del “UCI CINEMA”. Precisamente ho incontrato Antonio la prima volta tra il 17 ed il 18 giugno u.s. e la seconda in data 03 luglio c.m., così come posso ricostruire dai contatti telefonici intercorsi.——–//

Premetto che ho conosciuto Antonio, che solo adesso ho saputo che fa di cognome BIANCO, circa venti anni fa, all’epoca si presentò come Antonio SCHIAVONE.———//

In particolare, in entrambe le occasioni, Antonio, che io fino ad allora io conoscevo come SCHIAVONE Antonio, così lo tengo memorizzato sul mio cellulare, mi ha comunicato che dovevamo interrompere il nostro rapporto lavorativo spiegandomi anche i  motivi. In pratica nei recenti incontri mi ha raccontato che il suo “masto” gli aveva consigliato di interrompere i rapporti a seguito dei controlli e delle pressione che recentemente ha avuto dalla DIGOS, infatti mi riferì testualmente: “TENIAMO LA DIGOS ADDOSSO ED IL MIO MASTO MI HA DETTO DI FERMARCI PER UN PERIODO”. In realtà non gli ho chiesto chi fosse il suo “masto”  anche perché nell’ambiente lavorativo mi ero informato ed avevo saputo che Antonio apparteneva ai casalesi tanto più per il cognome “SCHIAVONE”  con cui si era a me presentato. ———//

Invero circa un anno fa avevo anche pensato di interrompere i rapporti per non avere a che fare con queste persone che tra l’altro mi devono ancora circa 7.000-8.000 euro, però è noto che “i casalesi” sono pericolosi e io onestamente sono un lavoratore, una persona pacifica, uno che si alza la mattina presto per portare avanti una famiglia. Tengo a precisare che la nostra azienda è a conduzione familiare  e nessuno di noi ha mai avuto problemi con la legge. Pertanto nè io, nè i miei familiari abbiamo avuto quel coraggio o il carattere forte di dire ad Antonio che non volevamo consegnargli più i nostri prodotti. Devo anche aggiungere che da circa sei-sette mesi ovvero per l’anno 2018 ho consegnato ad Antonio provole e fior di latte in nero cioè senza fattura, così come da lui stesso richiesto. Mediamente, fin dall’inizio dei rapporti, abbiamo consegnato ad Antonio circa 50 kg giornalieri di prodotti. Noi produciamo solo provole e fior di latte derivati vaccini.—///

ADR: Diverse persone mi hanno raccontato che Antonio era un appartenente “dei casalesi”, io però non ho avuto mai il coraggio di approfondire la cosa ne tantomeno di sapere chi fosse il suo “masto”. Ho anche conosciuto, perché veniva a prelevare i miei prodotti, suo fratello Francesco, suo cognato Salvatore SARRACINO, tale Armandino che ho visto una sola volta, un ragazzo di nome Davide, un giovane di nome Benedetto ed un altro di nome Nicola, alquanto cicciottello. Ripeto che io in tanti anni avevo sempre immaginato che Antonio fosse il titolare della distribuzione della “BIANCO LATTE srls” e tutti gli altri, suoi collaboratori, ma non immaginavo che avesse un “masto” che decideva per lui. Dopo aver appreso della presenza di questo “masto” ed in relazione alle notizie apprese nella provincia di Caserta dagli altri operatori del settore, ho capito anche il motivo per il quale Antonio mi ha chiesto di non fatturare la consegna dei prodotti. Come vi ho accennato Antonio mi deve ancora sette-ottomila euro, ma alla luce della sospensione del rapporto commerciale voluto da Antonio, io mi sono convinto di non poter più recuperare il credito vantato. Infatti per recuperare qualcosa, sempre in modo molto garbato, negli ultimi giorni ho chiamato Antonio e gli ho proposto di cedermi un suo furgone, modello PEUGEOT BOXER, ma anche a tale richiesta Antonio mi ha risposto che mi avrebbe fatto sapere. Mi sono sempre più convinto che la cifra che mi deve ovvero i 7.000-.8000 euro, è andata persa.—–//

ADR: Ho anche valutato una eventuale azione legale per recuperare il credito da me vantato, tuttavia atteso la loro appartenenza al “clan dei casalesi” sono intimorito nell’agire in tal senso poiché temo conseguenze per le mie aziende che sono l’unico mezzo di sostentamento di cinque famiglie ovvero quella di mio padre, mio fratello, la mia e di tre dipendenti.

ADR: Solitamente la consegna dei prodotti avveniva a Caivano fuori al “caseificio dei Pini” ovvero alle spalle della concessionaria PEUGEOT, talvolta però mi sono anche recato io direttamente presso il deposito di Antonio, che, se non erro, era ubicato in San Marcellino o comunque un comune vicino Casal di Principe, dove ho sempre avuto a che fare con lui.-//

ADR: Fino ad un mese fa ovvero fino ai colloqui avuti con Antonio, come sopra indicato, cedevo i miei prodotti nell’agro aversano esclusivamente ad Antonio SCHIAVONE, anzi Antonio BIANCO come ho saputo di recente solo quando gli ho proposto la cessione del veicolo prima indicato che da libretto risulta intestato alla “BIANCO LATTE srl”; nella circostanza lui mi riferì di essere BIANCO Antonio. Conservo ancora sulle note del mio cellulare la targa del furgone che risulta essere la seguente: EH928HR.———//

 ADR: Sono a conoscenza che Antonio commercializzava anche i prodotti di “ZI MONACO” di Agerola (NA). Infatti circa venti giorni fa mi sono confrontato con Marco, distributore di “ZI MONACO” e mio amico, il quale mi disse che Antonio  “era saltato”. In pratica ho visto che anche Marco si è rassegnato a perdere i soldi che doveva ricevere da Antonio BIANCO per la fornitura di altrettanti prodotti caseari.—//

L’ufficio dà atto che pone in visione un album fotografico contraddistinto dal numero 1068/5-3 datato 11.07.2018 composto da 16 effigi fotografiche ritraenti i volti di altrettante persone; non viene mostrata al teste la legenda contenente le  generalità e spillata all’ultimo foglio del presente album. Si procede all’individuazione e STAIANO Giovanni dichiara:

Non riconosco la persona effigiata nella foto nr.1. L’ufficio dà atto che la foto nr.1 raffigura SCHIAVONE Ivanhoe nato a Napoli il 18.03.1988.-

Riconosco la persona effigiata nella foto nr.2. che so chiamarsi “CICCIO”, lo stesso ritirava i miei prodotti per conto di Antonio. L’ufficio dà atto che la foto nr.2 raffigura PALMIERO Francesco, nato a Villaricca il 23.04.1996.

Non riconosco la persona effigiata nella foto nr.3. L’ufficio dà atto che la foto nr.3 raffigura NESPOLI Antonio nato a Bellona  il 13.06.1981.

Riconosco la persona raffigurata nella foto nr 4 in Nicola “u chiatt” anch’egli collaboratore di Antonio a cui in più occasioni ho consegnato i miei prodotti, di cui conservo il numero telefonico tra i contatti registrati sulla rubrica del mio cellulare. L’ufficio dà atto che la foto nr.4 raffigura BALDASCINO Nicola,  nato a Casal di Principe il 16.05.1977.

Riconosco benissimo la persona raffigurata nella foto nr 5 in Antonio BIANCO di cui sopra ho ampiamente parlato. L’ufficio dà atto che la foto nr.5 raffigura BIANCO Antonio,  nato a Maddaloni il 14.06.1980.

Riconosco nella foto nr 6 un collaboratore di Antonio BIANCO, a nome  Davide di cui conservo il numero telefonico tra i contatti registrati sulla rubrica del mio cellulare. L’ufficio dà atto che la foto nr.6 raffigura NATALE Davide, nato ad Aversa il 07.11.1995.

Non riconosco la persona effigiata nella foto nr 7. L’ufficio dà atto che la foto nr.7 raffigura DIANA Gaetano nato a Napoli il 27.04.1991.

Non riconosco la persona effigiata nella foto nr.8. L’ufficio dà atto che la foto nr.8 raffigura SIMEONE Raffaele  nato a Caserta il 17.06.1987.

Non riconosco la persona effigiata nella foto nr.9. L’ufficio dà atto che la foto nr.9 raffigura SCHIAVONE Chiara nata a Napoli il 17.03.1997.

Non riconosco la persona effigiata nella foto nr. 10. L’ufficio dà atto che la foto nr. 10 raffigura ARCELLA Ferdinando nato a Mugnano di Napoli il 23.07.1988.

Non riconosco la persona effigiata nella foto nr.11. L’ufficio dà atto che la foto nr.11 raffigura PIROZZI Claudio Giuseppe nato a Napoli il 01.05.1986.

Non riconosco la persona effigiata nella foto nr.12. L’ufficio dà atto che la foto nr. 12 raffigura SCHIAVONE Walter nato a Loreto il 19.10.1981.

Riconosco nella foto nr.13 Francesco, fratello di Antonio, e suo collaboratore a cui in diverse occasioni ho consegnato i prodotti. L’ufficio dà atto che la foto nr. 13 raffigura BIANCO Francesco nato a Maddaloni il 27.12.1988.

Non riconosco la persona effigiata nella foto nr.14. L’ufficio dà atto che la foto nr.14 raffigura DELL’IMPERIO Francesco nato a Napoli il 01.09.1988.

Riconosco persona raffigurata nella foto nr 15 in Salvatore SARRACINO cognato di BIANCO Antonio, a cui ho più volte consegnato i prodotti caseari per conto di BIANCO Antonio. L’ufficio dà atto che la foto nr.15 raffigura SARRACINO Salvatore nato a  Santa Maria Capua Vetere il 01.02.1987.

Non riconosco con esattezza la persona effigiata nella foto nr.16, ma potrebbe essere la stessa che in una occasione si è presentata con Nicola “U chiatt”, che ho riconosciuto  nelle foto precedenti, a ritirare i latticini. L’ufficio dà atto che la foto nr. 16 raffigura DIANA Armando nato a Aversa il 10.09.1981….OMISSIS….” (cfr. all. n. 5)”.

Alla disamina delle condotte illecite degli indagati fin qui condotta, deve aggiungersi anche il carattere sostanzialmente “occulto” dell’intermediazione commerciale delle imprese di Schiavone e Bianco: ciò perché, da un punto di vista contabile e fiscale, nessun documento ufficiale attestava il trasporto e la vendita da parte della società “I Freschissimi”: infatti, a specifica richiesta dei carabinieri del NAS circa la provenienza di alcuni prodotti rinvenuti all’interno dei predetti esercizi commerciali, i responsabili dei supermercati presentavano, in un primo momento, solo documenti di trasporto incompleti o generici privi dell’indicazione della ditta fornitrice, per poi mettersi in contatto, direttamente o tramite propri dipendenti, con Antonio BIANCO (contattato sull’utenza a lui in uso) che forniva la richiesta documentazione fiscale, che però veniva emessa direttamente dalla ditta “Zi’ Monaco”, senza far comparire in alcun modo l’intermediazione eseguita dalle ditte “I Freschissimi” e/o “Bianco Latte”.