GRANDE MAGLIOCCA. Si costituisce parte civile nel processo in cui è stato sancito che l’Ufficio Tecnico della PROVINCIA DI CASERTA è una congrega di corrotti e mazzettari

12 Maggio 2022 - 11:56

Quando si dice l’amministrazione dell’ingiustizia. L’indagine che ha portato nel novembre scorso all’arresto di Raffaele Pezzella e di diversi imprenditori sanniti esiste perché esiste un imputato principale che però…non esiste. Il processo si fa perché un tal ingegnere dell’amministrazione provinciale ha preso tangenti per un appalto. Però il suo nome non è stato identificato. Un attenzione particolare al POST SCRITTUM di questo articolo

CASERTA (gianluigi guarino) – L’amministrazione provinciale ha nominato l’avvocato di San Nicola la Strada Michela Rossi per rappresentare l’ente nel corso dell’udienza preliminare fissata per dibattere sulla richiesta di rinvio a giudizio che la procura della repubblica del capoluogo sannita ha formulato nei confronti dell’imprenditore di Casal di Principe, iper-attivo per anni a Teverola, Maddaloni, dove si era trapiantato, Raffaele Pezzella e di altri 31 indagati per una serie di presunti episodi di corruzione e di turbativa d’asta, dentro ai quali la provincia di Caserta ha svolto una funzione fondamentale, visto che l’architrave dell’indagine si forma su un non meglio precisato “ingegnere” dell’ente vero e proprio catalizzatore di mazzette, intascate solo in parte rispetto agli accordi iniziali, nell’ambito dell’appalto per la progettazione e la direzione dei lavori di alcune opere, un paio di ponti e altre attività secondarie lungo l’arteria Caserta-Monti del Matese.

La provincia di Caserta, dunque, si è costituita parte civile. Una mossa obbligata quella del presidente Giorgio Magliocca, che oggi chiede i danni ai professionisti beneventani, cioè all’ingegnere Camilleri e ai soci del suo studio, allo stesso Pezzella, tirando un sospiro di sollievo nel non doverli richiedere al grande assente di questa indagine, il famigerato ingegnere, allo stesso tempo perno della formulazione dei capi di accusa, ma assolutamente invisibile, non identificato, anche perché – aggiungiamo noi – è difficile portare avanti un’inchiesta con un unico trojan inserito in un unico cellullare appartenente a solo uno dei 31 indagati.

Noi non sappiamo cosa sia successo all’indomani degli arresti di novembre. Possiamo ritenere che Pezzella, nel rispetto del casal-style, quel nome non l’ha fatto. Riteniamo che il PM che ha curato l’indagine abbia chiesto le generalità dell’ingegnere a Camilleri e agli altri. Insomma, nulla di nuovo è saltato fuori, per cui ci troviamo di fronte ad una condizione surreale nella quale colui che viene designato giuridicamente come l’imputato principale, come il motore di tutte le attività criminali in vita all’interno dell’Ufficio Tecnico della provincia di Caserta, diviene una sorta di convitato di pietra, per l’appunto, il grande assente.

Non è noto neppure se, al riguardo, la procura di Benevento abbia collaborato con quella di Santa Maria Capua Vetere.

Fatto sta che qualche persona onesta materialmente e spiritualmente, che ancora c’è, si vede costretta ad assistere a questa ennesima farsa, a questa ennesima pantomima di un’amministrazione provinciale fradicia dentro fino al midollo, conclamatamente abitata da almeno un dirigente apicale che ha chiesto e ottenuto mazzette (e figuriamoci quante ne ha chieste ed ottenute in passato!), che diventa incredibilmente parte offesa.

Caserta è il luogo dell’amministrazione dell’ingiustizia.

P.S. Una domanda al presidente Magliocca: ma Antonino Del Prete, la cui figlia lei ha assunto al comune di Pignataro Maggiore, è ancora presidente – a 36 mila euro annui – della Commissione Ponti, quindi anche degli stessi ponti per cui un ingegnere ha intascato, non secondo noi, ma secondo la magistratura, tangenti di corruzione? Ricopre ancora questa carica che gli permette ogni giorno di continuare a stare nell’Ufficio Tecnico della provincia e che ha assunto un minuto dopo il suo pensionamento?

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