GUARDA I VIDEO. AVERSA. Bravo Massimo Pietoso: sbertuccia in una clip gli slogan del sindaco Golia e viene assunto come stagionale nella Senesi. LA POLITICA CHE SERVE

10 Agosto 2020 - 14:08

Finalmente una persona intelligente nel perimetro della relazione fra politica e società nella città normanna

 

AVERSA – (g.g.) Questo Massimo Pietoso non può essere assolutamente catalogato nella rubrica dei cosiddetti “disoccupati professionisti”. Al contrario, si tratta di una persona intraprendente e molto realista. Non sappiamo come fosse messo con il reddito di cittadinanza, mentre sappiamo che aveva un obiettivo: quello di lavorare. Per carità, niente di stressante, mò non esageriamo, non stiamo parlando di un laborioso operaio svedese, ma in considerazione dei tempi che viviamo è già qualcosa.

Però, a Massimo Pietoso va dato atto di aver messo insieme due cose importanti. La prima: una perfetta conoscenza delle modalità attraverso cui si fa politica dalle nostre parti, cioè promettendo posti di lavoro ad personam, lo chiamano clientelismo ma in realtà è un’ elaborazione dello stesso, un sorta di post clientelismo che si diversifica da quello della cosiddetta prima repubblica in quanto, in quel caso, non c’era la pretesa, da parte di chi i posti di lavoro li elargiva, di apparire diverso da ciò che erano.

La seconda cosa che Massimo tutt’altrochePietoso ha compreso riguarda il meccanismo mediatico dei “socialtutto” che consente di utilizzare spazi espressivi, producendo il risultato di toccare quello che, soprattutto negli ultimi 10 anni, è diventato un nervo scoperto di chi fa politica: lo smascheramento del proprio impianto comunicativo di tipo farisaico.

In poche parole, se uno, come è stato per il sindaco di Aversa Alfonso Golia, ha costruito l’intera sua campagna elettorale su alcune parole d’ordine, su alcuni slogan, tutti finalizzati a far passare l’idea del “nuovo” che sconfiggeva e mandava definitivamente in pensione “il vecchio”, può essere al limite tollerabile che questa percezione, fatta passare con successo, se è vero com’è vero che l’urna elettorale gli ha arriso, possa anche sfumare ma nel giro di qualche anno.

Il tutt’altro che Pietoso non ha aspettato i tempi medio-lunghi, ma il suo conto l’ha voluto e saputo presentare immediatamente, prendendo in contropiede l’amministrazione comunale e il sindaco. Non tutti, infatti, sono in grado di girare un video, anche dignitosamente costruito nella sua scrittura narrativa, così come ha fatto lui; non tutti sono in grado poi di indossare con l’efficacia con cui l’ha portata Pietoso, una maglietta che riporta lo slogan principale della campagna elettorale di Alfonso Golia “La politica che serve“, contrappuntando il primo piano della serigrafia con la ripetizione quasi cantilenante, sicuramente sfottente dell'”Io ci credo“, cioè della chiamata alle armi, della chiamata alla “rivoluzione del sistema”, che Golia, in campagna elettorale, affermava di voler attuare.

Io ci credo, ripete salmodiando, Massimo tutt’altrochePietoso e ogni volta che lo dice vengono inquadrati i luoghi del degrado peggiore che continuano a marginalizzare, nonostante le promesse fatte da Golia in campagna elettorale, consegnandole ad un destino ineluttabile, le periferie della città normanna. Il tutto accompagnato da un tema musicale, scelto con accuratezza, che declina le parole di un vissuto cantante napoletano che esprime tutta la sua rabbia per le “promesse mancate”.

Sì, quella canzone dice proprio così: promesse mancate. Ma quali promesse? Quelle collettive o quelle individualmente somministrate? L’ottimo Massimo tutt’altrochePietoso non dirà mai di aver ricevuto una promessa quando in campagna elettorale ha sostenuto, come ha effettivamente sostenuto, una delle liste in appoggio di Alfonso Golia.

Non lo dirà, ma tutto sommato non serve neppure che lo dica. Ciò perchè se va riconosciuto, se va detto forte e chiaro che esiste una evidente possibilità che l’assunzione, riteniamo come stagionale, di Massimo tutt’altrochePietoso da parte della Senesi, ancora in proroga in attesa di ottobre quando dovrebbe prendere servizio la Tekra, vincitrice della complicatissima ultima gara d’appalto per la raccolta dei rifiuti, non sia connessa all’inserimento in rete di questo video, costituirebbe professione di disonestà intellettuale escludere, negare che l’ipotesi che, al contrario, esista una connessione di causa e di effetto tra il video e il secondo video in cui si vede Massimo Pietoso in divisa Senesi, appartenga, come la prima ipotesi, cioè quella della non connessione, al novero delle possibilità. 

Caro sindaco Golia, non è che ci voleva lei per fare le assunzioni degli stagionali nella monnezza. Gli aversani e anche noi di CasertaCe l’abbiamo sostenuta in campagna elettorale proprio perchè, venendo dai banchi dell’opposizione, dalle lotte contro le tante opacità della politica normanna, ritenevamo, anche in considerazione della sua carta d’identità, che lei fosse in grado di mettersi al centro di un processo di effettivo cambiamento o quantomeno fosse in grado di iniziarlo.

Noi scriviamo della sua città da quando lei, probabilmente, aveva doppiato da poco la boa dell’adolescenza. Quando c’era Ciaramella, quando c’è stato De Cristofaro (non Sagliocco, perchè soprattutto quello dell’ultimo anno, quello consapevole del proprio destino, era diventato un politico diverso da tutti gli altri), non avremmo neppure pubblicato questa notizia. Non per censurarla, ma perchè sarebbe stata l’ennesima pubblicazione di una lunga serie di “novelle” tutte simili l’una con l’altra.

Lei fa notizia, invece, perchè l’ottimo Massimo tutt’altrochePietoso si va a prendere quello che, per intelligenza, meriterebbe anche a prescindere, e lo fa inchiodando al muro la sua politica che poi è la politica di tanti venditori di fumo, di giovani amministratori o di giovani aspiranti amministratori della cosa pubblica nati, invece, già vecchi e decrepiti. Non ci voleva certo lei, sindaco Golia, per portare questa innovazione ad Aversa, l’innovazione degli stagionali.

A questo punto, “aridatece er puzzone“: il simpatico Domenico Ciaramella non si offenderà certo per questa citazione storica di una scritta anonima comparsa sui muri di Roma nei primi mesi post liberazione.