GUARDA IL VIDEO PREZIOSO. Armandone Cesaro sulle orme di papà, tra un Federico di Sve…zia e una cata-go…cata-la…catalogazione

2 Agosto 2018 - 13:53

 

CASERTA – Buon sangue non mente. Certo, emulare quello che il papà è riuscito ad esprimere dietro a un microfono è pressochè impossibile. L’elegia del Tic-Tac, riduzione e riadattamento lessicale del termine, mutuato dal tedesco dictat, a sua volta assimilato al marchio delle famose mentine, è forse una cima ineguagliabile.

Però Amrando Cesaro è fiero delle tradizioni di famiglia. Non avrebbe mai accettato l’idea di frequentare la scuola per imparare qualcosa e non per tessere, soprattutto nell’ambito universitario, relazioni funzionali alla sua scalata politica, alla scalata di uno che si giova anche del fatto di essere nato in Italia, unico paese al mondo in cui, al di là delle vicende giudiziarie che in questo caso non ci interessano, uno che si esprime nella maniera in cui si è espresso prima papà Giggino, poi il figliolo Armandone, può tranquillamente diventare quantomeno sottosegretario.

Ministri no, ma solo perchè questi sono costretti ad affrontare troppe interviste e rischierebbero di trasformare i telegiornali in una sorta di muppets show.

Dunque Armandone si vuol segnalare bene in questa fase di rinnovamento di Forza Italia, il partito che ha detto di voler puntare sulle competenze e sulla preparazione. E cosa c’è di meglio di un discorso, di un intervento fatto in consiglio regionale su tematiche rigorosamente culturali?

Si parla di canzone napoletana, che meriterebbe, secondo Armandone, di diventare patrimonio orale e immateriale dell’umanità. Sì, lo meriterebbe, anche a dispetto del contrasto cosmico che si registra tra la Reginella di Libero Bovio (che parlava “o ‘francese accussì”, cioè con disinvoltura) e Armandone Cesaro che parla l’italiano come un mozambicano parla lo svedese.

E a proposito di Svezia, l’impegnativo discorso culturale di “Little meatball”, contiene una scoperta che se ci fosse il premio Nobel per la storia, gli sarebbe già stato consegnato: Cesaro parla di un personaggio fondamentale, tra i più grandi della storia europea, forse il più grande della storia del meridione d’Italia, che, sotto il suo governo imperiale, toccò i livelli più alti di sviluppo ottenuto attraverso l’autentica promozione di grandi agenzie culturali, a partire dalla prestigiosa università degli studi di Napoli, intitolata proprio a Federico II, suo fondatore.

E’ proprio in linea con questo riferimento luminoso che Armandone sciorina la scoperta del millennio: del Barbarossa non si sa, ma sicuramente in quella dinastia qualcosa di strano successe, perchè il discendente non si muoveva dall’antica regione tedesca della Svevia, origine di tanti imperi che hanno condizionato la storia umana fino al ventesimo secolo, bensì dalla Svezia.

E non è che Federico ci fosse nato per caso, come può capitare oggi a un bambino che si avvale di un ginecologo distante da quello che sarà il suo luogo di residenza. No, no, Federico II di Svezia.

Dunque imperatore partendo dalla funzione di re della regione scandinava. Hai detto cazzi, meatball.

Questa cosa va segnalata immediatamente a Paolo Mieli e alla sua equipe di storici, perchè qui ci facciamo almeno tre puntate de “Il Tempo e la Storia”.

Qualcuno ha obiettato che Armandone esponga il suo intervento con il naso incollato sui fogli che ha davanti. Un fatto rivelatore dell’esistenza di una mano esterna redattrice dell’intervento.

Ma non è così, non può essere così, perchè certi marchi Doc, marchi di famiglia, sono evidenti in questo bellissimo discorso fatto da Armandone al cospetto di una presidente del consiglio regionale, la D’Amelio, letteralmente sbigottita.

Quando si “introppica”, volutamente perchè Armandone ha un senso teatrale che si evince chiaramente dalla sua postura, sulla parola cata-go…cata-la…catalogazione, rinverdisce, seppur in una espressione più moderna, i fasti del papà.

Stavolta, ci atteggiamo a storici anche noi, non però in collegamento col già citato tic-tac, ma, onomatopeicamente, all’ancor più notevole, pregiato e forse veramente irripetibile, come solo le opere degli artisti immortali possono essere, “wor…worrur…worrurum…urban…urban forum” del padre.