GUERRA, PACE & MAZZETTE. Il sindaco Nicola Tamburrino non dormiva la notte sapendo di avere i Nicchiniello contro

24 Dicembre 2019 - 11:38

VILLA LITERNO (G.G.) – Non vogliamo mancare di rispetto a Lev Tolstoj e al suo fondamentale romanzo, ma la tentazione è troppo forte di giocar di satira con la vicenda, di ben’altra entità, accaduta a Villa Literno, dove il sindaco Nicola Tamburrino, i due imprenditori Francesco e Salvatore Nicchiniello, padre e figlio, e il dirigente dell’Ufficio Tecnico, sono stati arrestati ai domiciliari per una questione di mazzette legate a un permesso a costruire.

In verità, per quel che concerne Tamburrino, ci sono anche altre mazzette riguardanti il mondo dei rifiuti, ma al momento di fermiamo al discorso relativo al rapporto con i Nicchiniello.

Su che cosa hanno potuto litigare, secondo voi, Franco Nicchiniello, spavaldo titolare di imprese ad alto fatturato, e Nicola Tamburrino?

Nella prima parte della saga, cioè quella dedicata alla guerra, non è ben chiaro.

Anche il Gip, che gli arresti ha firmato, si limita a un prudente “era contro (Nicchiniello, ndr)” perché riteneva che Tamburrino avesse amministrato male.

Ma il risultato di questa domanda di guerra, lo fornisce il contenuto della pace, che verrà firmata nei mesi successivi a quel gennaio 2016, epoca di queste intercettazioni, mano mano che ci si avvicinava alla scadenza elettorale delle comunali.

Nicchiniello e Tamburrino ridiventano amici grazie a quel permesso a costruire del centro turistico di via delle Dune, grazie a quella mazzetta di 5mila e passa euro versata dall’imprenditore al sindaco. Non sarà esplicitato nelle intercettazioni, da noi pubblicate domenica scorsa, né in quelle che pubblichiamo stamattina, ma non è azzardato dedurre che i motivi della rottura non abbiano a che fare con una diversa valutazione dottrinale della destra e della sinistra storica da parte del Tamburrino e del Franco “moltobullo” Nicchiniello.

Nel dettaglio, l’intercettazione di oggi riguarda sempre un confronto tra l’imprenditore e il suo fedelissimo Massimo Catena.

Nella loro prima chiacchierata Nicchiniello aveva addirittura deciso di schierare sua figlia Maria, direttrice dell’Ufficio Postale di Villa Literno, come candidato sindaco.

In quest’altra conversazione, invece, Catena e Nicchiniello parlano di un possibile accordo con il gruppo politico di Salvatore Riccardi.

Due notazioni veloci.

L’identikit del candidato ideale tracciato dalla telefonata: “Una persona buona, sistemata, laureata, ordinata e cose”.

In poche parole la laurea diventa, come è logico che sia in un territorio come quello, un vestito di apparenza. Il laureato ben pettinato è il pupazzo ideale nelle mani di certi imprenditori che affermano il primato di una ignorante e arrogante protervia, in una scala di valori piuttosto chiara da ciò che viene detto in questa telefonata.

La seconda notazione riguarda la frase pronunciata da Salvatore Nicchiniello, figlio di Franco. Nicola Tamburrino sarebbe disperato, perché sa che con i Nicchiniello contro lui le elezioni le può perdere: “(…) è inutile che mi chiami e ti vorresti fare il giro nella macchina con me, non telo permetto questa volta (…)”

E anche questo rappresenta una preziosa esperienza cognitiva, sociale e antropologica applicata alla popolazione di Villa Literno.