I vizi del boss Zagaria: mozzarella “Caputo”, paté di fegato d’oca e vino da 5mila euro a bottiglia

22 Giugno 2019 - 19:01

CASAPESENNA (Tina Palomba) – A distanza di anni, ben otto, da quando è detenuto al 41 bis, emergono altri particolari sulla latitanza dorata del boss Michele Zagaria. In particolare è venuto fuori che l’ex padrino dei Casalesi si “toglieva tanti sfizi” soprattutto nel cibo e nella scelta delle mete di vacanza.

Oggi è “un uomo murato vivo dalla giustizia”, così come sostiene la sua difesa, da quando si trova in regime di massima sicurezza al carcere di Tolmezzo, soprattutto perché gli è stato inasprita la sorveglianza per i provvedimenti disciplinari causati dalle minacce che ha lanciato dal carcere a carico di alcuni uomini della penitenziaria e anche di magistrati.

Zagaria, da mesi, non ha più neppure l’ora di socialità, si trova in un’ala del carcere dove non può avere più contatti con nessuno.

Del passato rimangono solo i ricordi delle vacanze predilette in quel periodo aureo, quando si prendeva beffe delle forze dell’ordine che lo cercavano da anni mentre era il più famoso latitante d’Italia.

Portogallo, Sardegna e Francia: queste le tre località accertate dove si sarebbe recato in più occasioni.

“Tutto pagato” dal clan dei Casalesi e soprattutto “tutto gratis” per suoi factotum, autisti e vivandieri insieme, che lo hanno accompagnato ben protetto nelle proprie auto con falsi documenti.

Zagaria sotto copertura viaggiava come “uno zio” di una non meglio precisata coppia (su cui si stanno facendo ancora accertamenti) che lo scarrozzava per spiagge, hotel, balere e panfili.

Nella piccolissima cella riservata ad un super killer come lui, non potrà neppure più ordinare i suoi cibi preferiti: mozzarella esclusivamente “Caputo”, paté di fegato d’oca e una famosa marca di vino italiano, una bottiglia del quale, del valore di ben 5mila euro, trovata nel bunker della famiglia Inquieto (dove fu arrestato il 7 dicembre del 2011).

Sarebbero stati proprio questi suoi “peccati di gola” a tradirlo. In due occasioni, sia nel corso dell’ultima perquisizione a casa Inquieto, ma anche in precedenza, in un’altra casa che lo aveva ospitato, gli uomini della “Catturandi” dell’allora capo della Mobile di Napoli Vittorio Pisani, avevano notato una strana coincidenza: nel frigorifero di entrambe le abitazioni c’erano mozzarella “Caputo” e paté di fegato d’oca.