Il CLAN DEI CASALESI è morto? Ma quando mai, squadroni già in azione su estorsioni e rifiuti, in attesa della scarcerazione dei due nervosissimi rampolli Gianluca Bidognetti ed Emanuele Schiavone

9 Luglio 2020 - 13:39

Tra fine anno ed inizio del prossimo, anche grazie alle possibilità offerte dall’ordinamento su liberazioni anticipate e riduzioni di pena saranno in strada. Ecco, dal lato dei Bidognetti, i nomi a piede libero che fanno paura

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Quando verso la fine dell’anno, Gianluca Bidognetti, fratello di Teresa e Katia Bidognetti, tutti e tre figli di Cicciotto ‘e Mezzanotte e di Anna Carrino, dicevamo, quando a fine anno Gianluca Bidognetti sarà libero e intorno a quel periodo anche Emanuele Schiavone che, manco a dirlo, come secondo nome si chiama Libero, riconquisterà la piena possibilità di movimento e di azione, a Casal di Principe ci saranno due giovani reduci da anni di carcere e con un carattere che ha dimostrato, fino ad oggi, un’attitudine alla pratica criminale e una mentalità che guarda con un aberrante senso di sacralità, all’esperienza dei propri genitori, cioè dei due super boss Francesco Schiavone Sandokan arrestato nel 1998 e Francesco Bidognetti Cicciotto che in carcere si trova da ben 29 anni cioè dal 1991.

A guardare la banca dati del Ministero di Grazia e Giustizia, il fine pena per Gianluca Bidognetti sarebbe fissato nel 2027 mentre quello di Emanuele Libero Schiavone a fine 2022. Ma siccome occorre calcolare i cosiddetti giorni di liberazione anticipata, 45 all’anno, più gli sconti di pena per buona condotta, applicabili dopo aver espiato un terzo della pena, le prospettive temporali dell’uscita dal carcere dei due “rampolli” sono proprio quelle che abbiamo indicato.

La possibilità che la presenza contemporanea dei due “giovanotti di camorra” nelle strade di Casal di Principe e dei comuni del circondario, possa alzare il livello di tensione, non ribadendo gli storici equilibri che hanno portato sempre gli Schiavone e i Bidognetti a non fronteggiarsi militarmente, non è remota. Anche perchè, ultimamente si segnalano dei movimenti di uomini e anche di mezzi. Un pò di gente in strada c’è.

Per esempio un paio di Cirillo, familiari di o’sergente, bidognettiani della prima ora, ma proprio doc doc, fedelissimi con tanto di digressione stragista durante la nota parentesi targata Giuseppe Setola. Ma giusto anche per citare un altro nome, il covid non ha solamente ridotto il carico afflittivo della pena per Pasquale Zagaria, Giacomo Capoluongo ma ha anticipato l’uscita dal carcere di Giosuè Fioretto, cognato di Anna Carrino, madre di Gianluca Bidognetti, quand’anche allontanatasi, a quanto pare definitivamente, dal marito recluso e dai tre figli nel momento in cui ha deciso di collaborare con la giustizia.

Poi ci sono anche altri nomi considerabili di seconda fascia ma che in un contesto di rigenerazione criminale potrebbero anche svolgere un ruolo più importante rispetto a quello che hanno sviluppato in passato: c’è Nicola Garofalo, il quale ha vissuto ultimamente in una condizione di arresti domiciliari agevolati in quanto, non più convivente con sua moglie, ha avuto la possibilità, risiedendo da solo in una casa, di potersi allontanare dalle 9 alle 13 per attendere alle sue necessità di spesa alimentare e di altro. Certo, 4 ore di libertà per un detenuto ai domiciliari ritenuto un esponente di spicco del clan  dei casalesi, sono state, come si suol dire, grasso che cola.

Dunque, Gianluca Bidognetti ed Emanuele Libero Schiavone potrebbero essere i magneti, i catalizzatori di energie criminali non estinte e che anche in questo periodo starebbero operando soprattutto nel settore delle estorsioni, soprattutto pizzicando le imprese titolari di medie e grandi appalti riguardanti i rifiuti, che, come abbiamo scritto noi di CasertaCe, vivono ultimamente una fase particolare, in cui vecchi soggetti che hanno operato soprattutto a Napoli e provincia, si sono affacciati sulla scena casertana, magari confondendosi dietro a nuove sigle e a nuove ragioni sociali.

Insomma, la guardia non va abbassata perchè riteniamo che lì, da quelle parti, vivano diverse centinaia di persone, le quali, al di la del fatto di aver vissuto o meno un’esperienza di reclusione, un’esperienza carceraria, non nutrono il benchè minimo dubbio su quello che devono mettersi a fare una volta usciti dal carcere o di quello che devono fare coloro i quali portano un cognome che quasi li obbliga ad un vincolo fatale, ad un destino segnato e abbracciato senza alcuna remora. Non hanno dubbi su quello che faranno. L’unica cosa, ma proprio l’unica, che sanno fare: i delinquenti con attitudine camorrista.