IL CLAN DEI CASALESI & LE ASTE FALLIMENTARI. Padre e figlia minacciati perché cedessero una casa acquistata in un incanto giudiziario al vecchio proprietario, amico dei boss: “Interessa a Vincenzo Conte, nas e can”
29 Novembre 2022 - 19:13
Abbiamo deciso di estrapolare dalla trattazione più ampia ed organica dei 32 capi di imputazione provvisoria, che strutturano l’ordinanza chiesta ed ottenuta dalla Dda, ed eseguita dai carabinieri del reparto investigativo del gruppo di Aversa e da quelli del Nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta, con 41 arresti, un episodio particolare, con un contenuto di originalità, con un tipo di estorsione consumata su un acquisto realizzato all’interno di una procedura direttamente controllata dal tribunale. Oltre ai “soliti” Giovanni Della Corte e Franco Bianco, ci sono due liternesi arrestati in quando indagati per il reato di estorsione aggravata in concorso, con l’aggiunta dei favori resi alla camorra, ai sensi dell’art.416bis, comma 1.
VILLA LITERNO (g.g.) Volutamente abbiamo deciso di saltare, in un’ordinata progressione numerica dei capi di imputazione provvisoria riguardante l’indagine sui nuovi assetti dei clan dei Casalesi, l’episodio per il quale sono indagati, per il reato di estorsione aggravata, ulteriormente appesantito dalla ulteriore contestazione dell’art. 416 bis, comma 1, un tempo art. 7 della legge 203/ 91 (favori alla camorra) i “soliti” Giovanni Della Corte e Franco Bianco, punti di riferimento di un gruppo del clan dei Casalesi, riorganizzatosi per realizzare estorsioni ed altre attività malavitose. Con questi sono indagati anche Aniello
Più che bypassare questo episodio, lo abbiamo stralciato, ritenendo che le sue caratteristiche fossero, da un lato degne di essere correttamente e validamente esplicitate in quanto non usuali nelle dinamiche delle attività di camorra, dall’altro lato da preservare, conseguentemente, da una trattazione che le mettesse insieme ad altri episodi appartenenti all’usuale modus operandi del clan dei Casalesi.
Si tratta, infatti, di una estorsione particolare, perpetrata ai danni di altri due liternesi, Saverio Molitierno e sua figlia Rosa Molitierno, i quale si era aggiudicato, ad epilogo di un’asta giudiziaria, un appartamento sito in via Niccodemi n. 5, sempre, in quel di Villa Literno.
Il vecchio proprietario di questa casa, Pasquale Pepe, ha utilizzato, secondo la prospettazione accusatoria, i rapporti da lui vantati con Giovanni Della Corte, di cui conosceva il ruolo di potente riferimento del clan dei Casalesi, per rientrare di nuovo in possesso dell’immobile.
Della Corte ha prima inviato sul posto il suo sodale di Casal di Principe, Franco Bianco, salvo, poi, successivamente, delegare un liternese doc come Aniello Di Fratta, affinché avvicinasse Saverio Molitierno, intimandogli di vendere la casa di via Niccodemi a Pasquale Pepe e, successivamente, a togliersi dalla scena, a “levarsi di torno”.
Di Fratta non utilizzò certo giri di parole al cospetto di Molitierno, dicendogli chiaramente che questo desiderio era quello del clan dei Casalesi. Anzi, Di Fratta, su mandato di Giovanni Della Corte, è stato anche più preciso, evocando, sempre al cospetto di Saverio Molitierno, l’interesse vantato su quella operazione di Vincenzo Conte, detto “nas e can”, a suo volta storico esponente del clan fondato a Casal di Principe, presente in diversi agguati, tra cui quello ormai storico che vide cadere sotto il piombo del commando messo insieme, in prima battuta da Francesco Schiavone Cicciariello, con il contributo degli altri boss Michele Zagaria ed Antonio Iovine, ai danni di Sebastiano Caterino e di suo nipote.