Il clan dei Casalesi trionfa negli appalti. Ma anche la camorra delle estorsioni non è finita: ecco chi sono i due a piede libero che preoccupano
10 Agosto 2025 - 18:47

A settembre l’ordinanza su Picca e De Martino lo ha dimostrato, ma oggi ci sono due soggetti rispettati dai criminali perché “si sono fatti la galera” senza parlare
GRICIGNANO/ CASAPESENNA (g. g.) – Esistono decine e decine, forse centinaia di imprese che posseggono una potenza economica derivata dall’essere state e, probabilmente, dall’essere ancora oggi, con un’imprinting che non potrà mai essere lavato via con un colpo di spugna, propaggini economiche della camorra, propaggini economiche del clan dei Casalesi.
Questo noi di CasertaCe lo sosteniamo da anni e anni e il caso della Mira Costruzioni srl di Ernesto Falanga e del figlio, nata, sostanzialmente, in una casa della famiglia di Michele Zagaria, abitata da Falanga senior e dove quest’ultimo teneva nascoste armi da fuoco e munizioni micidiali, avendo creato, contestualmente la disponibilità di un paio di bunker pronti per ogni evenienza, qualora qualche nuovo latitante ne avesse avuto bisogno, ha stupito in tanti, ma non certo noi, che, studiando attentamente ogni giorno le dinamiche delle gare di appalto dell’Amministrazione provinciale, del Comune di Caserta, di quello di Aversa e poi ancora della Gisec, proprietà della stessa Amministrazione provinciale, degli Ato dei rifiuti e del ciclo delle acqua, dell’ex Consorzio Idrico, dei Consorzi di Bonifica, ci siamo ritrovati di fronte decine e decine di imprenditori, il cui nome è comparso a vario titolo in copiose ordinanze, richieste e quasi sempre ottenute dalla Dda di Napoli.
Il caso Mira Costruzioni dei Falanga è, dunque, solo quello più suggestivo: l’unico che ha fatto rumore avendo riguardato un’impresa di un armiere del clan dei Casalesi, risultata presente nei libri paga di enti pubblici come Agrorinasce, il quale, ricordiamo, gestisce beni confiscati proprio alla camorra del clan dei Casalesi, come anche il Comune di Caserta, come ancora l’Università di Pisa.
Tutti enti da cui i Falanga hanno ricevuto affidamenti anche milionari. Particolare scalpore ha poi provocato l’inserimento di Mira negli elenchi delle imprese invitate a partecipare a gare bandite dalla Guardia di Finanza.
Mai, a nostro avviso, il clan dei Casalesi, neanche ai tempi in cui erano liberi Sandokan, Antonio Iovine, Michele Zagaria aveva goduto di una condizione migliore nel sistema degli appalti e dunque di un più solido grado di penetrazione nei gangli vitali delle istituzioni governate dalla politica, negli uffici tecnici e negli altri uffici delle burocrazie della gestione.
Mai come in questo momento queste imprese riescono, sempre a nostro avviso, a elargire stipendi e sussidi di mantenimento a centinaia di famiglie di boss e ras, puntualmente, a quanto ci risulta, corrisposti grazie al fiume di danaro affluuito nelle casse di imprese, la cui unica differenza con la Mira srl dei Falanga è rappresentata dal fatto che l’impresa nata in una casa di Michele Zagaria è stata colpita da un blitz dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Caserta, mentre tutte queste altre riescono ad agire indisturbate grazie anche alla residenza in sedi legali del Settentrione, dove ottenere l’iscrizione in una White list prefettuzia è molto più agevole.
Ma la domanda che molti si fanno è la seguente: fermo restando l’epoca d’oro della criminalità dei colletti bianchi, ma è proprio vero poi che la camorra di base, quella più violenta, più aggressiva, quella che ha fatto soldi a palate con i sistemi, chiamiamoli così, tradizionali, con le minacce, con le estorsioni, con le tangenti sui cantieri, quella pronta anche a colpire con azioni frontali, a far esplodere bombe, a organizzare spedizioni punitiva, è stata, per dirla alla Francesco De Gregori, “vinta battuta” , come qualche apparato dello Stato azzarda ad affermare molto ottimisticamente?
No, anche questa espressione della camorra, secondo noi, non è stata debellata, ma solo indebolita.
La vittoria definitiva contro di essa non avverrà fino a quando non cambieranno i modelli di riferimento per tanti ragazzi, per tanti giovani, cresciuti all’ombra del cinismo di Roberto Saviano, che da un lato, ogni giorno, soprattutto quando c’è da promuovere qualche suo nuovo libro, eroga a comando le lacrime della dispsrazione di chi sarebbe costretto ogni giorno a bere l’amaro calice di una vita rubata, annullata dalla sua scelta della denuncua, fino ad arrivanre a dire di aver pensato, addirittura, di togliersi la vita, annuncio roboante erogato naturalmente sempre a favore di promozione della sua ultima pubblicazione, mentre dall’altro lato fornisce la sua consulenza non gratuita al confezionamento della produzione peggiore, più anti educativa, più pericolosa che la storia della televisione italiana ricordi, ossia la Gomorra di Sky, un prodotto divenuto un vero e proprio apologo dei boss criminali, percepiti da decine di migliaia di ragazzi, incollati alla tv per ogni puntata, come archetipi di coraggio, sprezzo del pericolo, spietatezza illimitata.
Insomma, vissuti da tanti ragazzi come un modello da imitare o comunque come un modello da ammirare. E così, mentre nel brodo di coltura, cucinati in pentola, dai falsi profeti dell’antigomorrismo di professione, le vecchie leve non alzano bandiera bianca così come ha largamente dimostrato l’ordinanza che, accogliendo larga parte delle richieste della Dda, ha realizzato l’arresto di decine e decine di persone, che avevano dato muova linfa all’alleanza tra le cellule del clan dei Casalesi di Carinaro e di Teverola, cementatesi attorno alle figure di Aldo Picca, che ha ripreso l’attività criminale dopo aver trascorso diversi anni in carcere, e di Nicola De Martino, attivissimo sulla piazza di Teverola anche sul fronte politico con la candidatura e l’elezione trionfale di sua nipote alle ultime Comunali, con tanto di presidio fisico dei seggi ad opera di Salvatore De Santis, arrestato nel citato blitz di settembre, in quanto considerato il sostituto di De Martino, già in galera peraltro reati.
icca è uscito dal carcere con le piu autorevoli decorazioni della camorra. Della serie, io mi sono fatto la galera, non mi sono pentito, ho tenuto chiusa la bocca e mentre prima ero un colonnello, oggi mi posso considerare e mi dovete considerare tutti voi della piccola malavita un vero e proprio generale, un boss a tutti gli effetti.
Ora, non vogliamo dire che gente come ‘O Scusuto di Gricignano, al secolo Luigi Autiero, il boss che, a sua volta, “si è fatto la galera” e che oggi è diventato green in sella alla sua inseparabile bicicletta, o uno come Aldo Nobis di Casapesenna, anche lui reduce da una galera da “uomo d’ onore”, sopportata col pedigree di fratello di Salvatore Nobis, detto Scintilla, camorrista di rango superiore, stiano necessariamente percorrendo la stessa traccia percorsa da Aldo Picca, ma la loro presenza stabile è visibile a Gricignano e a Casapesenna, nella condizione di chi è stato in carcere non mostrando alcun segno di pentimento e che successivamente ha scelto di vivere all’interno degli stessi perimetri dove hanno esercitato l’attività di camorristi del clan dei Casalesi, non può non suscitare qualche preoccupazione, a nostro avviso tutt’altro che infondata.