IL COMMENTO AVERSA. Non scandalizza la gazzarra contro Carmine Palmiero, ma il linguaggio da Totò e Peppino di chi lo attacca. Una bettola

23 Aprile 2021 - 18:48

Di solito si abusa delle espressioni che indicano, immancabilmente, l’approdo “al punto più basso” della politica o di qualsiasi altra espressione del genere umano. Ma stavolta le porte dell’aula consiliare andavano chiuse, perché se per caso fosse passata una persona proveniente da un’altra provincia o regione, avrebbe ritenuto di trovarsi in una caverna di trogloditi

 

 

AVERSA – Con il raggiungimento dell’età della ragione, vorremmo seriamente, non lo diciamo per celia, dare conto, senza stare lì a seminar postille, chiose e considerazioni, dell’esito dei contenuti riguardanti le sedute degli organismi istituzionali della democrazia rappresentativa connessa ai Comuni di questa provincia.

Se questo proposito fosse realizzato a pro dei nostri lettori, la semplice cronaca nuda e cruda della seduta di un consiglio comunale cementerebbe un quadro sconfortante dei civici consessi, indegnamente rappresentati come luoghi della più grossa e grassa ignoranza e del pervicace esercizio della stessa come spavaldo strumento di esposizione di questo o di quell’altro componente dell’assise.

Per cui, la chiosa, la postilla, finanche la valutazione caustica, diventano elementi che vanno a mitigare, tramite l’uso della foglia di fico della retorica, quelle fotografie impietose così come si è configurata, ad esempio, quella scattata ieri sera nel corso della seduta del consiglio comunale di Aversa.

Perché ci sta tutto, in democrazia.

Ci sta e va difesa, in fatto di diritto, finanche l’estrinsecazione dell’ignoranza.

Ma quello che non si può vedere è il livello del linguaggio, del lessico, della sintassi, tradita nei suoi fondamentali più elementari da chi dovrebbe rappresentare il popolo della seconda città nella provincia di Caserta.

Non ci stupisce che il sindaco Alfonso Golia, rivelatosi imbarazzante nella narrazione quotidiana di sé nel corso di questi primi due anni di consiliatura, abbia inviato un segnale convenzionale, quasi si trattasse del Gassman del Brancaleone di Monicelli, perché andassero all’assalto del presidente del consiglio comunale Carmine Palmiero.

Però, se proprio lo volete attaccare, se i consiglieri comunali autori di un ribaltone della volontà popolare, vogliono prendere di mira colui che ritengono uno dei maggiori nemici della nuova maggioranza, fatelo almeno esponendo il minimo sindacale di una lingua italiana da quinta elementare, per carità, non si chiede di più.

E invece, si è andati al di là, ben al di là, dello storico e addirittura proverbiale “noio vulevan savoir” di Totò e Peppino che si rivolgono al ghisa milanese per chiedere dove si trovasse il teatro di esibizione della Malafemmina che, secondo i fratelli Caponi, stava portando sulla cattiva strada il nipote interpretato da Teddy Reno.

Insomma, una roba veramente impressionante. E menomale che Francesco Sagliocco e Giovanni Innocenti andranno in giunta, così magari le loro performance di alto profilo dialettico diventeranno un’esibizione per pochi intimi.

Ripetiamo, il nostro rilievo è solo questo, perché non vogliamo neppure entrare nel merito di tesi a dir poco sbrindellate secondo le quali Carmine Palmiero dovrebbe dimettersi in quanto non è un presidente del consiglio comunale super partes, come se l’essere super partes, secondo i costituzionalisti Sagliocco, Innocenti e Romano significasse esattamente il contrario di ciò che significa, e cioè appartenenza alla loro fazione.

Ma cosa ci può essere, di super partes, in quella che è diventata una vera e propria bettola della democrazia?

Cosa diavolo ci deve fare la terzietà istituzionale in un posto in cui i consiglieri comunali, eletti con candidati sindaci diversi dall’attuale primo cittadino, non solo operano il ribaltone, sostenendo un’amministrazione votata da altri cittadini e con un altro programma, ma addirittura loro personalmente, esplorando in questo modo un territorio sconosciuto anche ai trasformisti più impenitenti, entrano a far parte del governo di Aversa con la carica di assessori, dando luogo, in tal modo, a una forma nuova, ancora più estrema, potremmo definirla pornografica, dell’istituto tossico del ribaltone, che da questo momento in poi diventerà – andando a somigliare un po’ ad un antico primo piatto siciliano – il ribaltone “alla norma(nna)”.

Tutto sommato, il fatto che Carmine Palmiero, votato per essere maggioranza di centrosinistra, si scontri con il sindaco Golia, che invece, votato da una parte, sopravvive con i voti dell’altra parte, va a mitigare l’effetto devastante, mortificante, di un ribaltone che non è neanche, come detto, un ribaltone normale, ma normanno e dunque umiliante per una città per la quale questo brand storico ha rappresentato uno dei pochi marchi di qualità annoverabili negli ultimi decenni.