IL FOCUS. PRIMA PUNTATA. L’Asi perde al Tar contro un’azienda di Capua Nord. Ora ballano quasi 5 milioni e mezzo di euro. Un intrigo lungo 15 anni

24 Agosto 2021 - 13:16

VITULAZIO (G.G.) – La Villa San Michele Srl, azienda molto conosciuta nel campo della coltivazione di uva, è proprietaria di un terreno di quasi 35mila metri quadrati nel comparto di Capua Nord dell’Asi di Caserta, che si trova nel perimetro del Comune di Vitulazio.

Stamattina possiamo limitarci a raccontare solo il “fatterello”, perché si tratta di una vicenda molto complessa e soprattutto di una vicenda che sviluppa o potrà sviluppare conseguenze in direzioni diverse tra di loro.
Per cui, sicuramente, dopo quello odierno, dedicheremo a questa storia altri due o tre articoli.
Partiamo dalla stretta attualità. Lo scorso 23 giugno, il Tar della Campania, con la sentenza che pubblichiamo in calce, ha accolto il ricorso presentato dal legale di Villa San Michele Srl, che ha la sua sede operativa sempre a Vitulazio, imponendo al Consorzio Asi di Caserta di adempiere, nei tempi previsti dalla legge, all’ordine di mettere a disposizione della società ricorrente tutti i documenti da questa richiesti ai sensi della cardinale legge 241 del 1990 sulla trasparenza degli atti amministrativi.
La società San Michele della famiglia Pedato è in causa da anni con l’Asi perché ritiene che le intimazioni a pagare gli oneri di urbanizzazione dell’area da loro acquisita siano illegittime, se non addirittura illegali.
Una richiesta pesantissima, pari a più di 5 milioni di euro.
Cifra messa nero su bianco nella convenzione, firmata tra il Consorzio e Villa San Michele nell’anno 2008, all’articolo 3.

In effetti, obietta l’azienda vinicola, l’Asi le opere di urbanizzazione non le ha mai completate. Anzi, come risulta da alcune relazioni a firma dell’ex sindaco di Marcianise ed ex vicepresidente dell’Asi Filippo Fecondo, ciò che è stato fatto non consente assolutamente, stando a quello che dichiarava il direttore di quei lavori, di insediare in quell’area un’attività produttiva.
Ma quali erano questi interventi che l’Asi avrebbe dovuto completare autonomamente utilizzando i soldi versati a titolo di onere da Villa San Michele?
Qui ci soccorre di nuovo Filippo Fecondo, il quale va ancor più indietro nel tempo, giungendo fino all’anno 2006, allorquando il Consorzio Asi appalta lavori di infrastrutturazione del comparto Capua Nord e Volturno Nord per una cifra superiore ai 20 milioni di euro.

7 milioni e mezzo furono destinate alle opere dell’area 6, quella in cui insiste la proprietà di Villa San Michele.
Quell’appalto fu vinto da una vecchia conoscenza di questo giornale e delle cronache giudiziarie, cioè dall’imprenditore di Ailano Giovanni Malinconico, che negli anni successivi sarebbe stato coinvolto inp pesanti indagini, che più il collaboratore Antonio o’ Ninno ha etichettato, davanti ai magistrati che lo interrogavano, come suo socio in affari, seppur in un rapporto che nasceva, si sviluppava e terminava lavoro per lavoro.
Le opere da eseguire, stando a ciò che scrive Fecondo, erano le seguenti:

In realtà questi lavori furono realizzati solo in minima parte, a differenza di quello che oggi l’Asi della presidente Raffaela Pignetti dichiara, incrociando lo stupore di Fecondo, il quale cita, come elemento che smentisce totalmente l’affermazione, la già menzionata relazione del direttore dei lavori.

Quei 7 milioni e mezzo si gonfiarono, come capita quasi sempre dalle nostre parti, figuriamoci poi in una dialettica tra l’Asi e Giovanni Malinconico, arrivando a più di 10 milioni per effetto del giochino di quattro perizie di variante, approvate dall’Asi, una delle quali, senza onere per il Consorzio, altre tre, al contrario, con un connotato economico esplicito, che per effetto di un dare e di un avere, di un incremento dei costi e di una compensazione, fece crescere l’importo dei lavori del 25% circa.
Al netto, nella zona di Villa San Michele, il cantiere rimase aperto fino al 2010, anno in cui l’Asi comunicò a Giovanni Maliconico che i soldi erano finiti e che dunque non poteva più adempiere alle obbligazioni stipulate.
Fino a un certo punto, visto e considerato che secondo la contabilità citata da Fecondo, al netto delle tante cose che non sono state fatte, quei lavori scarni e largamente incompleti sono costati 7 milioni e 700mila euro circa, cioè qualche centinaio di migliaio di euro in più rispetto a quanto previsto dall’asta, in un pacchetto che avrebbe dovuto portare alla costruzione di strade, di fogne già funzionanti, di un’illuminazione all’altezza, e non solo di quel poco che fu fatto, tra cui una beffarda posa a terra delle tubature senza allacciamento, nonostante il fatto che nella sua contabilità l’impresa di malinconico le avesse dichiarate come pronte all’uso.

Insomma, una storia di ordinaria ruberia casertana. Ma questa relazione di Fecondo diventa importantissima nel momento in cui dà riscontro alle tesi degli avvocati di Villa San Michele.
Siccome quella anticipazione era intimamente collegata, nell’articolo 3 della convenzione, non solo ad una proporzionalità di tipo morfologico, inerente ai metri quadrati occupati nel comparto Capua Nord, ma anche all’uso che di quel terreno si poteva fare in base alle infrastrutture messe a disposizione in efficienza dal Consorzio, diventa evidente che alla luce di quanto dichiarato dal direttore dei lavori, sostanzialmente confermato da Fecondo, Villa San Michele non debba scucire un solo centesimo dei 5 milioni e passa di euro stabiliti in una convenzione rispetto alla quale l’Asi si è dimostrata inadempiente.

Inadempiente e, venendo ad oggi, anche ordinariamente elusiva.
Perché l’Asi della presidente Raffaela Pignetti, di fronte a una richiesta di accesso agli atti precisamente formulata, ha trasmesso al ricorrente solo poche “cartuscelle” insignificanti, non trasmettendo invece documenti fondamentali, a partire dalle perizie di variante e proseguendo con altri documenti il cui elenco leggerete nella sentenza del Tar, cioè del Tribunale che oggi intima all’Asi di tirare fuori tutte le carte, ma proprio tutte.

Apriamo la strada alla seconda puntata con una riflessione, che formuliamo attraverso una domanda, cui magari potrebbe rispondere, in un civile confronto di idee, la presidente Pignetti, invece di continuare a spendere decine e decine di migliaia di euro per gli avvocati esterni che incarica di querelarci, invece di andar peregrinando improbabilmente presso qualche alto esponente dell’Arma dei Carabinieri, a me peraltro molto familiare e molto caro, perché ognuno dovrebbe conoscere la vita di quelli di cui parla.

Nei vari documenti di programmazione, cioè i Bilanci e i vari allegati, a partire dai Piani Triennali delle Opere Pubbliche, come viene considerata questa vicenda di Capua Nord?
Non è per caso che, in linea con la risposta surreale data dall’Asi, che considera quei lavori di infrastrutturazione realizzati – senza avere però il coraggio di andarsi a costituire davanti al Tar in sede di ricorso presentato da Villa San Michele – quei 5 milioni e passa vengano considerati già garantiti, un’entrata certa al punto da poter legittimamente rimpinguare il capitolo fondamentale, determinante per la vita o la morte del Consorzio Asi, cioè quello dei residui attivi?

Attendiamo lumi.

 

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